Trump vuole colpire il petrolio iraniano: quali conseguenze per Cina e Russia?
L’amministrazione Trump ha annunciato un piano per eliminare le esportazioni di petrolio iraniano, giustificando la decisione con la necessità di contrastare il programma nucleare di Teheran. Tuttavia, secondo gli esperti, la mossa colpirà principalmente la Cina, il principale acquirente del greggio iraniano. Di fronte a questa minaccia, il ministro del Petrolio iraniano, Mohsen Paknejad, ha dichiarato che Teheran si prepara a siglare uno dei più grandi contratti petroliferi della sua storia, con la presenza del presidente Masoud Pezeshkian.
Nel 2024, l’Iran ha esportato 1,29 milioni di barili al giorno, un volume che Washington mira a ridurre drasticamente esercitando pressioni sulla Cina. Secondo Gasan Ramazanov, esperto del Gaidar Institute, l’incremento delle sanzioni statunitensi potrebbe far salire i prezzi del petrolio, mentre la Russia potrebbe approfittarne per rafforzare la propria presenza sul mercato asiatico.
D’altra parte, la strategia di Trump punta a spingere al ribasso i prezzi globali del greggio attraverso l’aumento della produzione interna e la riduzione dell’export iraniano. Nel frattempo, Paknejad, prossimo presidente della Conferenza dell’OPEC nel 2025, ha sottolineato l’importanza di depoliticizzare il mercato petrolifero per garantire la sicurezza energetica globale. Ha inoltre ribadito il sostegno dell’Iran alle decisioni dell’OPEC per mantenere la stabilità del mercato, criticando le sanzioni unilaterali che ostacolano gli investimenti nel settore.
Con l’inasprirsi delle tensioni, il rischio di un rialzo del petrolio sopra i 90 dollari al barile diventa sempre più concreto, con possibili ripercussioni sui mercati energetici internazionali.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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https://www.ng.ru/economics/2025-02-05/1_9186_petroleum.html