Uno schiaffo in faccia al potere

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Uno schiaffo in faccia al potere

di Davide Rossi

Uno schiaffo in faccia al potere.

Ecco, sfrondato di tutte le ipocrisie del politicamente corretto e del buonismo a senso unico, come possiamo definire quello che è accaduto l’altro ieri a Macron. Il presidente francese si trovava in visita nel dipartimento della Drome, nel sud-est del Paese, nell’ambito del suo cosiddetto “Tour dei territori” in vista della non lontana campagna elettorale.

Nelle immagini video dell’episodio, si vede Macron che si avvicina alle transenne che lo separano dalla folla sperando di ricevere applausi, ed invece lo attende un contestatore politico che al grido di “A bas la Macronie!” lo afferra per un braccio e gli stampa uno schiaffo in pieno volto.

L’uomo viene subito arrestato ed ora pagherà il prezzo del suo gesto.

Naturalmente adesso è tutto un florilegio di condanne, esecrazione della violenza, allarmi contro il pericolo incombente.

Niente di tutto questo, lo schiaffo a Macron è un gesto politico coraggioso e liberatorio.

Provoco scandalo a dire questo? Bene, è ora che si esca dal torpore stantio del buonismo e si inizi a parlare con nettezza. Non si è trattato di un attentato, non si sono usate armi e non si è davvero fatto male a nessuno (come ha poi precisato lo stesso Macron, dicendo che non gli ha fatto male).

Si è trattato piuttosto di una simbolica forma di reazione popolare verso l’uomo che incarna tutte le elite. Il banchiere dei Rothschild che si è fatto sovrano di Francia con tutto il sostegno possibile (e non immaginabile) dell’establishment e della stampa mainstream. E’ stato un gesto sano e liberatorio verso tutta la ipocrisia, la retorica e le bugie di cui ci ammorba quotidianamente il potere costituito.

Quale altre possibilità di protesta ha un normale cittadino che ha dovuto subire l’impoverimento e la privazione delle libertà personali, unilateralmente e discrezionalmente stabilite da Macron in Francia? Giustamente ci lamentiamo delle misure restrittive italiane, ma i cugini francesi sono stati sotto coprifuoco dalle 18 per tutto l’inverno. Ed anche ora, che è ormai estate, il coprifuoco è alle 21, come può constatare chiunque in questi giorni segua il prestigioso torneo di tennis del Roland Garros a Parigi. Le partite serali si disputano senza pubblico proprio per questo motivo. 

Io non so quali siano le motivazioni che hanno spinto lo schiaffeggiatore ma, in ogni caso, quali strumenti ha un francese (o un italiano) per protestare? Le manifestazioni sono sostanzialmente proibite per gli assembramenti, il voto ogni cinque anni (ammesso che serva ancora a qualcosa) è troppo poco quando ti privano delle più elementari libertà politiche come è avvenuto in quest’ultimo anno e mezzo. I poteri si sono mostrati autoritari, liberticidi e polizieschi e allora che si aspettino almeno un innocuo schiaffo in faccia dal popolo vessato. Nel codice cavalleresco, quando si vuole sfidare qualcuno a duello, gli si getta il guanto a simboleggiare un colpo, uno schiaffo. Ricevuto il guanto, simbolo della sfida in quanto rappresentava la più importante protezione per la mano che brandiva l’arma, si dovevano presentare giustificazioni validissime per tirarsi indietro. Pena l’accusa più disonorevole, l’infamia. Anticamente, uno schiaffo dato fisicamente oppure pronunciato solo a parole (consideratevi schiaffeggiato), significava appunto una sfida a duello. 

Ecco, Macron e tutti i potenti del mondo sappiano che c’è ancora qualcuno che, a mani nude e consapevole dei guai che dovrà passare in conseguenza del suo gesto, li sfida e li affronta a viso aperto. Da uomo a uomo, si sarebbe detto una volta prima che “la fluidità di genere”, politically correct, ci travolgesse tutti.

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