Il presidente Biden sta subendo lo stesso trattamento di Trump. Dopo che l’ex presidente è stato messo sotto accusa per il ritrovamento di alcuni documenti riservati nel proprio appartamento, anche Biden è incappato in un identico incidente di percorso. E ora si trova nella stessa condizione sospesa, con un procuratore speciale incaricato di indagare su tale possibile illecito.
Ma la tempistica del ritrovamento dei documenti riservati nelle abitazioni private di Biden e della divulgazione della ad opera dei media, interpella. Riportiamo dall’American Spectator: “Quei documenti riservati sono stati trovati per la prima volta dagli avvocati personali di Biden, ha riferito la CBS, il 2 novembre scorso, ben sei giorni prima delle elezioni di midterm. Richard Sauber, il consigliere speciale di Biden, ha affermato che l’ufficio del consiglio della Casa Bianca ha rapidamente informato l’Archivio nazionale, che ha subito sequestrato i documenti in questione”.
“Questo da solo sarebbe già abbastanza grave per un presidente che ha criticato aspramente l’ex presidente Donald Trump all’indomani del raid senza precedenti dell’FBI, avvenuto prima dell’alba nello scorso agosto a Mar-a-Lago (la sontuosa residenza di Trump a Palm Beach)” nel corso del quale erano stati trovati documenti riservati. In merito a tale rinvenimento. “Alcune settimane dopo il raid dell’FBI, nel corso del programma di notizie 60 Minutes della CBS, Biden aveva detto: “Come è possibile che si possa essere così irresponsabili?”.
Ma dopo il primo ritrovamento del 2 novembre, è arrivato il secondo: “Giovedì, due tranche separate di altri documenti riservati dell’amministrazione Obama-Biden sono state trovate nella casa personale di Biden a Wilmington, nel Delaware. Tutti i documenti tranne uno sono stati trovati in un deposito sito nel garage di Biden”.
Quindi, dopo aver indugiato su quanto avvenuto, la nota dell’AS spiega che c’è una differenza evidente tra il caso di Trump e quello di Biden, dal momento che “solo il presidente degli Stati Uniti è investito dall’articolo II della Costituzione degli Stati Uniti del ‘potere esecutivo’ del governo nazionale”. Ciò conferisce al presidente poteri negati al suo vice, ad esempio quello di de-secretare atti e altro. Il caso di Biden, cioè, avvenuto durante la sua vice-presidenza con Obama, è molto più grave e meno difendibile.
Ma questo è un particolare, dal momento che le domande da porsi sono altre: “Perché c’è stata una fuga di notizie su CBS News proprio ora , cioè più di due mesi dopo che gli avvocati di Biden hanno scoperto la prima tranche di documenti riservati nelle viscere di un ufficio del Penn Biden Center? Perché c’è stata una fuga di notizie così lenta, col contagocce, drammatica e la segnalazione delle varie tranche di documenti riservati durata tutta questa settimana?”
Domande reali, che il cronista cerca di spiegare col fatto che la secretazione da parte dell’amministrazione e dei media del primo ritrovamento era nei fatti, non volendo disturbare la campagna elettorale delle midterm, nella quale il ritrovamento dei documenti riservati a casa di Trump ha avuto un peso decisivo, almeno dal punto di vista mediatico.
Ma perché ora sta emergendo tutto il fango trattenuto finora? Certo, i media mainstream continuano a difendere Biden, spiegando, senza aver neanche consultare gli atti in questione, che il crimine, o l’asserito crimine, di Trump è comunque più grave. Ciò perché, ovviamente, solo perché Trump è Trump e Biden è Biden. Ma non basterà a salvare Biden dal fango.
Tante le ipotesi per spiegare l’accaduto. Ma al di là delle analisi del caso, è certo che rafforzerà la spinta all’interno del partito democratico per cambiare cavallo alle elezioni presidenziali del 2024. D’altronde non è un segreto che “la maggioranza dei democratici chiede che Biden si faccia da parte nel 2024” (The Indipendent). A volerlo è l’establishment del partito, con Biden che finora ha rintuzzato gli attacchi interni, affermando più volte di volersi ricandidare.
La prospettiva di una ricandidatura sta portando decisamente sfortuna all’anziano inquilino della Casa Bianca, come indicava simbolicamente anche incidente avvenuto a Nantucket a fine novembre, il buen retiro nel quale il presidente si era rifugiato per meditare sulla ricandidatura. Nell’occasione, cinque automobili della sua scorta privata erano state divorate da un incendio.
Il ritrovamento dei documenti riservati nelle sue abitazioni private probabilmente pone fine alla possibilità di una ricandidatura, al di là che Biden sia incriminato o meno.
Di tale incidente si giova anche, ovviamente, Trump, che può accusare i suoi antagonisti di ipocrisia, ma soprattutto può avvalersene per provare ad alleggerire la sua posizione.
E forse potrà scampare a un’esclusione dalla partecipazione alle presidenziali future, che potrebbe arrivare se fosse incriminato per alto tradimento (cosa che non avverrebbe per altre, eventuali, condanne).
Al di là degli interna corporis della politica americana, pure importanti, è da vedere se quanto avvenuto indebolirà ancora di più la presidenza Biden, soprattutto riguardo il conflitto ucraino, nell’ambito del quale il presidente sta facendo fatica a tenere a freno, per quel che può, la spinta dei falchi per far evolvere la guerra ucraina in uno scontro diretto Nato-Russia.
Di questi giorni l’articolo di Foreign Affaires che spiega come il Pentagono abbia espresso forte “preoccupazione” per il piano, presentato dalla Boeing, di fornire agli ucraini missili a lungo raggio. Sollecitazioni in tal senso, come abbiamo dato conto nel nostro sito, stanno diventando sempre assillanti, costringendo l’amministrazione Biden sempre più sulla difensiva.
Ed è più che probabile che tale posizione, che contrasta enormi interessi e gli crea nemici in ambiti molto potenti, abbia contribuito non poco ai rovesci nei quali è incappato, cosa che pone domande inquietanti sulla selezione del prossimo candidato alla Casa Bianca del partito democratico.
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