Cos’è successo a Livorno, e non solo? Un nuovo spettro si aggira per l'Europa

"Questa è la drammatica situazione che sta vivendo la nostra democrazia grazie alle spinte provenienti da ambienti sionisti e da sostenitori del governo, sostanzialmente fascistoide, di Netanyahu"

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Cos’è successo a Livorno, e non solo? Un nuovo spettro si aggira per l'Europa

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di Patrizia Cecconi
(Presidente dell’Associazione Oltre il Mare)

Uno spettro s’aggira per l’Italia. Tranquilli, non è lo stesso che nel secolo scorso si aggirava per l’Europa, no, è un altro spettro. Per farsi notare agita campanelli che tintinnano di antisemitismo, in questo modo riesce a passare le pareti di istituzioni democratiche senza neanche aprire le porte, poi si accomoda e detta le sue regole. 
 
E’ uno spettro triste, vede ovunque congiure e quindi, armato dei suoi campanelli, consiglia, ordina e talvolta minaccia, sindaci, associazioni, prèsidi, rettori affinché sospendano iniziative culturali che mirano a far conoscere la verità storica e la situazione reale del cosiddetto conflitto israelo-palestinese.
 
In poco tempo abbiamo visto ritirare patrocini pubblici a iniziative di notevole spessore culturale; chiudere aule universitarie a seminari e convegni; spostare a pochi minuti dall’inizio,  in sedi non rappresentative, conferenze già programmate in sedi istituzionali; sbarrare sale di associazioni democratiche affinché non venissero ospitati libri scomodi perché troppo documentati e, quindi, capaci di demistificare quella narrazione fasulla che intorbida la verità da circa 70 anni.
 
Pur  nutrendosi quasi esclusivamente di pregiudizi e paranoie, questo spettro sta logorando dall’interno uno dei princìpi fondamentali delle moderne democrazie: “la libertà di opinione e di espressione” sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 19) e, per quanto riguarda lo specifico italiano, l’articolo 21 della Costituzione repubblicana, quello che dispone il diritto di ognuno a”manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Mentre in assenza di democrazia si ricorre alla censura esplicita, nei regimi formalmente democratici alla censura si sostituisce quella pratica che normalmente viene identificata con la formula anglosassone di “moral suasion”, pratica che spesso finisce col produrre una pacifica autocensura la quale, operando a monte, elimina ogni conflitto  con l’etica professionale. Assistiamo così ad una sorta di evaporazione della libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero semplicemente perché l’interiorizzazione della censura non rende percepibile il fatto che il proprio pensiero si è schiacciato sui desiderata altrui. 
 
Questa è la drammatica situazione che sta vivendo la nostra democrazia grazie alle spinte provenienti da ambienti sionisti e da sostenitori del governo, sostanzialmente fascistoide, di Netanyahu.

In qualche caso abbiamo l’impressione che le nostre istituzioni accettino addirittura il diktat di un semplice ambasciatore, l’ambasciatore dello stato di Israele, che può permettersi, sempre in nome di quel tintinnio di campanelli generalmente improprio, di chiedere la sospensione di iniziative che parlano di verità difficilmente contestabili, ma che risultano negative per l’immagine che  Israele vuole dare di sé.

Ma veniamo a quanto successo alcuni giorni fa a Livorno in quella che doveva essere la giornata per la Palestina proclamata dall’Onu. Avrei evitato di scrivere se la cosa si fosse fermata a un episodio di disorganizzazione dell’Amministrazione comunale e di incapacità della Provincia e dello stesso Comune di rispettare le regole minime imposte dalla prassi quando sui manifesti pubblici è esposta in primo piano la partecipazione delle Istituzioni.

Ma visti gli articoli e i commenti apparsi per circa dieci giorni su quotidiani locali e vari siti web, vista la presa di posizione della Comunità ebraica, vista la mozione presentata da alcuni Consiglieri in linea con la detta Comunità e tendente a far annullare la proposta di gemellaggio tra Livorno e Gaza city con motivazioni che traboccano un’ignoranza assolutamente inaccettabile, visti gli attacchi e gli insulti personali a mezzo stampa subiti da una delle organizzatrici dell’evento, mi sembra opportuno prendere la parola e spiegare che a Livorno c’è una Comunità ebraica che non fa onore ai tanti ebrei italiani realmente democratici che sicuramente, conoscendo i fatti, non potranno riconoscersi nelle opinioni e nelle minacce espresse dal presidente di  detta Comunità.

Il 30 novembre un certo numero di associazioni rappresentanti buona parte della società civile di Livorno e provincia promuove una giornata articolata in due momenti e in due luoghi, entrambi molto prestigiosi, sotto il patrocinio dall’Amministrazione comunale. Sui manifesti che annunciano l’evento si parla di presenza delle Autorità istituzionali le quali in realtà, non solo non manderanno nessuno a rappresentarle, ma non manderanno neanche un saluto scritto per dare al pubblico il senso della loro condivisione.

