Trump, Musk e le "primavere americane ed europee"
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Se ritorniamo indietro nel tempo possiamo certamente affermare che la presidenza Obama fu caratterizzata - almeno in parte - per il completo ribaltamento dei rapporti politco-diplomatici tra gli Stati Uniti d'America e i paesi del Medio Oriente e del Maghreb. Tale fenomeno politico ormai passato alla storia, prese il nome di “primavere arabe”. Per un incredibile gioco arabesco della storia, il nuovo mandato di Donald Trump rischia di essere ricordato – così come quello di Obama – per la destabilizzazione di altri paesi.
Questa volta però ad essere interessati dalle operazioni di destabilizzazione saranno i più stretti alleati occidentali di Washington; segnatamente quelli europei e il Canada.
Logicamente non possiamo prevedere come andrà a finire questa azione di Trump nei confronti dei propri alleati e vassalli americani ed europei, ma ricordiamo che alle volte le cose non hanno gli effetti che coloro che ideano ed eseguono i piani più spericolati vorrebbero. La stessa azione diplomatica di Obama nei paesi arabi si è rivelata con il tempo un completo fiasco: l'Egitto dopo la prima fase rivoluzionaria sponsorizzata da Obama e gestita dai Fratelli Musulmani è ritornata al vecchio autoritarismo grazie al Maresciallo al-Sisi. La Libia dopo i bombardamenti della Nato e la campagna che portò alla fine del regime di Gheddafi è finita in preda ai signori della guerra e, in buona parte, sotto l'influenza russa. La Siria solo ora – a distanza di 14 anni dall'opera di destabilizzazione obamiana - ha visto cadere il regime di Assad, ma sembra lontanissima da quella narrazione propagandistica che secondo Obama doveva portare a nuovi rapporti tra Islam e Occidente: un presunto “nuovo inizio” caratterizzato dalla valorizzazione di principi condivisi quali quelli di «giustizia, progresso, tolleranza e dignità» per le persone.
Un libro dei sogni che mai si è verificato, con buona pace dei giornalisti e di tutti i cantori di Barack Obama.
Allo stesso modo – chissà - potrebbe finire l'azione che Trump sta intraprendendo nei confronti degli alleati occidentali, ma non di meno, il Tycoon newyorkese sembra voler desistere dall'intraprendere l'iniziativa. Probabilmente questo a causa del fatto che uno dei maggiori punti di debolezza della sua prima amministrazione fu l'assoluta ostilità delle élites dei paesi alleati che, con grande scaltrezza, hanno fatto di tutto per ostacolare e rallentare la sua azione politica soprattutto nell'agone internazionale.
La prima testa che è rotolata sul cesto posto ai piedi della ghigliottina da Donald Trump è stata quello di Justin Trudeau. Il premier canadese prima ha tentato un approccio nei confronti del nuovo inquilino della Casa Bianca, ma vista la malaparata ha annunciato poi le sue dimissioni da leader del partito liberale canadese e conseguentemente anche da Premier. Tutto questo è avvenuto, peraltro, tra i frizzi e i lazzi di scherno dello stesso “The Donald” e delle sue schiere che lo chiamavano “Governor” del (prossimo) 51° stato dell'Unione capeggiata da Washington DC.
Ma è in Europa che l'azione politica demolitoria di Donald Trump rischia di creare i più profondi sconquassi dell'ordine politico che, ormai da decenni, caratterizza la scena politica europea. La testa d'ariete dell'azione americana nel vecchio continente è quella di Elon Musk che sta demolendo la stabilità europea a colpi di tweet. E forse, un giorno, i politologi e gli storici europei si interrogheranno sulla fragilità delle istituzioni dei paesi europei che vengono fatti traballare a colpi di tweet. Un tempo erano necessarie le rivoluzioni (spesso eterodirette) per abbattere le élites; magari anche rivoluzioni giudiziarie come avvenne in Italia quando da Washington decisero di smontare la prima repubblica italiana. Ora invece bastano dei semplici tweet di un multimiliardario statunitense per creare terremoti politici.
Così è stato in Germania dove le polemiche sono diventate roventi a causa dell'appoggio – peraltro platealmente ostentato – concesso da Elon Musk a Alice Weide, leader di quell'Alternative für Deutschland definita dai mass media mainstream come un partito politico “neonazista”. Non sappiamo se questo appoggio sarà sufficiente a portare AfD al potere in Germania, ma a leggere i sondaggi - nonostante l'exploit evidente di Alice Weide – probabilmente ad arrivare alla Cancelleria sarà il candidato del CDU Friedrich Merz, comunque notoriamente un esponente politico filo americano.
Anche Vienna, l'altra capitale del mondo tedesco, è stata scossa da importanti rivolgimenti. Infatti sono falliti i tentativi di formare un nuovo governo di grande coalizione che vedeva escluso il primo partito alle ultime elezioni: la formazione di estrema destra Partito delle Libertà, guidato da Herbert Kickl. Conseguentemente, lo stesso Kickl è stato incaricato di formare il nuovo governo. Cose impensabili sino a pochi mesi fa.
Così come era impensabile in Italia che Elisabetta Belloni si dimettesse dalla carica, altamente strategica,di direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Presidente del Consiglio, che coordina e controlla i servizi segreti italiani. Eppure, nonostante questo fosse impensabile sino a pochi mesi fa si è verificato ora. Va detto che la Belloni (già candidata anche alla Presidenza della Repubblica) da sempre ha vantato grande affiatamento con le istituzioni europee e, soprattutto, con i dem americani, tanto è vero che qualche mese fa venne in Italia ad incontrarla addirittura Victoria Nuland.
Ma ora, con il cambio della guardia a Washington i padrini politici americani della Belloni non sono più in grado di sostenerla e lei si è dovuta dimettere. Chiedo scusa per la brutalità del mio ragionamento, ma solo degli ingenui possono credere che in Italia quello che, sostanzialmente, è il capo dei servizi segreti possa rimanere in carica senza l'appoggio di chi comanda alla Casa Bianca.
Ma è a Londra che si sta verificando il più feroce attacco alle élites posto in essere da oltre Atlantico. Infatti Elon Musk a rispolverato - con dei ben assestati tweet - la terribile storia delle bande di molestatori pakistani che per anni hanno imperversato in Gran Bretagna con la copertura “antirazzista” delle autorità tra cui proprio quella dell'allora giudice e ora Premier britannico Keir Starmer. Una terribile storia che, riemersa, sta distruggendo la credibilità di Premier e conseguentemente ne sta minando la credibilità. Come se non bastasse, anche la City ha iniziato a far tremare dalle fondamenta Downing Street: infatti i titoli di stato decennali della Gran Bretagna segnano un interesse stellare del 4,8%, mentre quelli trentennali uno del 5,2%. Tassi ormai superiori a quelli che spinsero l'allora Premier Liz Truss a gettare la spugna e a dimettersi e che segnalano una crescente sfiducia degli investitori internazionali nel governo britannico. Con questa situazione, è davvero difficile credere che Starmer possa resistere a lungo come Premier prima di gettare la spugna ed indire nuove elezioni. Segnaliamo solo che il nuovo partito Reform UK fondato da Niger Farage, grande alleato di Trump, sembra crescere molto nei sondaggi. Difficilmente siamo di fronte ad un caso.
Crediamo che, di fronte a questi fatti, ben difficilmente si possa negare che da oltre atlantico qualcuno soffi sul vento del cambiamento in Europa. Non sappiamo di certo quali saranno i risultati finali di questa operazione. Ma una cosa è certa, l'Europa uscirà completamente cambiata da questa amministrazione Trump.