Ucraina e missili a lungo raggio: tra escalation e implicazioni geopolitiche
Gli Stati Uniti hanno autorizzato l’uso di missili a lungo raggio di fabbricazione occidentale per attacchi sul territorio russo. Questa decisione, riportata da fonti occidentali, sta alimentando le tensioni tra NATO e Mosca, con il Cremlino che la considera una pericolosa escalation del conflitto in Ucraina. Secondo CNN, gli ATACMS forniti a Kiev, pur essendo tecnologicamente avanzati, sono limitati nel numero e nel costo elevato rispetto ai droni già utilizzati dagli ucraini per operazioni interne alla Russia.
Tuttavia, il loro impiego non cambierà rapidamente le sorti del conflitto sul campo. Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l’eventuale uso di armi occidentali per attacchi sul territorio russo "un segnale di coinvolgimento diretto della NATO nella guerra". A settembre aveva avvertito che tali azioni equivarrebbero a una dichiarazione implicita di guerra da parte dell’Alleanza Atlantica.
Questa mossa potrebbe essere interpretata anche come una manovra politica dell’amministrazione Biden. Secondo alcuni analisti, il presidente uscente cerca di alzare la posta prima della fine del suo mandato, mettendo il successore, Donald Trump, in una posizione difficile. L’idea sarebbe quella di legare le mani al nuovo presidente, costringendolo a gestire una situazione ulteriormente deteriorata. Nel frattempo, esperti militari osservano che le forze russe hanno già intercettato alcuni missili ATACMS vicino alla Crimea, mostrando la capacità di contrastare queste armi.
Tuttavia, la loro individuazione rimane una sfida strategica, date le loro modalità di lancio tramite sistemi HIMARS. In questo contesto, l’escalation sembra inevitabile, con conseguenze potenzialmente esplosive per la sicurezza globale.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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https://edition.cnn.com/2024/11/17/europe/analysis-biden-atacms-ukraine-intl-latam/index.html