Vincenzo Costa - Piccola apologia del mondo multipolare

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Quando parliamo di liberalismo dovremmo distinguere molte cose, poiché attorno a questo termine si annodano prospettive differenziate.

Quello che si sta affermando oggi (tra le elites, beninteso, che vivono nel mondo del Corriere e di Repubblica) è un'idea tra il delirante e il fanatico, secondo cui tutto il mondo dovrebbe abbracciare i loro valori. Questi credono che tutti dovremmo desiderare diventare come loro, come se fossero l'oggetto del desiderio di tutti gli uomini e le donne del mondo.

Tra i grandi pensatori liberali che bisognerebbe rivalutare vi è Isaiah Berlin, che aveva coscienza del fatto che vi sono diverse idee di libertà, che ciò che per te è libertà può essere per me oppressione, che ciò che è libertà per un cinese non lo è per un maneskin. E che bisogna tenere conto di questo per evitare il disastro. 

L’idea di trovare una formula al cui interno tutti i valori possano armonizzarsi, dunque l’idea di uno stato finale in cui le contraddizioni tra libertà, responsabilità e giustizia possano venire meno, non solo è per Berlin di carattere metafisico, ma è anche perniciosa, poiché produce la tentazione di costringere gli altri ad adeguarsi ad essa. 

Bisogna, invece, abbandonare l’idea di un’armonia finale in cui tutti i diversi diventino uno, e pensare il rapporto intersoggettivo a partire dalla categoria della molteplicità, e cioè che «i fini degli uomini siano molteplici e che non tutti siano in linea di principio compatibili l’uno con l’altro; e se questo è vero, allora non si potrà mai eliminare del tutto la possibilità del conflitto – e della tragedia – della vita umana, sia personale sia sociale»

Non si potrà mai eliminare, ma tenere conto della pluralità dei punti di vista e delle aspirazioni, delle culture e delle differenze culturali (per dirla con hannerz) è un requisito fondamentale per vivere da uomini oggi, per sapere abitare un mondo multipolare. 

I russi, i cinesi, gli indiani hanno la loro strada, che non è la nostra, e devono trovare da se la loro strada. C'è follia in questa idea che devono assumere i nostri modelli economici e politici. C'è cretineria nel pensare che tutti desiderano la democrazia occidentale. Desiderano il benessere e il consumo, quello si, alcuni. 

Come anche, questa enfasi per l'ingresso dell'Ucraina nella UE è una sciocchezza. 

Gli ucraini non desiderano la democrazia (quella che c'era solo in modo assai lasco può essere considerata una democrazia): desiderano i fondi europei, come li desiderano i polacchi che poi dei valori occidentali (lo abbiamo dimenticato in fretta) se ne infischiano. Vogliono i fondi strutturali, e sarebbe anche ora di finirla con questa idiozia dilagante, questa pubblicità progresso.

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