Taiwan, Elon Musk e quell'apparato Usa che si oppone all'Armageddon
di Giacomo Gabellini
L’auspicio espresso da Elon Musk in merito alla conversione di Taiwan in una provincia amministrativa della Repubblica Popolare Cinese «per evitare un conflitto» dagli effetti potenzialmente devastanti fa sostanzialmente il paio con il “piano di pace” formulato dallo stesso fondatore di Tesla e Space-X in riferimento al conflitto russo-ucraino (ripetizione sotto la supervisione di ispettori Onu dei referendum tenutisi negli oblast’ inglobati nella Federazione Russa, chiamata a sua volta ad abbandonare le regioni annesse in caso di esito negativo del voto; riconoscimento della Crimea come parte integrate della Russia da parte di Kiev; garanzia ucraina di regolari forniture d’acqua alla penisola; adozione di uno status di neutralità da parte dell’Ucraina), e al pari di quest’ultimo non è affatto da sottovalutare.
Non tanto per i suoi contenuti o per la sua realizzabilità, quanto perché potrebbe indicare l’esistenza di una concreta volontà di de-escalation in seno agli “apparati” statunitensi.
Non è peregrina, in altre parole, l’ipotesi che alcuni segmenti del Pentagono e/o del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e/o del Dipartimento di Stato e/o delle strutture d’intelligence collocati su posizioni critiche rispetto alla postura massimalista adottata da Washington abbiano sfruttato Musk come cassa di risonanza per amplificare i propri malumori.
Anche perché le due proposte formulate dallo scienziato di origini sudafricane sul suo profilo Twitter vanno a sovrapporsi ad alcuni articoli e servizi fortemente discordanti rispetto alla linea del governo in materia di politica estera comparsi su organi dotati di solidi agganci nello “Stato profondo” Usa quali il «New York Times», «Newsweek» e la «Cbs». A queste “fronde dissidenti” si oppongono le fazioni oltranziste e politicamente preponderanti, che sono verosimilmente “dietro” il viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan, al sabotaggio dei due gasdotti baltici che trasportavano gas russo direttamente alla Germania e alla recentissima, tremenda esplosione che ha devastato un tratto considerevole del ponte sullo Stretto di Ker?
Qualcuno punta al raggiungimento del punto di non ritorno, altri mirano alla de-escalation.
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