Sulla coercizione liberale

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Sulla coercizione liberale

Gli stati, sotto certe condizioni di emergenza o urgenza, possono esercitare atti di imperio e coercizione sulla propria popolazione. 
La coercizione classica, ad esempio la chiamata alle armi a difesa della patria, era esercitata ad un tempo come chiamata etica ad uno sforzo di protezione dell'intera collettività e come assunzione di responsabilità del governante, che si faceva garante della giustezza (e della buona gestione) dell'iniziativa.
Quest'assunzione di responsabilità, automaticamente implicita nell'atto di pubblica coercizione, non era priva di conseguenze: di fronte ad esiti nefasti di quell'iniziativa coatta i governanti erano chiamati a risponderne. Non a risponderne legalmente, con qualche forma di "responsabilità limitata", ma fisicamente, in prima persona. L'esito tipico delle sconfitte militari era, ed è, l'abbattimento dei vertici che hanno promosso l'azione, e spesso la loro fine ingloriosa o violenta.

Questa premessa ci permette di focalizzare su cosa c'è di indecente nella forma di "coercizione soft" connessa ad iniziative come il Green Pass.
Se i nostri governanti fossero assolutamente sicuri di quello che stanno facendo, se fosse vero che l'unica strada per affrontare la pandemia in questa fase è la vaccinazione a tappeto, se fossero davvero certi - come dicono di essere - che l'operazione è del tutto sicura sul piano delle conseguenze per la salute dei cittadini, allora non ci sarebbe nessun problema a prendere la strada dell'obbligo universale.

Questo creerebbe, come è giusto che sia, due gruppi ben definiti: quelli che si assumono la responsabilità delle decisioni e quelli che le decisioni le subiscono. Tutta la cittadinanza starebbe dalla stessa parte, sarebbe accomunata da un destino comune, ed eventualmente si potrebbe mobilitare in comune nel momento in cui qualcosa nella strada presa si mostrasse erroneo o esiziale.

Ma - nonostante tutti i proclami - questa non è affatto la situazione reale. Ed è per questo che viene adottata la forma tipica della coercizione liberale: la coercizione dissimulata, recitata come se si trattasse di libera scelta. 

E' importante vedere che si tratta di un modello classico, non di una recente escogitazione in occasione del Covid. Il modello liberale è quello che ti dice che se non vuoi lavorare per un tozzo pane sei liberissimo di crepare di fame: è una tua libera scelta e nessuno ti ha costretto. Il modello liberale è quello che spacca sistematicamente la società in brandelli perché mette tutti in competizione con tutti gli altri, insegnando a vedere nel tuo vicino un avversario. 
Così, il modello della coercizione liberale applicato all'emergenza Covid è quello che ti dice che nessuno ti obbliga a vaccinarti, è una tua libera scelta. 
Certo, se non lo fai, o se non lo fai fare ai tuoi figli, beh, vi scordate il cinema, la palestra, il ristorante, il teatro, il bar, la piscina, il treno, l'aereo, l'università e spesso anche il lavoro.

Però è una tua scelta e nessuno ti obbliga.
Poi, è vero, a parte questo, se non lo fai vieni additato anche come un traditore, un nemico della patria, un cretino, un paranoico, un egoista, un ignorante e un perdente, alimentando l'odio o il disprezzo altrui.
Però sia ben chiaro, puoi esercitare una libera scelta.
E nel caso tu voglia esercitare la tua libera scelta, prenderti il tuo appuntamento, firmare una liberatoria, mostrando il tuo consenso (dis)informato, bene così. 

Ricorda che l'hai voluto tu.
Questa procedura consente al governante di trattare con la massima serenità qualunque azzardo.
Chi se la sentirebbe di obbligare ad assumere un farmaco sperimentale un ragazzino o una donna in stato di gravidanza in mancanza di una schiacciante evidenza che le alternative sono peggiori? 
Ma con la forma di coercizione liberale il problema non si pone. L'obbligo a tutti gli effetti concreti sussiste, ma assume le vesti della scelta personale, di cui si fa carico chi sceglie.

Se - Dio non voglia - tra un paio d'anni dovessimo scoprire che l'azzardo è andato male, che sussistono conseguenze rilevanti, chi pensate che sarà possibile chiamare a rispondere? 
Tra un paio d'anni gli stessi che oggi imperversano con disposizioni normative e certezze apodittiche saranno irreperibili. 
Chi sarà a curarsi dei suoi quattro alani nella tenuta in campagna, chi si godrà una pensione dorata, chi sarà stato promosso ad altro prestigioso incarico. 

Le eventuali lamentele, gli eventuali danni saranno risolti con un'alzata di spalle da nuovi "responsabili" e con qualche mancia di indennizzo estratta dall'erario pubblico.

In ogni caso, anche se l'azzardo andasse a buon fine, o con danni collaterali non massivi, ne saremo usciti peggiori: il paese una volta di più spaccato, con un senso di impotenza diffusa e di irresponsabilità generale.

Andrea Zhok

Andrea Zhok

Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano

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