Trump, Zelensky e la "partita a tre" con Mosca

Kiev tenterà il tutto per tutto cercando di trasformare il piano di Trump in una sua "vittoria". Ma la Russia ha un vantaggio sul campo di battaglia

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Trump, Zelensky e la "partita a tre" con Mosca

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di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Le cose si mettono male per il governo di Kiev. L’esclusione di Mike Pompeo dall’amministrazione Trump e la probabile designazione di Mark Rubio e Mike Waltz rispettivamente a Segretario di Stato e assistente del presidente per la Sicurezza Nazionale, lasciano presagire un ritiro di Washington dallo scenario ucraino.

La soluzione politica al conflitto è “nei piani per il primo giorno”, la lista di priorità su cui Donald Trump lavorerà appena insediato, riferisce ad AP la sua portavoce Caroline Leavitt. Ha fretta di chiudere la partita ucraina, magari scendendo a compromessi con Mosca.

Le testate statunitensi avanzano alcune ipotesi sul piano che proporrà il presidente eletto. Dovrebbe prevedere il congelamento dei combattimenti sull’attuale linea del fronte, con la cessione di alcuni territori e la costituzione di una zona militare presidiata da forze di peacekeeping (per lo più inglesi, francesi, tedeschi e polacchi). Una soluzione inaccettabile per Zelensky, che però da qui a poco potrebbe essere sfrattato da Bankova.

I servizi di sicurezza esteri della Federazione Russa hanno diffuso ieri la notizia secondo la quale Washington intenderebbe sbarazzarsi di Zelensky con nuove elezioni. Si prevede il voto nel 2025, probabilmente in primavera, sia per il presidente che per il parlamento. Alcune ONG, sostenute da “fondi per la democratizzazione” e think tank americani, gestiranno il processo elettorale, selezionando i candidati e scegliendo le organizzazioni che monitoreranno.

La notizia non è confermata ma è assolutamente plausibile. La rimozione di Zelensky sarà sicuramente un punto di convergenza in eventuali futuri colloqui tra la Casa Bianca e il Cremlino. Tuttavia il presidente ucraino ha ancora qualche asso nella macchina. O almeno così crede e spera di trasformare il piano di pace di Trump nel suo piano di vittoria.

Dal gelo all’opportunismo

Tra Zelensky e Trump non corre buon’acqua. Tutto iniziò con una telefonata in cui il presidente statunitense chiedeva all’ucraino di riavviare le indagini su Hunter Biden per danneggiare la campagna elettorale del padre, un anno prima del voto. Gli costò l’impeachment.

In Ucraina, Zelensky ha perseguitato l’opposizione vicina a Trump quasi quanto quella pro-russa o comunista. Negli USA, invece, ha partecipato alla campagna elettorale dei democratici (almeno così lo accusano i repubblicani).

Così l’incontro di settembre con Trump è stato definito “gelido”. Tuttavia, secondo quanto rivela il Financial Time alcune proposte ucraine avrebbero riscosso l’attenzione del prossimo inquilino della Casa Bianca.

Il piano di vittoria è stato predisposto tenendo conto di una sua possibile vittoria di Trump, per riallineare i suoi interessi alle esigenze di assistenza di Kiev, dato che il suo entourage ha precedentemente messo in dubbio il sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti all'Ucraina.

In particolare due punti sono stati elaborati su misura per Trump: accordi commerciali e accesso alle materie prime ucraine, schieramento di truppe ucraine in Europa al posto di quelle statunitensi. Lo riferiscono al FT persone coinvolte nella stesura.

Le due proposte coincidono gli interessi commerciali e militari dei trumpiani, in particolare limitare l’accesso della Cina alle risorse ucraine e ridurre l’impegno militare degli USA in Europa, per concentrarsi su questioni più strategiche, tipo Taiwan.

Il senatore repubblicano Lindsay Graham ha ripetuto spesso che l’Ucraina dovrebbe diventare un partner commerciale degli USA e condividere, in cambio di assistenza militare, le sue risorse strategiche, prima “che finiscano nelle mani di Putin e della Cina”. L’ultima volta proprio in Italia, durante un incontro con Zelensky a Cernobbio. Secondo il FT è proprio lui ad aver suggerito questa proposta.

La questione sarebbe già sul tavolo di discussione tra governo e manager ucraini, che potrebbero offrire a Trump il “potere di screening” ovvero decidere chi potrà investire in Ucraina e chi no. E’ prevedibile, dunque, che verrà applicata la regola “chiunque tranne la Cina”.


Lo schieramento di soldati ucraini in Europa

Il piano di pace di Trump prevede di congelare il conflitto e delegare all’Europa la propria sicurezza. La proposta di schierare le truppe ucraine al posto di quelle statunitensi in Europa, una volta finita la guerra, offre una soluzione per il disimpegno promesso in campagna elettorale. Ciò consentirebbe agli USA di concentrarsi su aree più strategiche, come l’Indo Pacifico.

Dall’altro lato l’Ucraina incrementerebbe il suo ruolo strategico nei confronti della NATO e dunque le sue capacità di difesa e la sua deterrenza verso la Russia.

Sebbene la proposta contenga con tutta evidenza un vantaggio reciproco, va ponderata con i costi e i rischi che comporta la presenza dell’esercito ucraino in Europa. Integrare i militari ucraini nelle strutture di difesa europee richiederebbe un investimento in formazione, standardizzazione e logistica, per assicurarsi che i soldati ucraini operino secondo gli standard NATO. Chi ne sosterrà i costi se gli USA non saranno più disposti a fornire assistenza finanziaria?

In secondo luogo Mosca vedrebbe questa mossa come una provocazione e ciò potrebbe causare un aumento delle tensioni lungo i confini, con rischi per la sicurezza europea.

Il peso della Russia nei negoziati

Per il disgelo con Trump, Zelensky offre tutto ciò che ha: il suo popolo e la sua terra. Per quanto il presidente USA sia vendicativo, è pur sempre un uomo d’affari e guarda al vantaggio più che al risentimento. L’offerta di Kiev dà a Washington dei vantaggi per la competizione con la Cina, il suo obiettivo strategico.

Il via libera al piano di Zelensky significa, però, anche la promessa dell’adesione dell’Ucraina alla NATO ed il consenso a colpire in profondità la Russia con i missili NATO. Si tratta di due linee rosse stabilite dal Cremlino che hanno già impedito ai partner di Kiev di aumentare il livello di sostegno.

La Russia ha un vantaggio sul campo di battaglia. Lo farà pesare al tavolo dei negoziati per ottenere condizioni favorevoli di fine guerra. Il Cremlino non accetterà soluzione diverse dagli obiettivi dell’operazione militare speciale.

Se Trump vuole davvero portare Russia e Ucraina al tavolo al “primo giorno”, sarà costretto a scendere a compromessi con Mosca, non con Kiev. E uno dei presupposti per i negoziati, molto probabilmente saranno nuove elezioni in Ucraina, per individuare un leader con pieno mandato.

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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