Tucker Carlson: l'amministrazione Biden voleva far assassinare Vladimir Putin

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Tucker Carlson: l'amministrazione Biden voleva far assassinare Vladimir Putin

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

In una conversazione con il conduttore del podcast Matt Taibbi, il giornalista americano Tucker Carlson, considerato vicino alle posizioni di Donald Trump e accusato di essere filo-russo, per aver in passato intervistato Vladimir Putin, ha dichiarato ora che l'amministrazione Biden abbia cercato di uccidere Putin. Nel riportare le parole di Carlson, la TASS precisa che egli non ha fornito alcun dettaglio o argomentazione a favore della propria versione.

Tra le altre cose, Carlson ha dichiarato anche che, nell'ultimo anno dell'amministrazione Biden, di fatto il “presidente” era il Segretario di stato Anthony Blinken: le sue impronte «erano ovunque», ha detto Carlson; «negli ultimi due mesi, Blinken ha fatto di tutto per accelerare la guerra con la Russia».

Secondo il giornalista americano, Blinken avrebbe attivamente sostenuto l'idea di un conflitto militare su larga scala: l'ex Segretario di stato si è ripetutamente espresso per l'escalation delle tensioni, fino ai tentativi di eliminare Putin.

Carlson ha definito «follia» tali azioni dell'amministrazione Biden, aggiungendo che ciò avrebbe scatenato il caos, con una crisi bellica mondiale: e «chi avrebbe preso il controllo della Russia? E cosa sarebbe accaduto con le armi nucleari, in un paese così complesso che gli stranieri non possono capire?», ha detto.

Al pari della TASS, anche Moskovskij Komsomolets precisa che «Carlson non ha fornito prove concrete a sostegno di queste affermazioni», senza approfondimenti specifici.

«Tony Blinken spingeva così tanto per una vera guerra, cercando di uccidere Putin, per esempio. Cosa stava facendo l'amministrazione Biden: stavano cercando di uccidere Putin», ha detto Carlson. Commentando queste parole, l'analista Marat Baširov ha detto «E noi non avevamo dubbi».

Già in passato, il New York Times aveva parlato del ruolo di Blinken nella escalation del conflitto in Ucraina; a fine 2022, il generale Mark Milley, capo del Comitato degli SM riuniti USA, aveva raccomandato a Kiev di servirsi dei successi militari a Khar'kov e Kherson come base per negoziare con Mosca e porre fine al conflitto. Blinken, tuttavia, aveva bloccato l'iniziativa, chiedendo che i combattimenti continuassero anche dopo che l'Ucraina aveva ottenuto vantaggi tattici.

Va da sé che rappresentanti dell'amministrazione di Joe Biden hanno definito le dichiarazioni di Carlson «completamente inattendibili e provocatorie». Rasentando il ridicolo e infischiandosene della memoria di tutti i casi di cui il mondo intero è a conoscenza, gli stessi rappresentanti hanno sottolineato che gli Stati Uniti «non sono coinvolti nello sviluppo di operazioni per eliminare capi di Stato stranieri». Come no! Mai si sono viste cose simili!

Tra le altre affermazioni di Carlson, anche alcune riguardanti il sabotaggio dei gasdotti “Nord Stream”, provocato da strutture americane per indebolire la Germania. Simili azioni porteranno non solo alla destabilizzazione della UE, ma anche alla disintegrazione della NATO, dal momento che quel sabotaggio ha rappresentato «l'attacco di un alleato a un alleato», ha detto Carlson, evidentemente troppo generoso sulla cognizione del concetto di “alleato” in casa yankee.

Il minamento dei gasdotti, ha aggiunto Carlson, ha privato la RFT di un vantaggio economico chiave; la crisi, ha osservato, costringerà i paesi europei a ripensare le relazioni con gli USA, il che finirà per minare l'unità dell'alleanza: «l'economia tedesca, che avrebbe potuto essere la locomotiva della UE, è ora destinata al ristagno. Questo è l'inizio della fine della NATO».

Malignamente, PolitNavigator, riportando le dichiarazioni di Carlson, aggiunge che il suo «zelo nel denunciare i predecessori, non è rimasto senza ricompensa da parte di Trump. Sebbene lo stesso Tucker non abbia ricevuto alcun incarico nella nuova amministrazione, il suo giovane figlio ha iniziato la carriera con una posizione piuttosto dignitosa, come vice addetto stampa del vicepresidente J.D. Vance». Ma questi sono affari loro.

Pare che, al momento, non ci cia stata alcuna reazione ufficiale russa alle affermazioni di Carlson.

Un commento appare però opportuno, a proposito del quadro generale all'interno del quale sono soliti muoversi i circoli “democratici” occidentali. «C’è una rivoluzione democratica alla porta est dell’ue, sosteniamola», titola oggi quel putridume spacciato nelle edicole col nome de il foglio. Ci sarebbero «ribelli democratici» attivi in Georgia, Slovacchia e Serbia, dove «si protesta per la democrazia, i diritti, l’europa (e Kyiv)». Quei ribelli sarebbero “democratici” – e, però, solo quelli che protestano per l'europa sono “democratici” - per definizione, dal momento che chiedono «più Europa e meno Russia, il rispetto dello stato di diritto, elezioni regolari, l’aiuto dell’occidente: non vogliono finire come la Bielorussia». Là, in «Georgia, in Serbia e in Slovacchia i cittadini esausti della censura, del filoputinismo, del rosicchiamento continuo delle loro libertà»: mica come là dove governano i fascisti, dove è un quotidiano fiorire di “libertà”, di “avanzamento dei diritti”, in specie quelli emanati a piene mani “a vantaggio” di operai, lavoratori, famiglie povere e a scorno di banche, monopoli, industrie di guerra! Quei «ribelli democratici», insiste il fogliaccio, vogliono «l’attenzione e l’aiuto dell’unione europea e dell’america». Sì, proprio di questa unione europea, genuflessa agli interessi finanziari, economici e militari yankee e di questa america, che da quasi due secoli ci ha abituato a vedere come sia solita risolvere i propri problemi di espansione imperialista con le invasioni armate, sin da quelle nella stessa terra americana (Messico, Texas, ecc.) in America latina, America centrale e in giro per il mondo, in Medio oriente, Africa, Asia, assassinando finanche i propri “alleati” del giorni prima, diventati scomodi per le mire yankee. 

I piani (veri o presunti che siano) di Antony Blinken, a differenza di quanto accaduto con suoi degni predecessori, che avevano “democraticamente” assassinato, per esempio, Hussein, Gheddafi, ecc., almeno per questa volta non sono andati a buon fine. Rimane però l'impronta del metodo che il fogliaccio definisce i “i valori democratici e liberali”: l'assassinio diretto dei capi di stato e l'omicidio di massa dei popoli, strangolati sull'altare della finanza privata, delle scalate industriali, del saccheggio delle ricchezze naturali di intere regioni del pianeta.

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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