Turchia: TKP propone economia pianificata e laicità

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Turchia: TKP propone economia pianificata e laicità

Il Comitato centrale del TKP (Partito comunista di Turchia) rilascia la seguente dichiarazione, in occasione del 104o anniversario del 28 gennaio 1921, giorno in cui Mustafa Suphi, fondatore del partito, e 15 compagni furono assassinati. Nella dichiarazione, in cui si sottolinea che la Turchia non può essere governata in questo modo, come dimostra il recente disastro dell'incendio a  Kartalkaya e tragedie simili in precedenza, viene sottolineata la volontà del TKP di costruire un nuovo paese, con con riferimento a 104 anni or sono. 

Due anni fa, subito dopo il terremoto del 6 febbraio nel quale decine di migliaia di nostri cittadini persero la vita, abbiamo detto: "Facciamo del nostro meglio e liberiamoci di questo sistema sociale il prima possibile." Gli edifici avrebbero potuto non crollare nel terremoto; le operazioni di ricerca, salvataggio e aiuto avrebbero potuto essere svolte molto meglio in seguito. La perdita di vite umane avrebbe potuto essere ridotta al minimo.

Purtroppo siamo stati schiavizzati dal denaro e dall'irrazionalità; così le città sono state distrutte e l'umanità è stata lasciata sotto le macerie.

Il nostro paese e la nostra gente non meritavano questo.

Poi abbiamo sperimentato le inondazioni, provocate dal saccheggio delle risorse e dalla mancanza di pianificazione. Non abbiamo protetto le nostre foreste dagli incendi e dall'avidità delle imprese edili.

Gli ospedali privati hanno ucciso i nostri neonati. E la "libera impresa" mette il veleno e prodotti fraudolenti sulla nostra tavola come alimento.

La fame, la povertà e la disoccupazione sono diventate le principali preoccupazioni della maggioranza dei nostri cittadini, lavoratori, impiegati, pensionati.

Poi abbiamo sperimentato il fuoco, il 21 gennaio a Kartalkaya. Per una catena di negligenza causata dall'avidità del profitto e dalle autorità borghesi, l'hotel è stato travolto dalle fiamme, e c'è stato un ritardo nel rispondere all'incendio a causa della mancanza di razionalità e pianificazione. Le persone hanno dovuto scegliere tra morire bruciando o lasciandosi cadere dall’alto."

Ora stanno cercando qualcuno da incolpare, chiedendo e discutendo: "Chi ha l'autorità, chi ha dato il permesso per questo hotel?" 

Ma noi diciamo ancora: "Dobbiamo liberarci di questo sistema sociale il prima possibile."

Questa è una chiamata al dovere.

Se il nostro partito organizza proteste di protesta, se bussa alla porta del Ministero della cultura e del turismo dopo l'incendio di Kartalkaya, se organizza incontri in tutta la Turchia, se fa mosse per organizzare più persone, è solo per uno scopo: CREARE UN PAESE IN CUI VALGA LA PENA VIVERE.

Quando il Partito Comunista di Turchia fu fondato, il 10 settembre 1920, la lotta per un PAESE INDIPENDENTE era la nostra priorità. Anche prima di questa data, i comunisti avevano intrapreso compiti difficili nella lotta contro l'occupazione in molte città, specialmente a Istanbul. Avevano fatto irruzione nelle stazioni di polizia britanniche, fornito armi e munizioni per la guerra d'indipendenza e organizzato scioperi.

I primi leader del nostro partito, Mustafa Suphi e 15 dei nostri compagni, furono uccisi in modo codardo il 28 gennaio 1921, mentre lottavano. 
Se dopo 104 anni proclamiamo "Siamo così orgogliosi i membri del Partito comunista di Turchia" nonostante i nostri errori e mancanze, lo dobbiamo ai molti comunisti che hanno dedicato la loro vita al popolo.

Cittadini,
Questa non è la Turchia, non dovrebbe essere. "Obiettiamo" a questo quadro. Urlare è disperazione; non siamo disperati, non stiamo urlando, stiamo chiamando All’azione.
La Turchia non può essere governata così. La magistratura, la finanza, l'agricoltura, la politica estera, l'istruzione, la salute. La Turchia è alla deriva.

Diversamente da alcuni oppositori, il TKP non vede nel solo governo, nel partito di governo AKP la fonte del problema. L'AKP ed Erdo?an sono responsabili, ma ci sono ragioni per cui questo partito è riuscito a rimanere al potere per più di 20 anni nonostante tutto il malcontento e la protesta. Durante il governo dell'AKP in Turchia, le grandi aziende hanno fatto enormi profitti e il paese è stato vittima di uno sfruttamento, di un saccheggio illimitati, sfrenati. 

Il governo è colpevole di gestire questo processo e di lanciare gravi attacchi contro la laicità e i valori repubblicani per gestire questo processo. 

Ma la domanda rimane: può la Turchia uscire dai guai senza regolare i conti con il sistema della proprietà e dell'ordine confessionale? Chi risponde "sì" a questa domanda mente.
Questo paese non dovrebbe  andare alla deriva. Deve essere governato.

