di Giuseppe Masala
E' di ieri sera la notizia che durante un bombardamento russo-siriano nella provincia siriana di Idlib sono morti almeno trentatre soldati dell'esercito turco. La guerra siriana - che dura da ben nove anni e che sembrava andare verso la sua conclusione - vede dunque aprirsi un nuovo capitolo che potrebbe essere particolarmente pericoloso.
Proviamo sommariamente a ripercorrere le sue fasi più salienti. Circa nove anni fa esplosero violente proteste armate contro il regime di Damasco e che coinvolsero buona parte del paese. Quasi immediatamente queste proteste vennero egemonizzate da gruppi integralisti islamici anche riconducibili ad al Qaeda e appoggiati oltretutto dalle petromonarchie del golfo persico e dalla Turchia. Da notare che molti analisti videro dietro questi gruppi anche la longa manus dei servizi segreti americani e occidentali, cosa peraltro dimostrata anche dalle presenza, nei territori ribelli, di truppe speciali dei paesi occidentali.
La bilancia di questo conflitto sanguinosissimo e dai contorni incerti iniziò a pendere a favore del regime di Assad dopo l'intervento diretto russo che, con massicci bombardamenti aerei sbaragliò, le milizie ribelli appoggiate da emiri, turchi e occidentali.
E così siamo arrivati fino ai giorni nostri con la battaglia per la liberazione di Idlib, una delle ultime provincie siriane controllate dai ribelli islamici peraltro appoggiati dai turchi anche con l'intervento diretto di sue truppe sul campo. Con la strage di ieri sera si rischia una nuova recrudescenza. Infatti i turchi oltre ad aver richiesto l'intervento della Nato hanno deciso di non bloccare più i profughi siriani desiderosi di andare in Europa: questo come strumento di pressione per ottenere l'appoggio dell'Europa. Rischia dunque di riaprirsi la cosiddetta rotta migratoria balcanica che va dalla Turchia, alla Grecia per approdare nel centro europa attraversando i balcani.
Ed è qui che si vede per l'ennesima volta la disunità europea: se i paesi del centroeuropa come la Germania sono sicuramente meglio disposti a dare qualche forma di appoggio alla Turchia pur di evitare una nuova ondata migratoria dalla Siria, dall'altro lato è molto improbabile che Francia, Italia e Grecia possano essere favorevoli. Infatti questi ultimi paesi sono in conflitto diplomatico con la Turchia per il controllo dei giacimenti di gas nell'EstMed (Mediterraneo dell'Est).
Una crisi questa che dunque rischia di mettere per l'ennesima volta a dura prova la tenuta dell'Unione Europea.
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