Tim è stata veramente "rinazionalizzata"?
di Alessandro Volpi*
Per chiarezza. I media italiani hanno descritto l'operazione di acquisto da parte di Poste del 25% di Tim nei termini del processo di "rinazionalizzazione", di riappropriazione "italiana" di una infrastruttura importante. In merito a ciò è forse utile mettere in fila alcuni passaggi. Tim ha ceduto a KKR, il grande fondo "avvoltoio", la propria rete fisse per un valore di circa 22 miliardi di euro.
Quindi Tim non ha più l'infrastruttura strategica per eccellenza perché stiamo parlando dell'intera rete delle linee telefoniche e dei cavi in fibra ottica per la trasmissione dei dati del nostro paese. L'attuale Tim ha ormai a che fare solo con la rete mobile e ha conosciuto la cessione in favore di Poste prima del 10% posseduto da Cassa Depositi e Prestiti e poi del 15% dei francesi di Vivendi.
L'intera acquisizione è costata a Poste circa 800 milioni di euro. E' evidente allora, anche sulla base dei numeri, che stiamo parlando di un'operazione ben più contenuta della cessione a KKR, destinata a segnare la fine del controllo strategico sull'infrastruttura. Parlare, con enfasi "di rinazionalizzazione" mi sembra decisamente fuorviante dopo la colossale svendita avvenuta nel 2024.
Peraltro Poste è per il 65% in mani pubbliche, ma ha una quota di capitale privato, che per oltre il 50% proviene da Stati Uniti e Inghilterra. I media italiani sono davvero formidabili nel cambiare radicalmente la verità dei fatti.
*Post Facebook del 1 aprile