Vaccinare i bambini? La verità universale e il buon senso

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Vaccinare i bambini? La verità universale e il buon senso

Pare che la verità sia oramai saldamente detenuta dagli intellettuali progressisti, insieme a tutta la scienza e ai valori veri. Gli altri sono gente che 2+2= 5, terrapiattisti, gente che non è mai entrata in biblioteca, gente che scrive in maniera sgrammatica. Questi illuminati, che mantengono per diritto di nascita e divino un accesso privilegiato alla verità e lo trasmettono con i geni, spingono perché anche bambini e adolescenti vengano vaccinati. Lo fanno con argomenti curiosi, appellandosi appunto alla ragione universale, alla competenza e, ovviamente, alla verità, alla realtà.
 
E ovviamente, per chiunque capisca qualcosa di biologia è ovvio che non ci sono su questo terreno certezze, né vi possono essere. L'incertezza non deriva infatti solo dai limiti della nostra conoscenza (per ragioni epistemologiche), ma dalla struttura ontologica del campo in oggetto, cioè dal peso delle peculiarità individuali, sicché, per esempio, il covid in alcuni ha effetti letali e in altri provoca un mero raffreddore o non viene neanche avvertito. La variabilità individuale gioca ovviamente anche un ruolo nella reazione ai vaccini, come in ogni farmaco. A qualcuno la tachipirina spappola il fegato, ma generalmente non lo fa. Occorre allora prudenza, principio di precauzione, valutazione di rischio. Meno spocchia, soprattutto meno spocchia. Più discussione razionale, prudente, senza anatemi, senza che appena si avanza un dubbio scatti "sei no-vax".
 
Vorrei allora invitare questi intellettuali almeno a sprovincializzarsi un poco, dato che sono anche globalisti, europeisti e cittadini del mondo e non, come noi, gretti paesani che leggono solo Zagor e Tex (collezione completa, confermo). Mi limito a due citazioni che debbo a Giovanni Pellegrini, poi chi vuole faccia una ricerca sul problema, e sarebbe utile capire come altri paesi europei lo stanno affrontando:
 
"Per i bambini e gli adolescenti, l’immunità di gregge non dovrebbe essere il criterio per la vaccinazione. Non possono essere costretti a proteggere gli adulti da una malattia che fortunatamente li colpisce solo in modo lieve nella maggior parte dei casi."
(Jörg Dötsch, presidente DGKJ, la Società tedesca di Pediatria e Medicina dell’adolescenza)
 
Robert Dingwall, membro del Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione e professore emerito e direttore fondatore dell’Istituto di Scienza e Società, Università di Nottingham:
 
"Il rischio/beneficio per gli adolescenti deve essere fermamente stabilito. Il programma britannico è già stato modificato perché il rischio/beneficio dell'AZ non era chiaro per i 20 e 30enni.
 
Gli adolescenti sono intrinsecamente a basso rischio di Covid. I vaccini devono essere eccezionalmente sicuri per superare i rischi.
 
Dato il basso rischio di Covid per la maggior parte degli adolescenti, non è immorale pensare che possano essere meglio protetti dall'immunità naturale generata dall'infezione piuttosto che chiedere loro di correre il possibile rischio di un vaccino".
 
Io non pretendo che questo sia vero, che sia oro colato. Possono essere valutazioni errate. Solo, un poco meno spocchia non farebbe male. Renderebbe possibile una discussione laica, di merito, non ideologica: forse ci eviterebbe di fare scelte sbagliate che potremmo pagare amaramente nei prossimi decenni.
 
Stanno scattando troppi meccanismi di controllo totale, esclusione. Ogni giorno di più ho paura della cultura progressista: ha dentro qualcosa di così totalitario come mai si era manifestato nella storia. Non porterà niente di buono

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell’esperienza (biennio magistrale). Ha scritto molti saggi in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, apparsi in numerose riviste e libri collettanei. Ha pubblicato 20 volumi, editato e co-editato molte traduzioni e volumi collettivi. Il suo ultimo lavoro è Psicologia fenomenologica (Els, Brescia 2018).

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