Sull'appoggio di Putin all'esercito europeo
di Giuseppe Masala*
Leggo europeisti che festeggiano perché Putin avrebbe dato il suo appoggio alla costituzione di un nuovo esercito unito europeo che rottami definitivamente la Nato e mandi oltre atlantico gli americani costringendoli ad abbandonare l'Europa.
E' ovvio che Putin è d'accordo per motivi strategici, se riesce a fare questo sarebbe una vittoria strategica enorme per lui. Tanto sa benissimo che una forza armata europea è la velleità di politici narcisisti che non sanno di che parlano. Se gli USA ci tolgono il loro ombrello militare per avere qualcosa di minimamente credibile dovremmo spendere risorse nell'ordine delle migliaia di miliardi di euro da sottrarre al nostro stato sociale, alle nostre scuole, alla nostra sanità.
Dovremmo costruirci la nostra costellazione di satelliti per teleguidare i missili nucleari sull'obiettivo (fino ad ora questa infrastruttura ci è gentilmente stata offerta gratuitamente dagli USA), una costellazione di satelliti che monitori tutta la superfice terrestre 24h su 24h di modo che nessuno possa lanciarci un attacco a sorpresa perché del deterrente nucleare non te ne fai nulla se non ti accorgi almeno 15 minuti prima che ti stanno lanciando dei missili addosso (pure questa è un infrastruttura gentilmente offerta gratuitamente dagli USA), ci servirebbero aerei stealth di 5 generazione, ce li hanno sia USA, Russia e Cina. Basti pensare che solo il programma F-35 al momento è costato 450 mld e siamo ancora in alto mare. Dovremmo costruire missili ipersonici, missili da crociera, radar, armi per la cyberwar e chi più ne ha ne metta. Putin sa benissimo che l'Europa ha un ritardo enorme in tutto e per provare a colmarlo in autonomia dovrebbe spendere cifre folli.
Questa è la situazione, se la si guarda con realismo. Macron e Merkel straparlano a vanvera. E Putin e Trump si fanno quattro risate.
Lasciamo perdere la situazione dell'Italia che dovrebbe svenarsi per consentire a tedeschi e francesi di sedersi al tavolo dei grandi. Anche qui ci sarebbe da dire.
*Post Facebook del 12 novembre 2018