di Marinella Correggia
Gira un meme: «l’Italia ha introdotto il greenpass per evitare i contagi, ma tanti cercano di contagiarsi per evitare il greenpass».
E’ paradossale, ma non troppo. Di fatto, chi - per varie e diversificate ragioni - non ha accettato la costrizione al vaccino anti-Covid19, può lavorare o salire su un mezzo pubblico (servizio essenziale) solo se sarà dichiarato «guarito». Aggettivo mal posto, oltretutto: anche gli asintomatici positivi, una volta negativizzati, per un po’ hanno lo status di guariti e sono riammessi in società.
Vaccinazione o guarigione.
Chi non si ammala sarà riabilitato solo se si ammalerà.
La buona salute, che fino a ieri l’altro era considerata una fortuna, o un merito per chi la coltivava, adesso ti relega a paria. E’ una specie di reato. Come il voler vivere e muoversi all’aria aperta. Reato! Si impongono mascherine “salvo se si può mantenere continuativamente la distanza” (!), si impedisce lo sport se non agli obbedienti.
Altro che educazione alla vita sana. Per fortuna in Salvador – ad esempio – è stata lanciata una campagna in questo senso https://www.prensa-latina.cu/2022/01/05/el-salvador-promueve-vida-saludable-para-enfrentar-covid-19. «Uno stile di vita salubre aiuta anche a ridurre le complicanze da Covid-19 per chi incontra il virus». Dunque più movimento (all’aria aperta), attenzioni alimentari per evitare obesità, diabete e ipertensione, più acqua e agrumi e rinunciare ad alcol, grassi saturi, zuccheri…
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