Ventotene e dintorni

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Ventotene e dintorni

Si pensava che con due guerre alle porte di casa e la povertà che avanza non ci fossero più tante lacrime da spendere ma a smentirci ci ha pensato un deputato dell’opposizione, prontamente consolato da abbracci e carezze di compagni e compagne di partito. Speravamo che tra tante anime belle e cuori impavidi fosse rimasta anche qualche mente pensante, capace di avvertire come tutta la polemica su Ventotene altro non fosse che una trappola, l’ennesima opera di distrazione di massa orchestrata da uno dei governi più opportunisti ed impresentabili della storia repubblicana. Ed invece (Marx o chi per lui docet) ai toni da tragedia non poteva che seguire l’immancabile farsa. 

Con la pretesa di volare alto, il dibattito è poi planato su una tirata di capelli e per i giorni a seguire i professionisti della libera informazione ci hanno deliziati con i loro approfondimenti analitici sul nulla. Il vecchio professore, da buon frequentatore di sacrestie, ha cercato per quel che ha potuto, di negare l’effettività del gesto (più o meno come aveva fatto un altro politico di lungo corso quando aveva nascosto una boccetta di profumo) mentre i suoi detrattori hanno parlato di aggressione sessista e dell’arroganza tipica di chi ha avuto una lunga frequentazione delle stanze del potere. Né poteva mancare, il consueto riferimento al doppio metro e alla doppia morale degli eterni trinariciuti.

Così una banale manifestazione di incontinenza senile ha catalizzato per giorni e giorni l’attenzione del paese più vecchio d’Europa, dove i giovani non vanno più a votare e al posto di scuole ed asili si costruiscono ricoveri per anziani. Un paese dove chi ancora può farlo va in pensione tre mesi più tardi perché, stando a quel che si dice, è ulteriormente cresciuta la speranza di vita. E poco conta poi se ciò equivale a spegnersi solo un po' più lentamente dopo esser stati parcheggiati in un ospizio.

Ma torniamo al manifesto di Ventotene e ai dolori delle sue vestali. Riguardo a quello che quel mito è stato ed ha significato  non avevamo certo bisogno della caciara della fratella d’Italia per auspicarne la demolizione. (1) Quanto al dibattito odierno va piuttosto sottolineato il paradosso di un documento che, partito dal considerare  le due guerre mondiali  l’ esito scontato degli stati nazionali, ora viene evocato dagli europeisti che auspicano, o per lo meno non si oppongono, all’ aumento delle spese militari (vedi la chiassata promossa da Michele Serra in quel di Roma).

Da parte sua, il/la Presidente del Consiglio (ma quanto si è discusso in passato su un articolo determinativo mentre venivano assegnate cariche e prebende ministeriali?) si dimostra ancora una volta in grado di dribblare le difficoltà della sua sgangherata compagine deviando l’attenzione su bersagli secondari. Un vero animale politico per come la politica viene generalmente considerata.

E così, a proposito di comportamenti animali viene in mente quello della Pavoncella Coronata, vale a dire la sua singolare strategia per difendere uova e pulcini dai predatori. Questo uccello acquatico, allontanandosi dal nido, simula la rottura di un’ala emettendo un acuto richiamo. Quando il predatore sta per raggiungerla la Pavoncella interrompe la farsa e spicca il volo. 

In passato la fratella aveva attaccato più o meno negli stessi termini persino Imagine di John Lennon, una canzone rea di auspicare un mondo senza nazioni e religioni. Un’indubbia abilità cui fa da contrappunto l’ingenuità dei suoi contestatori, che ogni volta cascano nel tranello, seguendola uniti e compatti come i bambini nella fiaba del pifferaio di Hamelin. E sì che in quella occasione non sarebbe stato difficile ricordare all’esegeta madre, mucher y tambien cristiana, che ci fu un tale che infrangendo il tabù della sacralità famigliare pretese di essere amato più di padre e madre e di figlio e figlia…

Per quanto risentimento si possa avere certe doti vanno apprezzate così come bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di mettere da parte le idiosincrasie pur motivate per riconoscere che un orologio rotto può indicare talvolta l’ora esatta. Ha forse torto il Trump che sproloquia e bestemmia su Gaza (e non solo) quando dice che la colpa della guerra in Ucraina è anche di Biden e Zelensky? E dunque il Churchill de noantri, il pariolino la cui presenza mediatica è direttamente proporzionale alla sua irrilevanza in termini elettorali, ha avuto pienamente ragione nel definire quello su Ventotene un dibattito surreale.

