Trump, Biden, il virus e Michal Kalecki
di Giuseppe Masala
Come vi ho sempre scritto sull'AntiDiplomatico, la candidatura nel 2016 di Trump ha rappresentato una rottura nel capitalismo Usa. Da una parte il vecchio capitalismo quello dell'immobiliare, delle petrolifere, dell'automotive e della manifattura e dall'altra parte in nuovo capitalismo digitale delle piattaforme social, di Amazon, delle telecomunicazioni e delle cryptomonete. Il primo rappresentato da Trump e il secondo dalla Clinton. Due capitalismi assolutamente incompatibili tra loro; il primo ancorato alla terra, al luogo e al popolo dove è nato e necessitante di una nazione ricca e prospera per sopravvivere, il secondo dematerializzato, reticolare, liquido, globale e totalmente indifferente alle condizioni economico-sociali del territorio dove è nato, perchè tutto il mondo è il suo mercato.
Vinse Trump, con lo slogan non casuale e anzi piuttosto emblematico de "Make America Great Again". Immediatamente iniziò, non senza difficoltà, la guerra al globalismo per generare un "decoupling" che riportasse in Usa tanta della manifattura Usa delocalizzata in tutto il mondo specialmente in Cina.
Ora, a distanza di quattro anni, arriva un virus che impone distanziamento sociale e dematerializzazione di tante attività a partire dall'istruzione. Un virus molto funzionale per far nascere quel capitalismo 4.0 con
l'imposizione sociale di un "new normal" disgregante. Ma anche un virus provvidenziale per demolire i successi economici dell'amministrazione Trump; basti pensare che prima dei Lockdown la disoccupazione in Usa era scesa al 3% e Trump aveva la rielezione certissima. Io vi ho detto come la penso, siamo di fronte ad un virus che sa tanto di operazione psyop. E chi vuole capire cosa intendo, basta che rilegga ciò che ho scritto in questi ultimi mesi. Aggiungo solo che per fare una operazione del genere bastano poche decine di persone piazzate nei posti giusti dello scacchiere. Poi il resto vien da sé, come un piccolo sassolino lanciato dalla cima di una montagna che crea un enorme slavina: si aggiungono - inconsapevoli - al coro dell'allarme milioni di persone. Ipocondriaci, persone in buona fede che non immaginano possa essere creata a tavolino una simile operazione, ma anche tutti coloro che traggono un vantaggio - grande o piccolo - dalla situazione, dalle case farmaceutiche, ai virologi al centro dell'attenzione (e ben remunerati nelle comparsate tv), ai giornalisti sempre a caccia di notizie, all'impiegato contento dello smart working.
Ecco, quello che si deve capire è che nelle elezioni Usa non si vota la persona Trump - che può essere personalmente anche cattivo, ignorante e puzzone - o la persona Biden - che potrebbe essere anche San Francesco redivivo - ma si vota una forma di capitalismo a dispetto di un'altra. E conseguentemente una postura di politica estera conseguente tenuta dal colosso Usa.
Ecco, questa crisi del virus è il risultato della spaccatura del capitalismo Usa in queste due fazioni. E a seconda di chi vincerà avremo conseguenze diverse (e probabilmente in entrambi i casi drammatiche). Ma sappiate almeno a chi conveniva questa crisi del virus e capirete chi l'ha causata (cui prodest scelus, is fecit) per capire il livello di spregiudicatezza della fazione del nuovo capitalismo.
Qui un passaggio di Michal Kalecki tratto da "Sul capitalismo contemporaneo" (Editori Riuniti) che questo potente movimento del capitale (del paese egemome) lo aveva capito benissimo in tempi non sospetti.
Questo vi dovevo.