Unifil, Israele e i "pompieri" sui giornali italiani
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di Paolo Desogus
Sono già all'opera i pompieri: "Non è nulla, la questione non sono Unifil e gli attacchi israeliani ". Il mitico Fubini, stamani, con la solita simpatia che lo contraddistingue, con un'alzata di spalle ha detto che l'attacco di Israele alle basi Onu è un "dettaglio". Il problema è altrove "è Hezbollah, cioè l'Iran, cioè gli stati canaglia, cioè la trimurti putiniani-sovranisti-antisemiti, cioè Satana, cioè il male metafisico che tiene in ostaggio l'universo e così via".
È curioso come in queste circostanze i più fanatici siano sempre i (presunti) liberali. Lo è almeno fino a quando non ci ricordiamo che certe posizioni nascono da una solida rete di relazioni, scambi di favori, salotti, fondazioni e molto altro. L'egemonia si costruisce sempre a partire da centri di irradiazione che creano opinione e distribuiscono o revocano la cittadinanza a idee e interpretazioni sui fatti quotidiani.
Quello che mi stupisce di Fubini è però l'acrimonia. La capacità di restare freddo e indifferente di fronte a una tragedia che rischia di travolgere lo stesso stato di Israele. Stamani, quando Carmen Lasorella (giornalista di eccezionale valore) con eleganza e fermezza precisava che no, non erano "dettagli" e che Israele sta seminando morte e distruzione ovunque, le telecamere indugiavano su Fubini che come la maschera dell'implacabile questurino di provincia dispensava smorfie di risoluta e ottusa indifferenza. 42mila morti a Gaza? "Dettagli".