di Lorenzo Poli - BlogLavoroeSalute
14 ottobre 2022
La Pfizer ha ammesso in un’audizione all’Europarlamento di non aver mai testato il siero Cominarty-BioNTech/Pfizer sull’arresto della trasmissione del virus prima che fu emesso sul mercato, perché si è dovuta “muovere davvero alla velocità della scienza”.
Di fronte alla domanda dell’eurodeputato olandese Rob Ross, la responsabile per i mercati internazionali di Pfizer, Janine Small, è costretta ad ammettere che l’azienda farmaceutica non ha mai testato il vaccino per fermare la trasmissione del virus. Al suo posto ci sarebbe dovuto essere l’ad Albert Bourla, che doveva dar conto degli sms con Ursula Von der Leyen, ma una settimana prima ha fatto sapere di non essere più disponibile a comparire di fronte all’Europarlamento, probabilmente per evitare domande scomode sui messaggi – ancora segreti – che scambiò con la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.
La Small è stata sentita nell’aula di Strasburgo il 10 ottobre e l’eurodeputato Ross le ha chiesto: “Il vaccino Pfizer è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che fosse immesso sul mercato”. Ecco la risposta della dirigente di Pfizer: “No, noi dovevamo muoverci alla velocità della scienza”. Quindi nessun trial sulla prevenzione dell’infezione, dunque sulla trasmissione, è mai stato richiesto.
Ormai tutti sanno che Comirnaty, il principale vaccino anti-Covid m-RNA a disposizione per combattere il Covid, non blocca a sufficienza i contagi, soprattutto dopo che sono emerse le prime varianti. Ma prima chi si azzardava a dire, sulla base di letteratura medica, che si trattava di un vaccino che incideva sulla prevenzione generale e non sulla trasmissione, si veniva additati con ogni locuzione possibile.
“L’attuale vaccinazione di massa influisce sulla prevenzione della malattia ma non sulla trasmissione, e questo a lungo termine è controproducente perché lascia il lavoro “a metà” e fa mutare il virus in un ceppo più virulento in grado di colpire i più giovani e i bambini. Questo è spiegato molto bene dal Dr. Geert Vanden Bossche ed è confermato da una ricerca in Sudafrica. Il dottor Peter McCullogh, che è un grande cardiologo statunitense, si chiede come mai alcune ricerche siano state fermate e altre invece siano state potenziate. Il problema è che tutti i vaccini attuali attaccano la proteina spike e producono anticorpi specifici che non eliminano la trasmissione. Questa è una strategia fallimentare, che potrebbe portare a seri problemi nel giro di sei mesi.”
Parole della dottoressa, indipendentista catalana ed attivista contro le compagnie farmaceutiche Teresa Forcades, 29 aprile 2021 in una intervista a VilaWeb, ripresa da Castelvecchi editore.
“Il termine “vaccino” è improprio per questi prodotti perché non impediscono il contagio. Sono farmaci che, per un periodo di tempo, possono ridurre il rischio di Covid grave rispetto al non eseguire alcuna terapia. L’attuale vaccinazione di massa anti-Covid influisce poco sulla prevenzione della malattia ma nulla sulla trasmissione. In uno studio condotto nel vaccinatissimo Qatar fra gennaio e agosto 2021, la vaccinazione anti-Covid ha mostrato:
– giorno 1- 13 dal vaccino, aumento delle infezioni.
– fra 1 e 3 mesi: riduzione di infezioni superiore al 70%.
– fra 3 e 6 mesi: rapida diminuzione di protezione.
– a più di 6 mesi dal vaccino, non è più rilevabile alcuna protezione dall’infezione.
Anche una ricerca svedese su 1,6 milioni di persone ha mostrato che la protezione dall’infezione cala fino a zero e peggio, a nove mesi dal vaccino. Così sono tutti i vaccini anti-Covid come Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson e così via”.
Parole del Dottore, pediatra ed attivista per il diritto alla salute Eugenio Serravalle, 28 giugno 2022, in una intervista a Pressenza Italia.
Inoltre, se guardiano i dati sui “nuovi positivi” in questi tre anni scopriamo che il 29 giugno 2020 vi erano 126 nuovi positivi; il 29 giugno 2021 ve n’erano 679; mentre il 29 giugno 2022 erano 93.165.
Nonostante ciò solo ora scopriamo che Pfizer, prima di immetterlo sul mercato, non ha nemmeno fatto i test necessari per capire se fosse in qualche modo efficace contro la trasmissione del virus.
Subito i debunkers sono corsi a dire che “NESSUNO HA MAI DETTO CHE IL VACCINO SERVIVA A PREVENIRE IL SARS-COV2”. Eppure è la stessa Agenzia Italiana del Farmaco a smentire.
Inoltre, il Green Pass è stato introdotto e legittimato proprio sulla base di prevenire il contagio e quindi la trasmissione della Covid-19. A dare conferma era proprio il testo del Decreto Legge 1 aprile 2021 n° 44:
Quindi, aveva ragione chi nel 2020 criticava il fatto che fossero stati presi accordi “top secret” tra case farmaceutiche e Commissione Europea a danno della salute pubblica. Aveva ragione chi sosteneva che la mancanza di trasparenza negli accordi commerciali non poteva essere giustificata sul fatto di velocizzare la produzione di vaccini. Aveva ragione chi già nel 2020 segnalava che vi era tanta retorica e poca scienza sull’efficacia dei vaccini e che era rischiosa l’accelerazione dei processi regolatori (come la rolling review) da parte di Ema, alla luce dei potenziali conflitti d’interesse essendo Ema finanziata per il 75% da case farmaceutiche. