“Un gigante”, “un fuoriclasse”. Fenomenologia della costruzione mediatica del personaggio Draghi
Mario Draghi è “un gigante”, “un fuoriclasse”, “il migliore degli uomini di stato”, “l’uomo che ha salvato l’eurozona”, “la soluzione migliore per il paese”.
A settimane dalla nomina di Presidente del Consiglio, un dato emerge con forza e merita una riflessione: l’enfasi data dalla stampa nazionale e internazionale alla sua persona.
A fronte di uno stile comunicativo laconico rispetto a quello del suo predecessore, enfatizzandone la figura, i media si sono dati un gran da fare nel convincere la collettività ad accettare la guida di un Governo tecnico-politico, con la stessa solerzia con cui uno spot tenta di persuadere della bontà di un qualsiasi prodotto pubblicitario.
Se la stampa internazionale si è concentrata su titoli altisonanti, quella nazionale ha accompagnato le presentazioni più roboanti con la classica propaganda costruita sulla retorica del quotidiano, attraverso la quale si tenta creare l’illusione di una presunta vicinanza tra alcuni leader politici e i propri “sudditi”.
Per cui, dopo settimane dagli “scoop”, molti di noi ricordano ancora che Mario Draghi fa colazione con cappuccino e cornetto integrale, che al supermercato con la moglie compra croccantini per il cane, che la sua bestiola Buvech da giorni non scorrazza più ai Parioli, forse trasferita nella residenza di Città della Pieve, località in cui l’ex presidente della BCE amava cenare in taverna, quando non si recava alla santa messa o non era impegnato nel gioco del golf.
Silvio Berlusconi fu tra i primi politici italiani a promuoversi mostrando la sua dimensione privata, ostentando attraverso i mezzi di comunicazione uno stile di vita di successo, ammirato da molti perché sentito come un modello desiderabile.
Nel caso del neo Presidente del Consiglio, i media hanno svolto un lavoro analogo, pur garantendo alla sua immagine una maggiore aurea di sobrietà, connessa al suo stile epigrafico.
Dunque, del Presidente Draghi è stata mediaticamente creata un’immagine con una determinata personalità: quella di una guida vincente.
Questa operazione è stata finalizzata a suscitare nella nazione ormai in ginocchio, una fedeltà irrazionale verso un nuovo capo, cui è stato associato il contrassegno di “numero uno”.
Si è lavorato affinché il solo nome diventasse in grado di evocare automaticamente un’idea salvifica, così che le persone se ne potessero innamorare, rimanendo vincolate, assoggettate ed emotivamente connesse alla personificazione vittoriosa di un nuovo eroe, frutto di una propaganda costante, assillante e martellante che anestetizza il pensiero e stimola le emozioni.
Dunque tutti unanimi nel considerare il neo presidente un fuoriclasse, il numero uno.
Il numero uno delle privatizzazioni delle aziende dello Stato italiano.
Il numero del collasso della Grecia, oppressa da troika e austerity.
Il numero uno di un’ideologia, quella di mercato, che non sostiene, ma indebita e uccide.
Pur sempre un numero uno.