La Turchia deve essere governata da un’economia basata sulla proprietà pubblica. Infatti, l'economia di mercato serve interessi privati, facendo accumulare enormi ricchezze a una piccola minoranza mentre la stragrande maggioranza della popolazione si ritrova sfruttata e impoverita.

La Turchia deve essere governata con un'economia pianificata. Perché pianificazione significa impiego equo e produttivo delle risorse, alla luce dei bisogni, della società e dei dati scientifici.

In Turchia, occorre affermare la laicità nella politica e nella sfera pubblica. La libertà di credo e di culto è un diritto umano fondamentale e non può essere toccata. Ma la laicità significa che la fede religiosa non deve interferire nella sfera statale e politica. Non esiste altra definizione di laicità. Questo paese ha un background illuminista così forte che non consentirà la sciocchezza di imparare cosa è il secolarismo dai seguaci degli ordini religiosi.

La Turchia deve essere indipendente. La Turchia deve ritirarsi dalla NATO e le basi straniere nel paese devono essere chiuse. La Turchia deve proteggere i propri territori, non permettere alcuna discussione sui suoi confini attuali e sbarazzarsi di governanti irresponsabili che bramano mettere le mani sui territori di altri paesi e fanno discorsi da conquistatori.

La Turchia deve essere democratica. La popolazione deve partecipare ai processi di governo e decisionali. La politica deve cessare di essere una professione e un privilegio. Il Parlamento deve essere una piattaforma popolare in cui sono rappresentati i nostri cittadini produttori, creatori e lavoratori, e nessun potere deve essere superiore a loro.
Queste sono le caratteristiche fondamentali della Turchia socialista per la quale i comunisti si impegnano. La raggiungeremo attraverso gli sforzi della classe operaia, del popolo lavoratore, dei contadini poveri e dei patrioti della classe operaia e degli intellettuali socialisti.

Non in un futuro sconosciuto. Ma il più presto possibile.

Il TKP invita i nostri cittadini a fidarsi di se stessi e del proprio paese.

Questa non è la Turchia. Non dovrebbe esserlo.

Una manciata di sfruttatori, di trafficanti di denaro, di sceicchi di ordini religiosi e di mediatori politici non può rappresentare la Turchia. La maggioranza coscienziosa, onesta e lavoratrice di questo paese deve alzarsi in piedi e dire: "Voglio il mio paese."

Alcuni dicono che il TKP approfitta delle disgrazie, come terremoti, incendi e inondazioni. No! Il TKP, semplicemente, non vuole la morte della nostra gente.

Alcuni dicono che il TKP approfitta della fame e della povertà. No! Il TKP vuole che la fame e la povertà siano eliminate.

Ci sono stati anche comunisti nella fondazione di questo paese. E dopo la grande lotta per l’indipendenza e la Repubblica, il quadro attuale non è certo appropriato per noi e per il nostro paese. 

Alcuni si dicono sorpresi, altri adirati per il fatto che la bandiera turca viene issata durante le proteste del TKP. Ribadiamo ancora una volta: quella bandiera è un'espressione del nostro rispetto per la lotta di un secolo fa, del patriottismo della nostra classe operaia, della nostra fiducia in questo paese, nel nostro popolo e nel futuro. Non abbasseremo mai quella bandiera.

Abbiamo anche letto commenti del tipo: “il TKP ha dato la risposta giusta, anche se i clienti dell'hotel in fiamme erano prevalentemente persone benestanti." Ci sentiamo così tristi. Qualcuno pensa davvero che non saremmo stati colpiti dalla tragedia vissuta dai nostri concittadini che erano in vacanza con le loro famiglie a causa del fatto che stiamo lottando per eliminare l'ineguaglianza e l'ingiustizia e perché siamo furiosi con la classe capitalista? La lotta non ci rende insensibili, al contrario siamo più influenzati da ciò che sperimentiamo.

Nell’incendio sono morti i lavoratori dell’albero come i clienti, alcuni dei quali si erano indebitati e avevano portato i figli in vacanza. Essere un partito della classe operaia non fa sì che distribuiamp il nostro dolore in modo ineguale. C’è un fiore nei nostri cuori per ognuno dei nostri cittadini defunti.

Lavoreremo più duramente affinché il nostro popolo non muoia più in questo modo. 

Ora, con forza ancora maggiore, invitiamo i lavoratori ad aderire al Partito comunista di Turchia e a unirsi con i loro compagni nel nostro Partito. Voi producete, lavorate giorno e notte, e in cambio rimanete poveri. No, noi produrremo e governeremo.

Facciamo appello anche agli scienziati, agli artisti e agli intellettuali patriottici della classe lavoratrice del nostro paese affinché si preparino a una Turchia vivibile e ad usare la propria creatività per un paese in cui regnino uguaglianza, fraternità, libertà e abbondanza, invece di un paese alla deriva e mal governato. Rimetteremo in piedi il nostro paese con l'intesa collettiva. Questa è la nostra rivendicazione e la nostra volontà.

Se non possono governare il paese, noi siamo il popolo, possiamo governarlo!

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