Goldman Sachs si appropria dell'energia danese. Il popolo si ribella ma al governo non interessa
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Il governo danese ha ottenuto giovedì dalla commissione delle finanze del Parlamento il via libera alla cessione del 18% delle quote dell'azienda statale energetica Dong Energy per 1,5 miliardi di euro. Per protesta il partito socialista - a cui appartiene incredibilmente il ministro delle finanze Corydon autore dell'accordo - ha deciso di lasciare il governo, garantendo comunque un appoggio esterno all'esecutivo che si formerà dall'inevitabile rimpasto cui sarà costretta il premier Helle Thorning.
Un sondaggio condotto da Megafon poll e ripreso da Bloomberg sottolinea come il 68% dei danesi sia contro la essione e migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti al Parlamento la scorsa notte per protestare. 186 mila danesi avevano, inoltre, firmato la petizione del sito internet skrivunder.net per bloccare la vendita che garantirà alla banca d'investimenti statunitense il diritto di veto su ogni cambiamento di leadership e di strategia di Dong - anche se la legge statale afferma che tale diritto sia normalmente conferibile al raggiungimento di una quota societaria pari o superiore al 33%. Sotto accusa nella petizione anche i piani di Goldman Sachs di amministrare la sua quota partecipatativa attraverso filiali in Lussemburgo, Delaware e isole Cayman, noti paradisi fiscali.
L'ex premier socialdemocratico Poul Nyrup Rasmussen ha definito l'accordo una “catastrofe” che rischia di far perdere alla Danimarca il suo primato in materia ambientale.