Anche noi giungiamo alla stessa considerazione ma da una prospettiva completamente diversa. Perché mentre gli amici di Carletto con l’elmetto, sedicenti campioni della libera informazione, sulla scia di quel dibattito si impegnavano nell’ennesimo spasmodico duello Montecchi/Capuleti, le tante ombre del paese reale venivano relegate sullo sfondo per poter essere in fretta dimenticate. Così, a solo tre giorni di distanza dalla bagarre su Ventotene, amplificata a dismisura da un’informazione trasversalmente corrotta, accadeva che chi aveva fatto vero giornalismo denunciando gravi episodi di abusi e corruzione, venisse brutalmente aggredito, buttato a terra ed ammanettato da quattro appartenenti alla Polizia di Stato. Il tutto mentre i passanti che assistevano alla scena venivano dagli stessi agenti intimiditi ed allontanati. E’ successo a Cosenza dove a Michele Carchidi, uno tra i volti più noti della città, è stato intimato di esibire i documenti mentre stava facendo jogging in scarpe e tuta da ginnastica.

E’ un ulteriore grave episodio dopo quello della morte di Ramy Elgami, il diciassettenne di origini egiziane speronato da una vettura dei carabinieri e schiacciato contro un palo (reperto che guarda caso sparirà subito dopo mentre tutta l’area veniva recintata) nell’incivilissima Milano. Si tratta di episodi che dovrebbero preoccuparci ben più delle vagheggiate mire espansionistiche di Putin, ma che a quanto pare non turbano nessuno, anche perché se qualcuno (con cognizione di causa, visto che si tratta di un ex capo della polizia) si azzarda a criticare certe procedure (un inseguimento dissennato di 8 chilometri per le vie di Milano) viene travolto dal fuoco di una buona metà dei media, mentre l’altra metà, che quantomeno per assonanze politiche dovrebbe difenderlo, si dimentica di farlo. 

Nell’uno e nell’altro caso i video parlano chiaro ma nell’Italia, che è ormai un avamposto della decomposizione occidentale, lo stupro della verità è ormai una costante quotidiana che può essere talvolta uguagliato e superato da quello della logica. Così (nel caso di Ramy), pur di non credere ai propri occhi capita che ci si affidi ad un perito, per la gioia dei giornalacci e la tranquillità dei giornaloni. E mentre con incrollabile fede, si confida ancora una volta nelle virtù taumaturgiche del 25 aprile, con un colpo di mano i disegni di legge diventano decreti-legge (2). Green deal, Pro Pal e quant’altro. Intanto ci si porta avanti, perché le cose cambiano e mala tempora currunt: non sia mai che tra un poco ci sia anche qualche sommossa per il pane. Per definire al meglio la nostra oligarchia liberale è ormai tempo di scegliere un altro aggettivo. 

(1) Cfr. la conclusione di  A. Somma in Contro Ventotene, cavallo di Troia dell’Europa neoliberale Rogas edizioni, Roma 2021, p. 139 “Se non si riconoscono i limiti del livello sovranazionale come strumento di emancipazione sociale ed individuale entro l’ordine economico, e sulla scia del Manifesto di Ventotene si indica anzi la dimensione nazionale come catalizzatore di involuzioni fasciste dell’ordine politico, si finisce inevitabilmente per alimentare quelle involuzioni. […] E si lascia campo libero alle destre [… ] Non sarà certo un esito cui gli autori del manifesto di Ventotene hanno mirato ma è oggettivamente ciò che i loro attuali sacerdoti stanno contribuendo a realizzare”.

(2) Decreto legge 11 aprile, 2025 n. 48, Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario. Cfr precedente intervento
 

Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Laurea magistrale in Scienza politiche e a seguire in Giurisprudenza. In  buen retiro dopo 40 anni di Guardia di Finanza. Con attività avventurose cerco di contrastare il fattore tempo e mantenere un livello stabile di endorfine che mi consenta di coltivare a tempo perso velleità saggistiche e letterarie. A tempo pieno gestisco l’eredità di una prole, dottoranda oltre frontiera.

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