Nella sua edizione di domenica scorsa,
il quotidiano “New York Times”, in un articolo dal titolo “È ora di porre fine all’embargo di Cuba” ha fatto delle riflessioni sulla prospettiva di relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba e ha esortato la revoca dell’embargo. Così Fidel Castro, ha deciso di rispondere dalle pagine del giornale
“Grandma” che ha titolato “Quello che non si potrà mai dimenticare”.
Tuttavia prima di rispondere nel merito, Castro fa una premessa ricordando prestigiosi giornalisti che ha avuto il privilegio di conoscere durante i giorni della lotta nella Sierra Maestra, quando la quasi totalità delle forze era stata eliminata da Batista. «Eravamo abbastanza inesperti – dice - . Neanche sapevamo che dare un’impressione di forza alla stampa costituisse qualcosa che poteva meritare una critica. Non era così che pensava quel valente corrispondente di guerra con una storia che gli diede fama ai tempi difficili della lotta contro il fascismo:
Herbert Matthews.
La nostra capacità di lottare nel febbraio del '57 era un poco inferiore, però più che sufficiente per logorare e sconfiggere il regime»
.
Per Fidel Castro è stato inevitabile soffermarsi su questo punto per spiegare lo stato d’animo con cui ha letto quell’articolo.
Successivamente cita alcuni passi del Nyt che lo hanno colpito:
“.. il presidente Obama dovrebbe sentire ansia a contemplare lo stato delle relazioni bilaterali che la sua amministrazione ha cercato di riparare. Sarebbe sensato che il leader statunitense riflettesse seriamente su Cuba, dove un cambiamento della sua politica potrebbe rappresentare un gran trionfo per il suo governo”.
“Per la prima volta in mezzo secolo, cambiamenti nell’opinione pubblica americana e una serie di riforme a Cuba, hanno reso politicamente fattibile riprendere le relazioni diplomatiche e porre fine a quest’insensato embargo. Il regime di Castro ha usato l'embargo per giustificare i suoi difetti e la sua gente è rimasta piuttosto isolata dal resto del mondo. Obama dovrebbe cogliere l'opportunità di porre fine a un lungo periodo di inimicizia, e aiutare un popolo che ha sofferto enormemente da quando Washington troncò le relazioni diplomatiche nel 1961, due anni dopo che Fidel Castro salì al potere".
“Lo stato deplorevole dell'economia ha costretto Cuba ad attuare le riforme. Il processo è diventato più urgente a seguito della crisi finanziaria in Venezuela, dal momento che Caracas gli fornisce petrolio sovvenzionato. Con i timori che il Venezuela potesse tagliare i suoi aiuti, i leader dell'isola hanno fatto passi importanti per liberalizzare e diversificare un'economia che storicamente ha avuto controlli severi ".
“Il governo cubano ha cominciato a permettere che i suoi cittadini siano impiegati nel settore privato e nella vendita di automobili e case. Nel mese di marzo, l’Assemblea Nazionale di Cuba ha approvato una legge per attrarre investimenti esteri. (...) Nel mese di aprile, i diplomatici cubani hanno cominciato a negoziare i termini di un trattato di cooperazione che sperano di firmare con l'Unione europea..”
"Il governo autoritario continua a perseguitare i dissidenti, i quali sono spesso detenuti per brevi periodi. L'Avana non ha spiegato la morte sospetta dell’attivista politico Oswaldo Paya".
«Come può tollerarsi un’accusa infamante e gratuita», afferma Castro che continua proponendo altre citazioni sul fatto che Cuba si stia preparando ad un’era post embargo: il governo sostiene che riprenderebbe le relazioni con gli Usa, le restrizioni di viaggio sono più flessibili, c’è maggiore tolleranza alle critiche ai leader sull’isola: “Come primo passo, - scrive il Nyt - la Casa Bianca dovrebbe rimuovere Cuba dalla lista del Dipartimento di Stato che penalizza i paesi che sostengono gruppi terroristici. Attualmente, gli unici altri paesi nella lista sono il Sudan, l'Iran e la Siria. Cuba è stata inserita nel 1982 per il suo sostegno ai movimenti ribelli in America Latina… Attualmente, l'amministrazione riconosce che L'Avana sta giocando un ruolo costruttivo nel processo di pace in Colombia…”.
"Le sanzioni da parte degli Stati Uniti sono iniziate nel 1961 con l'obiettivo di cacciare Fidel Castro dal potere. Nel corso degli anni, diversi leader americani hanno stabilito che l'embargo è stato un fallimento…”.
Ad un certo punto dell’articolo si dice che Cuba sia una delle nazioni più istruite dell’emisfero.
«Questo sì che è un riconoscimento – spiega Castro - ,
ma perché non dire per una volta che non assomigli in nessun modo all’eredità lasciata da Harry S. Truman quando il suo alleato e grande saccheggiatore del tesoro pubblico, Fulgencio Batista (dittatore cubano), prese il potere il 10 marzo 1952, appena 50 giorni dopo le elezioni generali. Quello non sarà mai dimenticato». (Batista ritornò al potere il 10 marzo 1952 con un colpo di Stato che abbatté il presidente eletto nel 1948, Carlos Prío Socárras. Il nuovo governo fu subito riconosciuto dagli Stati Uniti. La stessa popolazione, nella speranza che Batista desse all'isola più stabilità e facesse cessare corruzione e violenze, appoggiò, in un certo qual modo, il golpe. Batista stabilì un ferreo controllo su sindacati ed esercito, reprimendo ogni opposizione -
fonte).
Secondo Castro l’articolo è scritto con grande abilità, cercando il miglior beneficio per la politica nordamericana nel momento in cui aumentano i problemi politici, economici, finanziari. A questi si aggiungono il cambiamento climatico, la concorrenza commerciale, la potenza distruttiva delle armi che minaccia la sopravvivenza dell’umanità. «Quello che si descrive oggi ha una connotazione molto diversa di quello che divulgavano 40 anni fa, quando il nostro pianeta si vedeva costretto ad ospitare e fornire acqua e cibo per la metà della popolazione mondiale di quella attuale».
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