Tra squallore e surrealismo: Enrico Letta e l'ultima "trincea dei diritti civili"
Che Enrico Letta non fosse un'aquila dal punto di vista politico lo si era già capito molti anni fa. L’aura di vittima sacrificale del bullismo renziano aveva fatto dimenticare i suoi limiti evidenti.
Ma il suo ritorno improvviso al vertice sembra un concentrato quasi incredibile di insipienza e arroganza. Appena nominato proclamò di voler "uscire dalla ZTL" proponendo però obiettivi e tematiche che potevano trovare un minimo di ascolto solo nel cuore della ZTL e nel mondo residuo di ceto medio riflessivo che vive di pane e Repubblica: dall'Erasmus obbligatorio per tutti al voto ai sedicenni eccetera.
La sua gestione però dell'ultima trincea dei "diritti civili" raggiunge vette incredibili di squallore. Di fronte a proposte ragionevoli di mediazione sul disegno di legge Zan che potrebbero portare a un voto quasi unanime (e che la tradizione "democristiana" a cui viene assurdamente accostato avrebbe sicuramente accolto, ma lo stesso discorso vale per la tradizione comunista) oppone un rifiuto basato su argomentazioni pretestuose e incomprensibili fuori dalla ZTL più estrema.
E’ già squallido di per sé motivare una opposizione in base a chi appoggia questo o quello (tanta marmaglia renziana invitava a votare Si al referendum costituzionale per non mandare al potere Grillo, salvo poi farci il governo assieme pochi anni dopo).
Ma qui Letta raggiunge vette di surrealismo situazionista finora inedite. Non si può parlare con Salvini perché in Europa sta dalla parte di Orban e deve prima “rinnegare” quel legame.
Ma Letta sta al governo con Salvini in Italia, non in Ungheria.
Dalla cerchia del segretario e dal cuore della lobby (Zan, Cirinnà) a cui il PD ha appaltato la gestione dei “diritti civili” traspare adesso soddisfazione per il rinvio a settembre della legge che si sta profilando: “ci faremo la campagna elettorale sopra”.
Una campagna elettorale sulle amministrative in grandi città fatta sui temi dell’”omotransfobia”: è assicurata la “connessione sentimentale” con le masse popolari che si vorrebbe ritrovare.