Sulle leggi speciali liberiste di Salvini
di Giorgio Cremaschi
Quando scopriremo il significato di tutti i cavilli, postille, rimandi del decreto Salvini, ci accorgeremo che esso è ancora peggiore di quanto ufficialmente già appare. Il potere quando vuole essere particolarmente feroce, annida nei dettagli i suoi più violenti propositi.
In ogni caso già così questo decreto si presenta come il più grave attacco alle libertà e alla democrazia del nostro paese dal 1945 ad oggi. Certo c'è stato il precedente della legge Minniti, che ha aperto la via al decreto attuale, a perenne vergogna del PD. Ma quelle di Salvini sono autentiche leggi speciali, quelle che ogni regime autoritario deve varare per consolidarsi. In questo caso il decreto non colpisce l'opposizione politica, ma agisce sul piano sociale, imponendo un apartheid civile che colpisce sia i migranti, sia ogni forma di conflitto. In questo senso il decreto Salvini è prima di tutto estremo liberismo, con la cittadinanza ed i diritti civili assegnati in base alla ricchezza e alla collocazione nel mercato del lavoro. E come ogni misura liberista che si rispetti, il decreto è anche affari e privatizzazioni, con la svendita al mercato, magari a prestanome degli stessi proprietari espropriati, dei beni sequestrati ai mafiosi.
Il razzismo contro i migranti è l'anima del provvedimento, ma in fondo ne è anche la copertura. Esso serve a costruire consenso a tutte le altre misure di selezione e violenza sociale.
Salvini decreta un regime speciale, per gli stranieri e verso gli italiani con la pelle di una altro colore. Per essi non valgano i diritti, le garanzie costituzionali degli altri cittadini. Essi sono esseri umani di seconda serie, devono solo subire, farsi schiavi obbedienti, sottoposti ai ricatti di chi li sfrutta e a controlli burocratici e polizieschi oppressivi. Altrimenti possono essere rinchiusi nei lager, cacciati nella clandestinità o gettati nei deserti libici. Persino la cittadinanza, che in democrazia nessuna legge può mettere a disposizione del potere, che non può mai dichiarare non più tale un suo cittadino, persino la cittadinanza entra nel giro delle misure repressive e ritorsive. Ma questo trattamento è solo per i delinquenti, è per la nostra sicurezza, proclama Salvini. Perché non ci sono forse già leggi contro la delinquenza, la violenza, il terrorismo? Certo che ci sono, ma qui si tratta di stranieri, di migranti, di africani, che anche se fossero cittadini italiani non dovrebbero più essere considerati come tali. Come chiamare questa se non discriminazione razziale?
Sicurezza è la parola usata in malafede in un paese che ha perso la sicurezza del lavoro e la sicurezza della vita quando si lavora, che ha perso la sicurezza sociale e la sicurezza di un futuro dignitoso. Ma non è questo ciò che intendono i mass media come sicurezza. No, la sicurezza di cui si parla nasce dalle emergenze inventate e alimentate per coprire quelle vere. Tutti i delitti contro la persona, anche quelli più odiosi, sono in calo rilevante, eppure i leghisti ed i loro soci ci vogliono far vivere in un paese in cui sia urgente armarsi e sparare. I migranti che arrivano nel nostro paese sono sempre meno e quelli che ancora lo fanno vogliono andare altrove. Ben pochi sono attratti dall'Italia di oggi. Non c'è alcuna invasione in corso, semmai una evasione, di milioni di italiani che son tornati ad emigrare perché qui non trovano più niente da fare. Il governo si occupa forse di loro, che tra l'altro rischiano di subire in Germania, in Svezia, in tanti paesi dove sono andati a cercar lavoro, lo stesso trattamento che si vuole riservare a chi è migrato qui? No.
Ma le misure contro i migranti servono anche a creare consenso a quelle contro i poveri e contro chi lotta. È atrocemente paradossale, ma le leggi razziali servono a sostenere quelle fasciste. Tornano i principi del Codice Rocco. Un operaio che occupa la fabbrica può essere condannato fino a quattro anni di carcere, chi occupa una casa pure, se poi fa anche il blocco stradale può arrivare a sei anni di condanna. È la garanzia della proprietà privata che Salvini ha recentemente proclamato e che ora militarizza. I NOTAV in Valle Susa e i NOTAP in Puglia, ora rischiano di essere tra le prime vittime delle leggi speciali. Molti dei sostenitori di quei movimenti avevano votato per il M5S, che li ha ripagati approvando le leggi di Salvini. Altro che Rousseau, qui sono Scelba e Mussolini che ispirano il governo e i ministri cinquestelle hanno perso ogni credibilità politica e morale in tema di democrazia e diritti civili.
Infine i poveri, già oggetto della vergognosa definizione di problemi per il decoro urbano, contenuta nella legge Minniti, sono colpiti dalla ferocia del decreto. I poveri non si devono vedere, devono essere espulsi, nascosti, rinchiusi. La guerra alla povertà è prima di tutto guerra ai poveri in carne ed ossa. E anche i vigili urbani avranno migliaia di micidiali taser a disposizione per condurre questa guerra.
Le leggi speciali di Salvini sono l'austerità che si arma contro i poveri mentre li fa combattere tra loro. Esse cercano di creare consenso ad un progetto reazionario che dopo aver cancellato il diritto al lavoro, allo studio, alla salute e alla sicurezza sociale, ora cancella anche il diritto ad una cittadinanza uguale. È una regressione ottocentesca, ma è anche la conclusione mostruosa della finta modernità della società schiavizzata dal mercato.
Il decreto Salvini è una legislazione speciale e razziale contro i poveri e gli sfruttati e la nostra Costituzione resterà sotto sequestro come la nave Diciotti, fino a che esse non saranno abrogate con disonore. Fino ad allora il dovere di ogni democratico è rifiutarle, boicottarle, violarle.