di Gilberto Trombetta
Hanno trasformato lo Stato in uno strozzino.
Anziché creare lavoro, salari dignitosi e ridurre le disuguaglianze come previsto dalla nostra Costituzione, sono quasi 30 anni che ci impoverisce.
Dalla firma cioè del trattato di Maastricht nel 1992, quando iniziarono gli avanzi primari (804 miliardi tra il 1992 e il 2018, il 45% del PIL circa).
Da quando lo Stato cioè si finanzia quasi esclusivamente tramite le tasse, togliendoci ogni anno più soldi di quante ce ne dia in beni, servizi e stipendi.
Eppure la politica di bilancio, o fiscale, si potrebbe finanziare anche in altri modi. Anche senza far aumentare il debito pubblico.
Senza cioè dover pagare centinaia di miliardi di interessi sul debito che vanno ad arricchire soprattutto i rentiers, autoctoni e stranieri.
È riportato su ogni manuale di politica economica. Come in “Elementi di politica economica” di Nicola Acocella.
Lo Stato può finanziarsi infatti tramite le tasse, tramite l’emissione di titoli di Stato o tramite l’emissione di moneta. Cioè senza far aumentare il debito pubblico e, quindi, gli interessi passivi sullo stesso.
La Banca Centrale di un Paese può accreditare direttamente l’emissione monetaria sul conto del tesoro. O potrebbe, come avveniva in Italia fino al 1981, essere obbligata a finanziare lo scoperto del tesoro sul conto corrente di tesoreria a un tasso irrisorio (inferiore anche all’inflazione e al costo del debito pubblico).
O lo Stato potrebbe emettere direttamente biglietti a corso legale senza neanche passare per la Banca Centrale.
Senza contare altri metodi per evitare l’aumento del debito pubblico. Come l’emissione di una perpetuità, cioè di un titolo di Stato irredimibile (senza scadenza) e a tasso zero.
Invece grazie a una classe politica che negli ultimi 40 anni ci ha legato mani e piedi col vincolo esterno, lo Stato e le amministrazioni locali sono ridotte al livello del peggior strozzino.
E si inventano quindi sempre nuove misure, sempre più inccettabili, per spremere risorse dalla popolazione.
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