Tony Blair e gli omicidi che lo "scagionano": la bufala delle "informazioni sbagliate"
Troneggiano su tutti i media main stream le conclusioni del cosiddetto “Rapporto Chilcot”: sette anni di “lavori” che, in 12 volumi di scartoffie, dopo aver “analizzato” 150 mila documenti e ascoltato più di 100 testimoni, sentenzia che “l’invasione e la distruzione dell’Iraq (decisa da Bush e da Tony Blair per impedire a Saddam di usare le sue “armi di distruzioni di Massa”) si fondavano su informazioni sbagliate dell’intelligence che nessuno si preoccupò di vagliare, in primis, il premier laburista Tony Blair”. Una evidentissima iniziativa promozionale per Tony Blair che ora, tra stucchevoli “scuse” per quello che l’intelligence “lo aveva costretto a fare”, si erge, pure, a paladino dell’Umanità rivendicando la detronizzazione di Saddam e, visto che ci siamo, chiedendo quella di Assad.
“Informazioni sbagliate”? Si direbbero le stesse lacrime di coccodrillo dei tanti giornalisti che dopo aver spacciate come Vangelo evidentissime e inequivocabili bufale (una per tutte: le “fosse comuni di Gheddafi”), dopo che queste sono state plebiscitariamente acclarate, cercano di recuperare credibilità dichiarando di essere stati “ingannati”.
Ma per Blair c’è di più. C’è l’omicidio di David Kelly il batteriologo dei Servizi segreti britannici, che aveva relazionato sulla inconsistenza delle “armi di distruzioni di Massa” di Saddam e che fu trovato “suicidato”, il 17 luglio 2003, due giorni prima di essere convocato da una commissione parlamentare.
E visto che ci siamo, parliamo pure di Robin Cook. Ministro degli esteri britannico, si dimise subito prima dell’invasione militare dell’Iraq; stava per pubblicare un memoriale sulle armi di distruzioni di massa “certificate” da Blair quando, nell’agosto 2003, mentre passeggiava in montagna, fu colpito da un “attacco di cuore” reso ancora più misterioso per il ruolo avuto da un “soccorritore”, che tramite un elicottero militare improvvisamente apparso, lo fece trasportare in un ospedale. Dove Cook arrivò morto.
Ancora vivo, invece, Scott Rider: ufficiale dei marines e ispettore dell’Onu, dopo sette anni di ricerche in Iraq relazionò sulla inesistenza delle “armi di distrazioni di massa”. La relazione è scomparsa in qualche cassetto ministeriale. E pure Scott Rider, finito in galera con l’accusa di stupro.
Francesco Santoianni