Sussidi, FMI e Cina: cosa succede in Tunisia

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Sussidi, FMI e Cina: cosa succede in Tunisia

 

di Francesco Fustaneo

 

Il 2024 in Tunisia inizia con una premessa fondamentale: “lo stato tunisino non rinuncerà al suo ruolo sociale".

A ribadirlo è stato il presidente della Repubblica, Kaïs Saïed, nel corso dell'incontro espletatosi mercoledì scorso con il ministro delle Finanze, Sihem Nemsia e il ministro del Commercio Kalthoum, Ben Rejeb.

Nella mente di Saïed, sono infatti ancora bene impresse le rivolte del pane del gennaio 1984, dilagate a seguito alla revoca dei sussidi sui cereali.

"Alcune parti aspirano ancora a togliere questi sussidi e vogliono privare i bisognosi del sostegno statale. Costoro hanno nostalgia di tali rivolte, durante le quali caddero centinaia di martiri" ha affermato Saïed.

Il messaggio è chiaro: un altolà alle richieste di taglio ai sussidi pubblici sui beni (alimentari in primis) e i destinatari, oltre alle componenti interne alla politica tunisina sono anche quegli attori istituzionali esteri, a partire dal  Fondo Monetario Internazionale, che di contro né proponevano l'eliminazione, nell'ambito delle riforme a cui si voleva subordinare l'elargizione di un prestito di 1,9 miliardi di dollari, poi non più erogato (a causa del veto presidenziale) nonostante si fosse firmato un preliminare il 15 ottobre del 2022.

Le linee guida per il presidente della repubblica tunisina devono dunque essere: la “la necessità di ristabilire il ruolo sociale dello Stato, risanare la situazione delle imprese e degli stabilimenti pubblici e proteggerli da coloro che desiderano distruggerli.". Riferendosi in particolare ai casi della Compagnia tunisina di siderurgia (El Fouladh) e della Compagnia tunisina di trasformazione dei prodotti lattiero-caseari (STIL), Saïed ha sottolineato la necessità di risanare le imprese pubbliche e di ripristinare il loro giusto posto nell'economia nazionale.

Certo è che la situazione economica nel paese nordafricano rimane difficile: il tasso di inflazione  nel mese di dicembre dell'anno appena conclusosi si è attestato all'8,1% secondo una nota sull'indice dei prezzi al consumo di dicembre 2023 pubblicata recentemente dall'INS tunisino (Istituto Nazionale di Statistica). I beni alimentari sono quelli che hanno subito gli incrementi maggiori, mediamente del 12,3% su base annua: l'aumento è imputabile  principalmente a beni come il caffè in polvere (+35%), carne bovina (+26,6%),prezzo dei condimenti (+20,7%), del prezzo della verdura fresca (+14,1%) e della frutta fresca (+12,5%).

Oltre all'inflazione, un altro aspetto che impensierisce poi la leadership politica a Tunisi, è il debito estero: per Ridha Chkoundali, esperto accademico ed economico, il 2024 sarà un anno difficile: il volume del debito da rimborsare è "enorme" (24,7 miliardi di TND, compresi 12,3 miliardi di TND di debito estero).

L'esperto, come illustrato da un articolo pubblicato dall'Agenzia Tap, ha spiegato che non è ancora nota la fonte della mobilitazione di 16,4 miliardi di TND sotto forma di prestiti esteri inclusi nel bilancio statale, di cui 14,5 saranno utilizzati per consolidare il bilancio. Per Chkoundali tale situazione è “molto pericolosa” .

Permane il dubbio sulle fonti di finanziamento, visto che la legge finanziaria per il 2024 non fa menzione di un eventuale prestito del Fondo monetario internazionale (FMI) o dell'Unione Europea. Lo stesso vale per Francia, Germania e Italia.

Allo stesso modo, l'esperto ha escluso l'idea di ottenere tali finanziamenti dal gruppo BRICS.

Tutto fa pensare dunque, che la Tunisia per ottenere finanziamenti e intraprendere nuovi investimenti strutturali consulterà più interlocutori: in tal senso già il 4 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato i progetti di legge sull'accordo di paese ospitante tra la Tunisia e il Fondo per lo sviluppo del Qatar (che proprio in Tunisia è uno dei principali paesi investitori).

Nel frattempo anche i cinesi continuano a muoversi e sviluppare relazioni economiche con Tunisi: nei giorni scorsi, il ministero tunisino delle Infrastrutture e dell'Edilizia abitativa in un comunicato, ha annunciato che la società cinese,"Sichuan Road and Bridge Group" (Srbg), ha vinto la gara d'appalto per completare la sezione principale del progetto del nuovo ponte di Biserta: i lavori inizieranno nel primo trimestre del 2024. ll ponte principale dalla lunghezza di 2.070 metri, in struttura metallica e in cemento, sarà costituto da tre campate centrali, con un'altezza di 56 metri sopra il livello dell'acqua,aspetto che consentirà la navigazione di tutti i tipi di imbarcazioni.

Per ciò che riguarda quanto riguarda i collegamenti al ponte, le due sezioni saranno invece realizzate da imprese tunisine.

Il costo totale del progetto è stimato in 250 milioni di euro, finanziati dalla Banca europea di investimenti (Bei) e dalla Banca africana di sviluppo (Bad).

Francesco Fustaneo

Francesco Fustaneo

Laureato in Scienze Economiche e Finanziarie presso l'Università degli Studi di Palermo.
Giornalista pubblicista dal 2014, ha scritto su diverse testate giornalistiche e riviste tra cui l'AntiDiplomatico, Contropiano, Marx21, Quotidiano online del Giornale di Sicilia. 
Si interessa di geopolitica, politica italiana, economia e mondo sindacale

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