TRA GENOCIDI E CRIMINI CONTRO L'UMANITA' FERMARE LE GUERRE, TUTTE LE GUERRE

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TRA GENOCIDI E CRIMINI CONTRO L'UMANITA' FERMARE LE GUERRE, TUTTE LE GUERRE

 

di Michele Blanco

Fin dal lontano 1795 Immanuel Kant scrisse l’opera intitolata Per la pace perpetua (Zum ewigen Frieden. Ein philosophischer Entwurf) nella quale proponeva e auspicava la necessità di creare organismi internazionali preposti al mantenimento della pace nel mondo e alla gestione dei conflitti tra gli Stati per evitare, per quanto possibile, che le controversie tra nazioni sfociassero, come da sempre era avvenuto e come ancora oggi continua ad avvenire, in una guerra vera e propria.

La fiducia illimitata degli illuministi nella ragione, o ragionevolezza, dell’uomo che aveva anche Kant, oggi ci sembrano assolutamente irrealistiche viste le tragedie che sarebbero avvenute, in particolare, nel XX secolo, né gli studi di Freud che hanno dimostrato la preponderanza dell’irrazionale nelle condotte umane.

Questo irraggiungibile traguardo della pace tra i popoli, sembrava essere stato raggiunto all’indomani della II guerra mondiale, allorquando i leader vincitori della Seconda guerra mondiale (Stati Uniti e Unione Sovietica in primis) decisero di dar finalmente vita a organismi e a convenzioni internazionali col fine di salvaguardare la pace e il dialogo tra le nazioni.

Lo Statuto della nascente Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) fu adottato nel 1945 e nel 1948 fu approvata dall’Assemblea Generale la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che, pur non avendo un valore vincolante, purtroppo, per gli Stati sarà spesso richiamata da diverse convenzioni internazionali per la tutela dei diritti umani fondamentali.

Segnato dall’esperienza traumatica delle persecuzioni naziste contro gli ebrei, gli zingari, gli oppositori politici e le altre minoranze, l’avvocato e giurista ebreo-polacco Raphael Lemkin utilizzò per la prima volta, nel 1944, il termine genocidio per descrivere le atrocità commesse dai nazisti.

Recependo totalmente il concetto elaborato da Lemkin, l’Assemblea Generale dell’Onu adottò il 9 dicembre 1948 la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio che impone agli Stati contraenti di esercitare una giurisdizione universale, ovvero di arrestare gli autori di genocidio presenti nel proprio territorio, di accordare l’estradizione allo Stato richiedente, di deferirli a un tribunale penale internazionale per farli processare.

Oggi di fronte a quanto l’esercito israeliano sta compiendo a Gaza dal 7 ottobre 2023 ad oggi, si potrebbe affermare che ci si trovi di fronte ad un crimine di genocidio secondo la definizione che ne dà la Convenzione, ovvero l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.

La questione è dibattuta, ma i bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile, il blocco totale degli aiuti umanitari, la minaccia di impedire all’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi) di continuare a garantire gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, al fine di provocarne la morte per fame, sono tutti atti che sembrano corrispondere in toto alla descrizione fattispecie di genocidio.

Ma anche senza la qualificazione giuridica del fatto, ciò che sta giustamente indignando milioni di persone in Occidente, ma stranamente non tutti, l'incredibile  difesa se non proprio il sostegno dei governi occidentali, USA e Gran Bretagna in testa, della politica assolutamente stragista e omicida di Netanyahu, al quale incredibilmente nessuna sanzione è stata applicata, nonostante la palese e continua violazione del diritto umanitario e dei continui crimini commessi dall'esercito israeliano.

Ai continui massacri di inermi civili va aggiunta anche la serie di attacchi che l’esercito israeliano ha effettuato contro le truppe dell’UNIFIL (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite), eventi che hanno ricevuto soltanto qualche timida protesta da parte dei leader occidentali quando, invece, tutto ciò avrebbe dovuto comportare senza alcun dubbio l’espulsione di Israele dall’ONU.

