Vincenzo Costa - Le 11 tendenze disgregatrici dell'Occidente

Vincenzo Costa - Le 11 tendenze disgregatrici dell'Occidente

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di Vincenzo Costa


Siamo tutti giustamente occupati a cercare di capire come si svilupperà una guerra, quella in Ucraina, che minaccia di sfuggire completamente di mano, e siamo sempre a pensare l’Occidente contrapponendolo al suo Altro, che è ora la Russia, ora il mondo Islamico ora la Cina. Ma stiamo perdendo di vista quello che sta accadendo in Occidente, cioè il fatto che È IN CORSO UN ENORME PROCESSO DI RIDEFINIZIONE DELLA SUA IDENTITÀ e, forse, un collasso della sua stessa identità e della stessa tenuta dei sistemi politici occidentali.

Molto in breve, alcune considerazioni in forma un poco dogmatica e tranchant:

1) Le elezioni per il Parlamento Europeo non avranno alcuna rilevanza nella definizione della politica estera europea, che viene decisa altrove. E neanche è importante chi vince e chi perde. Più importante è un altro fatto: CI SI AVVIA VERSO UNA SITUAZIONE POLITICA EUROPEA SEMPRE PIÙ INGOVERNABILE. Chiunque vinca, emergerà un’Europa divisa non in due, ma frammentata con frammenti che crescono su se stessi, e avremo un governo europeo sempre più delegittimato dal punto di vista della credibilità e dell’autorevolezza politica.

2) Per la formazione della nuova governance vi saranno differenze non mediabili se non con pasticci tra interessi nazionali differenti, che non attraversano precedenti linee di demarcazione. L’Ungheria, l’Italia, la Spagna, la Slovacchia e altri stati non hanno interesse alla prosecuzione di questa guerra né a un conflitto perenne con la Russia. I paesi baltici, la Polonia, l’Inghilterra (che è si fuori ma poi gli intrecci sono ad altri livelli) oramai non possono tornare indietro, DEVONO PUNTARE A UNO SCONTRO FRONTALE CON LA RUSSIA e cercheranno di trascinare gli altri in questa avventura.

3) Che nelle elezioni vinca destra o sinistra la formazione di una maggioranza nel parlamento europeo dovrà essere un pasticcio, che sarà percepita dagli europei come tale e genererà un ulteriore processo di perdita di credibilità delle istituzioni europee.

4) L’Europa è oramai attraversata da differenti modi di concepire l’identità stessa dell’Europa, i suoi valori fondanti, le divisioni attraversano e frantumano ogni unità. Così, i partiti “sovranisti” (per esempio quelli polacchi e quelli ungheresi) si spaccano sulla politica estera, pur unificandosi su certi valori, i partiti progressisti pure, su un versante diverso. La Francia, dietro l’arroganza di Macron, è un paese sempre più diviso. Non proseguo, ma l’idea è che E’ IN CORSO UN PROCESSO DI FRANTUMAZIONE CHE DISGREGA TUTTE LE FORME DI UNIFICAZIONE. Non esiste più l’europa di Visengrad e l’europa altra, perché quelle distinzioni stesse si sono disgregate.

5) GLI STATI UNITI SONO ORAMAI UN PAESE POLARIZZATO E QUASI SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE, di una crisi istituzionale sempre più grave. Lo si è visto con il conflitto tra governatore del Texas e istituzioni federali, ma dopo la condanna di Trump, un’evidente mossa politica che anche Musk ha stigmatizzato come tale, le tensioni sono destinate ad acuirsi. Non c’entrano differenze sulla politica estera, perché Trump non modificherebbe la politica estera degli USA: è il tessuto connettivo sociale e politico a mostrare crepe sempre più profonde. Chiunque vinca negli USA quel paese sarà un paese spaccato. Il governo che ne uscirà non sarà il governo di tutti gli americani. NON VI SARÀ PIÙ IL PRESIDENTE DEGLI AMERICANI

