Taiwan, Iran e il Donbass: il cittadino medio oggi e il cane di Pavlov

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Taiwan, Iran e il Donbass: il cittadino medio oggi e il cane di Pavlov

 

Le donne che vogliono portare il velo andrebbero rispettate.

Le donne che non vogliono portare il velo, andrebbero ugualmente rispettate.

Ogni essere umano che subisce violenze o imposizioni ha tutta la mia solidarietà.

Fatta questa premessa, osservo come in queste settimane, il cittadino medio abbia fatto propri elementi di livore che dalla Russia ci hanno riportato in Medio Oriente.

Il cittadino medio che sputa veleno contro il mondo russo, è lo stesso che ha inviso il mondo iraniano, che ieri ha legittimato il m4ssacro in Iraq e, prima ancora, la mattanza in Vietnam.

Il cittadino medio è certo di appartenere a una società superiore.

Sistemi politici, economici, di tradizione, cultura e standard di pudore diversi, per lui non hanno motivo di esistere.

Secondo il cittadino medio, i popoli dovrebbero optare per la sottomissione spontanea al suo modello di società.

In assenza di sottomissione, per il cittadino medio è legittima qualsiasi forma di massacro.
 
Purché non se ne mostrino le immagini.

Il cittadino medio non coglie che la stessa guerra è giocata in diversi campi: da Taiwan, all'Iran, al Donbass.
 
Il cittadino medio risponde ai principi del condizionamento classico.

Ma il cane di Pavlov era più intelligente.

Il cittadino medio viene preparato, attraverso tali principi, alla legittimazione di una v1olenta ingerenza dell'Occidente in Iran.

Tale legittimazione utilizza la replica di presunti gesti di solidarietà, cui si associano ondate di indignazione indotta.

Il taglio della ciocca di capelli, massicciamente replicato nel web, ricorda il gesto di coprirsi la bocca con cui nel 2018, celebri influencer invitavano alla protesta contro l'attacco chimico compiuto da Assad. Salvo poi venire a sapere, con certificazione dell'Aja, che in Siria non c'era stato alcun attacco chimico.

L'indignazione indotta ha come unico scopo la legittimazione di ulteriori violenze.

Le persone realmente oppresse non necessitino di gesti di presunta solidarietà che, strumentalizzati, si connetteranno a catastrofi ben peggiori.

Sara Reginella

Sara Reginella

Psicologa a indirizzo clinico e giuridico, psicoterapeuta, regista e autrice di reportage di guerra. I suoi lavori integrano l’interesse per le dinamiche psicologiche con l’attenzione per l’attualità e uno sguardo che mai dimentica le frange socialmente più vulnerabili.

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