Venezuela, Maduro denuncia: "Dalla Colombia, un attacco bioterrorista"

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Venezuela, Maduro denuncia: "Dalla Colombia, un attacco bioterrorista"



di Geraldina Colotti

È stata una denuncia forte quella del presidente venezuelano Nicolas Maduro nei suoi due anni del nuovo mandato, compiuti il 20 di maggio. Citando fonti interne all’intelligence colombiana, Maduro ha detto di avere le prove che il governo di Ivan Duque stia cercando di infettare volutamente il Venezuela attraverso i migranti che stanno ritornando nel paese.

Migranti che, nonostante i fiumi di denaro che i governi vassalli di Trump hanno ricevuto per la cosiddetta “emergenza umanitaria”, erano da giorni in attesa di poter rientrare, a spese del governo bolivariano, com’è accaduto finora, e senza ricevere alcun supporto. Tutt’a un tratto, però, sono comparsi autobus attrezzati e persino un sacchetto di cibo per il viaggio per trasportare queste persone alla frontiera della Colombia con gli Stati Apure, Tachira, Zulia.

All’arrivo, benché non avessero avuto alcun contatto prima con persone infette, questi cittadini sono risultati in gran numero positivi al coronavirus. Nelle ultime ventiquattro ore, sono stati registrati 67 nuovi infettati da coronavirus, 66 dei quali provenienti dalla Colombia e uno dal Brasile, paese che si sta configurando come uno dei focolai del Covid-19.

Il sospetto – ha detto Maduro – è che i migranti siano stati contagiati sugli autobus di proposito. Quindi, ha lanciato un allarme a tutto il paese, alla Forza Armata Nazionale Bolivariana, alla polizia, alla comunità scientifica circa questo nuovo “piano bioterrorista”. Per questa ragione, il governo bolivariano ha raddoppiato le precauzioni lungo la frontiera, lunga oltre 2.500 km e allestito nuovi ospedali da campo per far fronte a un possibile picco della pandemia.

Per l’occasione, il presidente, collegandosi con diversi punti del paese, ha dato conto dei diversi interventi del governo bolivariano nelle riunioni virtuali che si sono tenute con gli organismi internazionali intorno alla OMS. Ha ringraziato sia l’apporto della Cina e della Russia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove il Venezuela ha denunciato l’attacco mercenario sventato di recente via mare, sia la dichiarazione del Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, che ha chiesto la fine delle sanzioni criminali contro il Venezuela.

Si è anche detto pronto a ricevere le navi iraniane che portano carburante al paese bolivariano nonostante le minacce di Trump, ha annunciato l’arrivo di altri aerei carichi di aiuti provenienti dalla Nazioni Unite, e ha ironizzato sulla proposta di Trump di inviare a sua volta 20 milioni di dollari di aiuti: “Con gli Stati Uniti – ha detto – è tutto un gioco di attacchi, respingimenti, ma anche tentativi di dialogo. Ho accettato la proposta – ha aggiunto - ma crederò che arrivino gli aiuti solo quando li vedrò con i miei occhi. Il più grande aiuto umanitario che l’amministrazione nordamericana potrebbe farci è quello di togliere le misure coercitive unilaterali contro la nostra economia, il nostro petrolio, i nostri conti all’estero”.

Il presidente ha quindi lodato l’alta coscienza del popolo venezuelano durante la quarantena che, ha detto, si andrà flessibilizzando in base agli avvertimenti della OMS secondo la quale il 90% potrebbe essere colpito fa questo virus veloce e letale contro il quale ci vorrà ancora tempo per trovare un vaccino. L’esempio di quei paesi che hanno interrotto anzitempo la quarantena suona come un avvertimento, così come risulta di esempio l’atteggiamento di quei paesi che, come il Venezuela, hanno preso per tempo misure preventive basandosi sull’organizzazione territoriale e sull’applicazione di visite e tamponi casa per casa. Un piano che, grazie anche alla piattaforma Patria, è riuscito a fornire una mappatura fedele della diffusione del virus e a contenerlo fin dall’insorgere dei sintomi.

Un risultato che ha ricevuto elogi e attenzione da parte degli organismi internazionali, nonostante la propaganda e l’azione distruttiva dei “vendi-patria” come l’autoproclamato Juan Guaidó, che ha pensato solo a rubare il denaro dei venezuelani, a chiedere più sanzioni e a organizzare invasioni mercenarie come quella del 3 e 4 maggio nella denominata Operazione Gedeone.

Dagli ultimi sviluppi dell’inchiesta, le responsabilità del governo nordamericano e di quello colombiano sono risultate evidenti. È emersa una triplice triangolazione criminale, illustrata di recente dal ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez, che ha diffuso alcune intercettazioni telefoniche provenienti direttamente dai servizi segreti colombiani.

Nelle intercettazioni, il deputato di Acción Democrática, Hernán Alemán, in fuga dal paese, conversa al telefono con il narcotrafficante Clíver Alcalá Cordones, oggi protetto dalla DEA, e con un terzo soggetto non identificato. Oltre all’apporto della CIA e a quello dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Colombia, James Story, si ha conferma dell’esistenza e della durata dei campi d’addestramento paramilitari basati a Riohacha, nella Guajira colombiana, già emersi nelle confessioni degli arrestati.

Il deputato fa anche riferimento alle uniformi nordamericane e alla bandiera a stelle e strisce sequestrate nello Stato Zulia, in Venezuela. Rodriguez ha spiegato che Alemán mantiene strette relazioni con la ex Procuratrice generale Luisa Ortega Díaz – che avrebbe fornito lasciapassare a un narcotrafficante - e con suo marito Germán Ferrer, entrambi fuggiti in Colombia, dove si trova anche “Sair Mundarín, che era l’esecutore di tutti i loro crimini”.

Esaminando il merito giuridico del contratto mercenario stipulato con la Silvercorp, appare sempre più evidente come Guaidó e compari, più che a dirigere il paese si candidano a razziarlo. Durante una riunione pubblica di alto livello, la Prima combattente Cilia Flores, che è anche una riconosciuta avvocata, ha illustrato le clausole del contratto in cui si stabiliva la facoltà di rapinare i beni dei chavisti uccisi e di incamerarli, insieme alle risorse del paese.

Ora, ha detto ancora Maduro, “il governo colombiano ha aperto un’inchiesta per sapere come facciamo ad avere informazioni dall’interno dell’intelligence, ammettendo così che avevamo ragione. Ma anche per questo nuovo piano bioterrorista non parliamo a vanvera”. Lavoro di intelligence e organizzazione popolare. È questa “la guerra di tutto il popolo”, ha detto il presidente mostrando l’immagine dei pescatori che hanno bloccato i mercenari che cercavano di sbarcare in Venezuela. 
 

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