Un focolaio da estinguere - risposta ai Carc

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Un focolaio da estinguere - risposta ai Carc

 

Con un bizzaro comunicato dal titolo "Alla scuola del 5 ottobre. Verso la manifestazione nazionale per la Palestina del 30 novembre e oltre", il partito dei Carc ha scelto toni lesivi e totalmente fuorvianti nei confronti de l'AntiDiplomatico a proposito della manifestazione a sostegno della Palestina organizzata a Roma il 5 ottobre.  

Nessuno più della testata giornalistica l'AntiDiplomatico e' impegnata in prima fila nella denuncia del genocidio israeliano in atto e nel dare forza a tutte le forze che si impegnano realmente e concretamente nel farlo.

La nostra collaborazione con Edizioni Q e la raccolta fondi con Gazzella onlus contribuisce da mesi a fornire un aiuto alimentare concreto alla popolazione allo stremo. 


Non accettiamo di essere strumentalizzati nel più basso gioco politico e non permettiamo a nessuno di ledere l'onorabilità del nostro lavoro.

Sulla manifestazione del 5 ottobre, nello specifico, abbiamo avuto il privilegio di pubblicare per primi il comunicato ufficiale di lancio dei Giovani Palestinesi, il commento di una della massime esperte in Italia, Patrizia Cecconi, e il resoconto video e di cronaca di due consuete firme del nostro giornale presenti nella manifestazione: Michelangelo Severgnini (che aveva scritto anche il giorno prima questo) e Agata Iacono. Posizioni a volte anche in conflitto su alcuni punti, che non rappresentano necessariamente la "visione de l'AntiDiplomatico" di per sè, ma per noi estremamente importanti e autorevoli.




Di seguito rilanciamo la risposta di Michelangelo Severgnini, una nostra firma importante e stimata, al violento e altamente lesivo comunicato che lo chiamava in causa senza citarlo.  

Alessandro Bianchi

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Un focolaio da estinguere - risposta ai Carc.

Mi avessero tirato in mezzo sulla questione del petrolio libico saccheggiato dalle mafie al servizio della Nato (40% ogni anno).
Mi avessero tirato in mezzo sui migranti bloccati in Libia, raggirati da quelle stesse mafie, che adesso implorano di essere liberati e riportati a casa.
Mi avessero tirato in mezzo su come le Ong diano segnale di sé ai migranti tramite i social spingendoli a rischiare la vita in mare una volta in più, come ampiamente raccontato dagli stessi.
Mi avessero tirato in mezzo sulla sistematica rimozione in Italia circa il finanziamento militare alla giunta di Tripoli in Libia in funzione coloniale, rimozione operata prima all’interno della sinistra pseudo-radicale (centri sociali, associazioni anti-razziste, Ong) e poi da tutti gli altri.
Mi avessero tirato in mezzo sui finanziamenti dei filantropi americani a una grossa fetta di quella che viene comunemente percepita come sinistra sedicente “rivoluzionaria”.
Mi avessero tirato in mezzo sugli ultimi miei scritti su Ocalan, Palestina, Sahra Wagenknecht.
Mi avessero tirato in mezzo sulla censura che patisco h24 dalla sinistra arcobalenata e da chi le si accompagna.
Mi avessero tirato in mezzo sugli attacchi verbali che ricevo (uno giusto qualche giorno fa sui miei social), sulle minacce che ricevo, sugli inviti che non ricevo, sui troppi eventi cui vengo invitato dapprima pubblicizzati e poi misteriosamente cancellati.
Mi avessero tirato in mezzo tutt’al più sul mio ultimo documentario “Il crollo”, silenziato dai più come al solito, così se ne parla almeno.
Mi avessero tirato in mezzo su tutto ciò che emerge dal reale insomma.

No. 

Il partito dei Carc è riuscito a citarmi senza citarmi, tirando in mezzo piuttosto l’AntiDiplomatico che mi pubblica (ormai sono gli unici rimasti a pubblicarmi, dunque che sia questo l’obiettivo: spingere l’AntiDiplomatico a sua volta a tagliarmi fuori?).

E per cosa infine il partito dei Carc mi tira i mezzo? Per che cosa?

Per una discussione sulla presenza o meno di infiltrati in piazza alla manifestazione del 5 ottobre scorso a Roma.

Presenza che gli stessi Carc confermano, per altro, in privato, e come non potrebbe essere così!

Solo che non sono stati decisivi. Dicono. Ma poi, sempre in privato, non aggiungono altro. E tantomeno nell’articolo.

Può essere che sia come dicono loro.

Ma se avevano qualcosa da dire sul montaggio che di quella giornata ho fatto, intitolato “Pirati, idranti e i palloncini del 5 ottobre”, caricato sul canale YouTube dell’AntiDiplomatico, sarebbero dovuti partire dal rispondere alle domande ivi contenute.

Nelle immagini si vedono tizi incappucciati con bandiere palestinesi in vigile e rispettosa attesa agli angoli della piazza mentre gli scontri sono in corso. Qualcuno mi sa dire chi fossero? Erano dei nostri quelli? O quelli no?

Nessuna risposta.

Nel video-montaggio si pone un’altra domanda: chi ha scelto come via d’uscita dalla piazza (dove far proseguire il corteo non autorizzato) l’unica uscita dalla piazza dove stazionavano gli idranti, dando così a questi la possibilità di reagire frontalmente e dispiegare tutti i loro getti contro i manifestanti e fare così un ingresso trionfale in piazza a favore di videocamere di regime nel fuggi fuggi generale?

Nessuna risposta.

La discussione, se discussione ci dev’essere, riparta dalla risposta a queste domande. 

Invece l’articolo dei Carc aggira le domande, cita senza citare, sventaglia al buio sul solito Severgnini e accampa un “noi la pensiamo diversamente”, parlando di focolaio in seno all’AntiDiplomatico (da estinguere, suppongo).

Questo non è discutere. E mi dispiace. Perché sto aspettando invano da troppo tempo di discutere di troppe cose. 

Qui invece mi viene proposta una tenzone sulla presenza o meno di infiltrati in piazza.

E io declino. La lascio tutta a voi. Se proprio mi dovete tirare in mezzo, fatelo su questioni serie.

(In ogni caso, se proprio questo argomento vi appassiona, cari amici dei Carc, l’onere della prova sta a voi… Rispondete pubblicamente alle due domande di cui sopra, citate per nome e cognome le persone di cui state parlando e vediamo se mi torna la voglia di discutere).

Sempre che il vostro obiettivo sia discutere e non estinguere focolai.

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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