6) Gli USA, con dichiarazioni del ministero del tesoro, hanno chiarito che se la Cina continua a fornire alla Russia beni utili alla produzione di armi, l’Europa deve chiudere le relazioni economiche con la Cina. Poiché la Cina non ha alcuna intenzione di interrompere le relazioni con la Russia, e sarebbe folle se lo facesse, ciò significa che la pressione affinché le imprese europee non abbiano relazioni commerciali con la Cina aumenterà, e questo creerà una spaccatura tra USA ed Europa. Ovviamente, la UE cederà alle richieste USA, ma così facendo acconsentirà a quello che è oramai il vero obiettivo di questa guerra: LA DISTRUZIONE DELL’ECONOMIA EUROPEA A FAVORE DI QUELLA AMERICANA. Sino a che punto ciò potrà essere accettato da stati come Francia e Germania è da vedere, poiché per questi stati le relazioni economiche con la Cina non sono esattamente irrilevanti e danneggiarle significa mettere una pesante ipoteca sul loro futuro.

7) La Von der Leyen ha dichiarato che bisogna passare da de-bunking al pre-bunking. Significa che non si dovrà più combattere quelle che vengono considerate false informazioni: si dovrà controllare la circolazione stessa delle informazioni, determinarla dall’alto, impedire che certe notizie e opinioni circolino. La metafora è bellissima: SI TRATTA DI FARE UN VACCINO PREVENTIVO. Di fatto significa che si entra in un regime apertamente totalitario, che LA UE ASSUME LA FUNZIONE DI STATO TOTALITARIO. In questo la von der Leyen è fedele alla linea, prosegue le idee del nonno. Ma è chiaro che questo acuirà i motivi di conflitto, la diffidenza. Le elites europee confidano sull’indifferenza delle opinioni pubbliche, sulla loro riluttanza a creare movimenti di contestazione. PENSANO E SCOMMETTONO SUL FATTO CHE NESSUNO REAGIRÀ. Questo è non solo possibile, ma probabile. Tuttavia è un rischio. Non si può escludere che, anche sotto l’urto di crescenti paure e tensioni economiche, le opinioni pubbliche abbandonino il loro stato di letargo.

8) In sintesi, ci avviamo verso uno stato di frantumazione crescente, in cui la governabilità diventerà sempre più complessa e difficile, e tenere insieme questa baracca che si chiama Occidente non sarà affatto semplice, tante sono oramai le criticità e le spinte disgregatrici.

9) Forse in effetti LA SCOMMESSA DELLE ELITES EUROPEE È SUL TEMPO, e questo spiegherebbe le escalations delle tensioni con la Russia, con la Cina, con parte del mondo islamico. Se si riesce, sotto la spinta di pressioni sempre più acute, a fare implodere la Russia, allora questo potrebbe allentare le tensioni e le spinte disgregative interne all’Occidente.

10) Ma se la Russia resiste (e sinora pare che si stia ricompattando attorno alla minaccia occidentale), allora questo ritornerà come un boomerang: sotto l’urto dei processi di frantumazione e di perdita di coesione interna SARANNO LE STRUTTURE POLITICHE E ISTITUZIONALI DELL’OCCIDENTE A COLLASSARE.
Inutile girarci attorno: sull’Occidente aleggia il pericolo non solo di una guerra esterna, ma anche di una guerra interna.

11) Ovviamente, al di là dei limiti di analisi (che sono tanti), qui si omette la ricerca delle cause di questa situazione, che si radicano nel MODO IN CUI SI È VOLUTA COSTRUIRE LA UE: come un mercato privo di identità, di memoria, di radici. Si è pensato che i motori dell’identità dovessero essere due: il mercato e la legge che, imposta dall’altro, avrebbe dovuto creare una nuova identità.

Questo progetto è fallito, questa epoca si è chiusa. Se non ne prendiamo atto facciamo solo violenza alla realtà, e la realtà diventa violenta a sua volta.

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell’esperienza (biennio magistrale). Ha scritto molti saggi in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, apparsi in numerose riviste e libri collettanei. Ha pubblicato 20 volumi, editato e co-editato molte traduzioni e volumi collettivi. Il suo ultimo lavoro è Psicologia fenomenologica (Els, Brescia 2018).

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