Dopo più di un anno di bombardamenti indiscriminati, con decine e decine di migliaia di morti, su una popolazione civile assolutamente inerme perché priva di qualsiasi difesa, senza un esercito regolare e di un minimo di struttura statale, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha finalmente emesso un mandato di cattura nei confronti del premier israeliano Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Gallant, ma anche nei confronti di tre leader di Hamas, dei quali due già uccisi dagli israeliani, a dimostrazione che i criteri adottati dalla Corte sono solo e assolutamente di natura giuridica e non politica.

Il capo d’imputazione contestato non è però il crimine di genocidio ma crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

Tra i crimini contro l’umanità rientrano l’omicidio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione o il trasferimento forzato della popolazione, la tortura, l’apartheid.

Per sterminio si intende in particolare il “sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire l’accesso al vitto ed alle medicine”.

E cosa ha fatto l’esercito israeliano in questi ultimi mesi se non impedire l’arrivo di cibo e medicinali a Gaza? Uccidere indiscriminatamente donne e bambini? Bombardare ospedali, scuole, moschee, e abitazioni civili?

La decisione della C.P.I. non ha fatto altro che dare un suggello formale a crimini evidentissimi che sono chiari a milioni di cittadini europei da mesi, contrariamente alle classi dirigenti nostrane i cui esponenti continuano scandalosamente a dire che Hamas e lo Stato d’Israele non sono la stessa cosa o, addirittura come ha affermato la presidente del Consiglio Meloni, che la Corte deve giudicare con criteri giuridici e non politici! Incredibile che un capo di governo di un paese democratico si esprima in questi termini.

 Evidente che i nostri governanti trasportino anche sul piano internazionale la guerra alla magistratura che, quando adotta decisioni in linea col Diritto ma contrarie ai desiderata del governo di destra, viene definita in maniera ridicola “magistratura politicizzata”.

Il governo italiano si allinea supinamente alle assurde e inumane direttive del padrone statunitense che oggi veste i panni “democratici” di Biden e che da gennaio vestirà quelli repubblicani di Trump, al quale, senza ombra di dubbio, il governo italiano si allineerà su tutta la linea, forse anche quando proporrà dazi sulle impostazioni italiane negli USA.

Mentre alcuni maggiori pensatori che l'umanità abbia avutoKant, Kelsen e Bobbio, per citarne solo qualcuno, ritennero necessaria, per garantire la pace, l’esistenza a livello sovranazionale e quindi mondiale di un’organizzazione che garantisca sia a livello nazionale che a quello internazionale, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo in quanto diritti spettanti a ogni persona umana e riesca a porre fine alle guerre. Questa organizzazione sovrastatale attraverso la cosiddetta dottrina dell’ingerenza umanitaria, ha la responsabilità di proteggere le persone in tutto il mondo anche contro lo stesso Stato nazionale di cui sono cittadini. L’ingerenza umanitaria è stata più volte chiamata in causa per legittimare operazioni di sicurezza svoltesi a partire dai primi anni Novanta, del Secolo scorso, che hanno riguardato le missioni in Somalia (1993), in Kosovo (1999) e più recentemente in Libia (2011).

L’idea alla base dell’ingerenza umanitaria è che la sovranità statuale sia sempre sottoposta al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, quindi in caso di violazione, il governo nazionale perde la propria legittimità democratica. Ma nella realtà si è trattato, nella sua concreta realizzazione, del tentativo dell’Occidente, Stati Uniti d’America e suoi alleati, di dare una forma politica alla globalizzazione confacente alla propria visione ideale liberale e liberista. Ma, ovviamente, è del tutto evidente che il carattere prevalentemente intergovernativo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha fatto sì che fino a oggi l’interventismo umanitario si sia spesso confuso con interessi nazionali, smentendo spesso nella pratica quanto affermato in via di principio. Molte volte purtroppo si è assistito a una legittimazione offerta dalle Nazioni Unite a interventi decisi solo dalle potenze occidentali, spesso è stata poco più che una sanatoria di decisioni già prese precedentemente o altrove. Si pensi all’intervento in Libia o in Kosovo, ma anche in Iraq (nel 2003).

Si è trattato in questi casi, di decisioni che hanno duramente messo in discussione la stessa legittimità e autonomia delle Nazioni Unite come unico foro competente, per il diritto internazionale, ad autorizzare l’uso della forza. Oggi ci auspichiamo che le Nazioni Unite svolgano finalmente il loro ruolo: fermare tutte le guerre.

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