L'Iran dona test per il coronavirus agli Usa

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L'Iran dona test per il coronavirus agli Usa



Piccole Note
 

Nel flagello coronavirus, cenni sorprendenti, come quello che vede l’Iran inviare apparecchi per test anti-virus agli Stati Uniti. L’inattesa donazione è avvenuta tramite l’ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi Usa nel Paese (al Manar).


Ciò avviene mentre gli Stati Uniti hanno salutato il dilagare del coronavirus in Iran (fino a pochi giorni fa il Paese più colpito dal flagello) come un insperato aiuto alla loro campagna di “massima pressione” contro il Paese.


Ovviamente poche sono state le voci che hanno esplicitato tale entusiasmo, ma il fatto che durante la pandemia gli Usa non solo non abbiano sollevato le sanzioni che gravano sull’Iran, come da richieste di diversi Paesi, ma le abbiano addirittura incrementate è alquanto esaustivo al riguardo.


Epperò, qualcosa si muove: ieri sono arrivate in Iran medicine e apparecchiature sanitarie per 20 milioni di dollari, provenienti da Francia, Germania e Gran Bretagna (Guardian). Non solo un aiuto umanitario, ma anche una rilevante iniziativa geopolitica.


Infatti, per la prima volta è stato attivato Instex, il meccanismo messo a punto da tali Paesi, al quale successivamente hanno aderito altri, che consente di realizzare scambi con l’Iran limitatamente ai beni umanitari, ottenendo come contropartita il petrolio di cui Teheran è ricca.


Un meccanismo ideato per aggirare le sanzioni americane, che ha molto irritato Washington, che ha più volte minacciato di sanzionare le aziende che l’avessero usato.


Dopo tanti tentennamenti, però, il meccanismo è stato finalmente attivato. Un aiuto alla distensione mediorientale, dato che se andasse a regime, Teheran, come ha dichiarato, potrebbe a sua volta tornare indietro sullo sviluppo del nucleare, ripreso da quando gli Stati Uniti hanno stracciato unilateralmente l’accordo che lo impediva.


Resta invece sospesa un’ulteriore iniziativa di Teheran, la richiesta al Fondo monetario internazionale di un prestito di 5 miliardi di dollari per far fronte all’emergenza posta dal coronavirus sia a livello sanitario che economico .


L’Fmi, che ha stanziato 50 miliardi per aiutare i Paesi in difficoltà a causa del virus, non ha ancora dato una risposta positiva, ma diversi Paesi aderenti all’organismo sono favorevoli alla concessione, come riporta l’Agenzia Irna.


Per Teheran, prostrata dalle sanzioni e dal virus, sarebbe una boccata d’ossigeno. Ma è da vedere se la richiesta troverà contrasto da parte dell’America, come già avvenuto per l’analoga richiesta avanzata dal Venezuela.


In una conferenza stampa tenuta ieri, il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo, uno degli artefici della “massima pressione” contro Teheran, ha dichiarato che “le forniture umanitarie sono esenti dalle sanzioni che Washington”, dando così di fatto il placet di Washington all’iniziativa realizzata dai Paesi europei tramite Instex e ad altre successive (a meno di funesti imprevisti).


Ma ha anche accennato alla possibilità che gli Usa sollevino alcune delle sanzioni imposte in questi anni contro diversi Paesi (dall’Iran al Venezuela alla Russia gli Usa hanno sanzionato mezzo mondo…).


Parole che, secondo quanto riporta la Reuters sono dovute alle pressioni che Washington ha ricevuto in tal senso, sia dall’interno che dall’esterno. D’altronde gravare di sanzioni Paesi non floridi economicamente mentre imperversa una pandemia è una posizione indifendibile, per usare un blando eufemismo. Vedremo.

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