Alle 9,58, quando nella sala della provincia i relatori stanno parlando alle scolaresche, viene spedita agli organizzatori una mail nella quale si comunica la sospensione a data da destinarsi dell’evento pomeridiano nella Sala delle Cerimonie. Nella mail è scritto che la sospensione è dovuta al fatto che  in un'altra sala dello stesso stabile si terrà un’altra riunione che potrebbe, forse, protrarsi a lungo. Non si capisce perché una riunione in un’altra aula debba bloccare la conferenza nella Sala delle Cerimonie e, alle proteste degli organizzatori, viene data risposta che il sindaco “si sfila” dall’iniziativa. Ma in realtà il sindaco Nogarin (5stelle) sceglierà di non prendere nessuna posizione ufficiale lasciando parlare al suo posto impiegati e funzionari che daranno opinioni contrastanti. 

Organizzatori e relatori chiedono  di non sospendere l’incontro, tanto più che il rabbino J. Milgrom viene da Tel Aviv, ma il sindaco Nogarin fa dire dai suoi funzionari che l’incontro in Comune non si farà e basta. A questi signori si  comunica che questo annullamento passerà immediatamente alla stampa e che sta già girando sulle pagine facebook. A questo punto viene accettata la mediazione chiesta da alcuni organizzatori per tenere la conferenza in un altro luogo piuttosto che annullarla. Alla fine viene assegnata la biblioteca Labronica che, pur molto distante dal Comune e  in totale assenza di ufficialità istituzionale, vedrà la conferenza svolgersi con un pubblico attento e partecipe. 
Disorganizzazione? Incompetenza? Ignoranza della prassi ufficiale? O altro?
 
Basterà leggere la lettera di Mosseri, presidente della Comunità ebraica, pubblicata sul Tirreno, o la lettera di Morelli, rappresentante dei liberali, pubblicata sullo stesso quotidiano, per capire che il povero sindaco pentastellato era in una situazione di grande imbarazzo. Inoltre, con una coerenza che lascia quantomeno perplessi, si scopre che alcuni rappresentanti del PD che a febbraio 2015 avevano presentato una mozione (approvata) per un gemellaggio con Gaza city, ai primi di settembre presentano una mozione contro la loro stessa prima mozione! Non è una commedia, è la realtà che si sta vivendo, in forme abbastanza simili, in molte parti d’Italia.
 
Si parla di pressioni ma, almeno per Livorno, non se ne hanno le prove, a meno che non si considerino prove le esternazioni pubbliche del signor Mosseri e del “liberale” Morelli. 
 
L’articolo di quest’ultimo, soprattutto se accostato al contenuto della cosiddetta contro-mozione citata sopra, è illuminante per capire come mai gli studenti avessero idee mancanti o totalmente confuse circa la Palestina e Israele, al punto di offrire come proposte per raggiungere la pace, dopo ben tre ore di relazioni e discussioni: 1) il disarmo bilaterale, ignorando che Israele oltre ad avere armi sofisticatissime possiede anche 137 testate nucleari mentre i palestinesi non possono possedere armi in base al famigerato accordo di Oslo del 1993. 2) progressiva smilitarizzazione dei controlli ai confini, ignorando le relazioni che hanno spiegato la non accettazione di confini da parte di Israele. 3) Lavorare per la costituzione di uno stato federale, ignorando completamente la realtà di cui, pure, si era parlato. L’unica cosa che gli studenti sembra abbiano colto è l’inosservanza delle risoluzioni Onu, di cui auspicano il rispetto. 
 
Poveri studenti! Sono stati attenti e partecipi, ma né le parole del rabbino per i diritti umani, né quelle degli altri relatori hanno potuto in poche ore supplire a quella montagna di ignoranza e mal informazione che evidentemente è l’offerta quotidiana che viene loro proposta, almeno a giudicare da quanto scritto da chi, avendo il ruolo di consigliere comunale, prima di affrontare un argomento drammaticamente serio come questo dovrebbe quanto meno documentarsi adeguatamente. 
In tutto questo, il povero sindaco Nogarin, nonostante non si sia fatto vedere ed abbia indecorosamente negato la Sala delle Cerimonie a poche ore dall’evento già patrocinato, si trova come “vaso di coccio tra vasi di ferro”, attaccato dalla Comunità ebraica e dai sostenitori della politica israeliana e la sua voce, a tutt’oggi, non si è fatta ufficialmente sentire. 
 
Non è un bell’esempio per quegli stessi giovani ai quali si chiede di riflettere, conoscere, confrontarsi in modo civile e, soprattutto, promuovere e difendere i Diritti umani, proprio quelli che, con buona pace del signor Mosseri, Israele calpesta nella più totale impunità, quella garantitagli dalla complicità internazionale, dalla sudditanza dei media e dall’ignoranza a volte colpevole, a volte indotta, di parte della società civile.

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