Visita con Trump: perché sminuire Giorgia Meloni è sciocco

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Visita con Trump: perché sminuire Giorgia Meloni è sciocco

 

di Paolo Desogus*


Parto dalle questioni politiche e più strettamente materiali. Non è vero quello che ripetono i giornalisti di Repubblica e alcuni esponenti della minoranza parlamentare. Giorgia Meloni non è l'ultima dei leader europei a incontrare Trump: è stata anzi la prima, seppure in un'occasione non formale (quelle che Trump predilige). E non è vero che Giorgia Meloni vada a Washington "senza mandato". Non ce l'ha (o ce l'ha) tanto quanto ce lo aveva Macron sulla questione ucraina alcuni mesi fa. Di fatto non esiste l'istituto del mandato europeo da conferire a un capo di governo nazionale. Von der Leyen si affida infatti in maniera più o meno informale a Giorgia Meloni per tentare di aprire una mediazione sui dazi che solo la Commissione europea può però gestire sul piano istituzionale, dal momento che nell'UE vige il mercato unico (che è poi l'unica cosa dell'Unione che veramente funziona).

Sminuire Giorgia Meloni perché è un avversario politico è sciocco, inutile. Piuttosto occorrerebbe soffermarsi sui contenuti. Giorgia Meloni non ha contenuti. Per dirla "à la Trump" non ha le carte. E a dire il vero è la stessa Europa a non avere carte da giocare, dato che ha scelto di non disporre di quelle che possiede e che riguardano i rapporti con Russia e Cina sui temi del commercio, della tecnologia, della difesa militare e dell'energia. Gli Usa tengono infatti sotto ricatto l'UE sul piano energetico e puntano a imporre la vendita del loro gas come contropartita per abbassare i dazi. L'unica risposta possibile per disinnescare la mossa di Trump è quella di ricostruire i rapporti con gli altri paesi fornitori messi all'indice dagli Usa, come appunto la Russia. Ma qui entra in gioco il ricatto militare: Trump minaccia di ridimensionare la presenza militare in Europa e i paesi più colpiti sarebbero l'Italia e la Germania.

Ora, permettetemi però di aggiungere un altro fatto. L'Europa è debole su tutti i fronti: quello militare, economico, tecnologico, energetico. Ma è debole anche riguardo a un'altra faccenda. Tutti questi limiti sono infatti superabili o sopportabili nella misura in cui gli stati e le organizzazioni sovranazionali come l'UE sono in grado di esprimere un progetto, una visione del mondo.

Oltre ai limiti materiali sopra elencati, l'Europa e i singoli stati mancano di cultura, di prospettiva. Mancano di solidarietà, di spirito collettivo. Mancano di idee di progresso compatibili con le esigenze collettive. L'unico tema che ha avuto qualche spazio e quello ambientale, ma è stato da sempre sottomesso alle regole di mercato. È stato quindi snaturato e trasformato in occasione di business.

Prendete la stessa UE, avete mai sentito nella Commissione o nel parlamento europeo una riflessione sul benessere degli europei? Questo vale anche per i cittadini dei singoli stati. Da quanto tempo non si sente una riflessione sul benessere degli italiani, sulla necessità di far progredire la loro condizione di vita, la loro cultura media? Da quanto tempo la politica ha smesso di interrogarsi sull'idea di "buona vita"? Anche sulla scuola, gli unici discorsi che contano sono quelli orientati a rendere competitivi gli studenti, a metterli all'altezza delle esigenze di mercato. Qualche pedagogo prezzolato tenta di camuffare questo orientamento con idee sulla creatività o sull'essere artisti, ma la sostanza è quella che pretende che la scuola sforni non persone libere di costruire la propria individualità nel loro orizzonte storico e culturale, ma soggetti sostanzialmente alienati.

Una forma esasperata di economicismo (che ha poco a che fare con l'economia politica intesa come disciplina seria e decisiva) ha preso il sopravvento e si è fusa con l'ideologia neoliberale che fa coincidere il benessere (quello che dovrebbe essere occupato dall'interrogazione sulla "buona vita") con il successo individuale, con il consumismo, con l'esposizione via social dei presunti traguardi professionali. Il neoliberalismo ha distrutto ogni idea di comunità, ogni idea di solidarietà. Ha reso l'Europa che ha fatto di questa ideologia la propria bandiera la patria della meschinità e dell'egoismo.

Ci sono molte prove che dimostrano questa deriva, che vanno dalla gentrificazione, alla distruzione del welfare state (sanità, previdenza, scuola) alla schivizzazione dei lavoratori per mezzo del precariato e dei bassi salari. Vorrei però concentrarmi su un altro genere di prove che dimostrano l'autodistruzione dell'Europa e dei suoi singoli stati. Mi riferisco in particolare al modo in cui ci rapportiamo al mondo esterno. Pensate anzitutto al modo in cui si parla di "immigrazione": chi pensa di esprimere parole di "progresso", porta come giustificazione dell'immigrazione il fatto che chi arriva dai paesi più poveri e umiliati dalle nostre stesse politiche "ci serve" per pagare le pensioni o per fare i lavori cha altri non vogliono fare, come se gli immigrati fossero intrinsecamente dei sotto-uomini. Molto più spesso di quanto vogliamo realmente ammettere, esiste un doppio razzismo, quello di chi disprezza gli immigrati e quello di chi li vorrebbe sotto la condizione dello sfruttamento.

La cartina di tornasole del razzismo e dell'assenza di cultura, di una cultura reale, incarnata in una processualità storica, alimentata da sentimenti e aspirazioni collettive, è l'atteggiamento verso Gaza. Israele sta compiendo alcuni dei più grandi crimini contro l'umanità che siano mai stati concepiti: ha trasformato Gaza in un campo di concentramento, sta affamando la popolazione e impedendo gli aiuti, bombarda sistematicamente gli ospedali, prende di mira il personale sanitario e i volontari, uccide mediante vere e proprie esecuzioni chi intralcia il suo disegno criminale. Nelle ultime settimane ha colpito anche i desalinizzatori e ha ripetutamente tagliato l'energia elettrica per non far funzionare quelli ancora attivi. E tutto questo allo scopo di prendere per fame e per sete la popolazione palestinese.
L'Europa che fa? Dov'è? L'Europa non c'è, non esiste. Nonostante tutto questo facciamo affari con Israele. E anche i singoli stati stanno dimostrando di essere fedelmente "europeisti" nel senso deteriore: sono cioè sempre più l'espressione di aggregazioni senza cultura, senza spirito, senza umanità.

Torniamo agli Usa. Trump ci sta ricattando. Sa che siamo deboli su moltissimi fronti: militare, economico, tecnologico ed energetico. Ma sa anche che siamo anche privi di qualsiasi slancio che non vada oltre la mera brama individualistica ed egoistica. Sa insomma che un'Europa così non può risollevarsi, non ha le risorse per reagire: non ha le carte, anzi non ha né carte né l'intelligenza e la sostanza per servirsene. Il viaggio di Giorgia Meloni sarà dunque un fallimento, ma non per quello che dicono Repubblica e quelli della minoranza. Verranno salvate le forme, certo. Ma di fatto né lei né l'Europa che di fatto la supporta ha veramente qualcosa da dire. Possiamo del resto spendere 800miliardi o anche 8mila miliardi in armi, ma senza una visione del mondo, senza essere capaci di esprimere un minimo senso di umanità e di solidarietà non avremo nulla, né benessere, né difesa, né progresso. Avremmo solo la sottomissione americana che ci siamo meritati.

*Post Facebook del 18 aprile 2025

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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