"La Grecia: il topo da laboratorio della troika"
Costas Douzinas sulle modalità di resistenza a disposizione delle popolazioni
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Intervista al Prof. Costas Douzinas. Seconda parte. Per la prima: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5728
Syriza nasce come un piccolo partito di nicchia, che non superava mai il 4-5%. Senza il collegamento con i lavoratori, legati al partito comunista, e nessun contatto con i contadini nelle campagne, era un piccolo partito intellettuale di protesta. La sua esperienza si avvicina a quella di Grillo in Italia nel momento in cui il popolo greco ha iniziato ad abbondare i due partiti che hanno dominato la vita democratica del paese per decenni ed è divenuta il partito anti-memorandum, anti-austerity ed anti-troika. Ma ha potuto farlo perché negli anni aveva costruito la credibilità e legittimità necessaria.
Il partito aveva costruito al suo interno un metodo strutturato estremamente democratico – simile a quello del Partito comunista italiano nella fase precedente al Compromesso storico – ed undici gruppi differenti, che andavano dai trotkisti ad i movimenti anti-globalizzazione, agivano attraverso una assemblea collettiva che decideva a maggioranza: ogni membro costituente poteva votare e la mobilitazione sociale era organizzata e strutturata.
Quando nel 2011, in Grecia sono esplose le imponenti manifestazioni di piazza per le prime misure d'austerità della troika, Syriza era organizzato per canalizzare la rabbia ed il dissenso popolare. La sua strutturazione anti-globalizzazione, anti-capitalista ed ovviamente anti-austerity ha permesso di trasformare in un anno un piccolo partito ininfluente nel primo partito del paese. E per questo sì, secondo me, per il nostro paese è il "faro" da cui ripartire.
- In un suo articolo recente sul Guardian cita il dibattito emerso grazie soprattutto ad Habermas e Beck sul futuro di "una Germania europea o di un'Europa tedesca" e conclude che in questo secondo caso la Grecia ha una sola possibilità per salvarsi. Ci spiega meglio?
Habermas e Beck ritengono che Angela Merkel stia distruggendo “la globalizzazione dal volto umano” con cui l'Europa era nata. L'Integrazione europea secondo loro è l'unica risposta al capitalismo senza freni. Ma la salvezza dell'Europa del sud può avvenire solo all'interno dei loro paesi. Ed in Grecia passa per un nuovo governo, con Syriza che salga al potere ed elimini le misure d'austerità imposte, rinegozi il debito con i suoi creditori ed ottenga una moratoria sugli interessi.
Il modello economico che la Germania attraverso la troika sta imponendo ad i paesi dell'Europa meridionale è la folle e piena accettazione del dominio della finanzializzazione dell'economia da parte delle banche. Si assiste così alla perdita di legame tra moneta e valore, la prima deve essere sempre associata con un oggetto o con un servizio, che assume il proprio valore in relazione a quanta moneta gli viene associata. Oggi questa relazione non esiste più ed i soldi si sono legati ad altri soldi. Con la distruzione dell'agricoltura e dell'industria tradizionale in occidente, il modo per continuare a svilupparsi negli ultimi trent'anni è stato quello di accelerare questa separazione, perdendo di riferimento i meccanismi tradizionali socio-economici che avevano creato stabilità in precedenza.
- Nel contesto attuale e riprendendo il suo libro sulla resistenza nella crisi, quanto potere ha realmente la popolazione di influire sulle scelte politiche ed imporre il cambiamento?
Molto poco a livello formale. I governi sono stati delegittimati dalla banche e dagli istituti di credito, il cui braccio armato è oggi la troika. Il secondo prestito alla Grecia si concluderà il prossimo anno: i calcoli più accurati stimano che la recessione produrrà un buco da 5 miliardi di euro nel 2016. Nuovo prestito e nuova austerità, quindi. Ma, il paese già oggi sta toccando il fondo con salari, pensioni e condizioni del mercato del lavoro simili a quelli della Cina. La Grecia è il "topo da laboratorio della troika": se il piano non incontra tanta resistenza ed ha successo nel decimare la condizione di vita delle persone, sarà esportato in tutta Europa. Il suo obiettivo ultimo è quello di infliggere una "morte intenzionale" al paese.
Cosa si può fare oggi? Continuare a resistere con iniziative politiche di massa, disobbedienza civile organizzata. Le persone devono far capire in modo chiaro che per loro si è raggiunto il limite: la caduta di Papandreou nel 2011 dopo una serie di imponenti manifestazioni di massa ad Atene deve essere il punto di riferimento per delegittimare queste politiche suicide dei governi europei. In ogni scuola, università, posto di lavoro, attraverso internet o i social media la popolazione deve far comprendere alle autorità che "il troppo è troppo".
- Pensa che le elezioni europee possano essere un momento di svolta e Syriza potrà guidare il dissenso anti-austerità a Bruxelles?
Non scherziamo, il Parlamento europeo è un inutile simulacro ed ha un valore solo simbolico. Più che altro sarà un test importante a livello politico per capire la forza dei movimenti anti-austerità. Questi poi dovranno trovare il modo di comunicare con una voce sola, ma non penso che Syriza possa unificare il dissenso: la Grecia rappresenta solo il 2% del Pil e siamo un paese troppo piccolo per poter dettare le politiche europee. Certo, insieme ad altri gruppi che hanno la sua stessa idea sulle politiche europee, porterà "il troppo è troppo" della popolazione greca direttamente a Bruxelles.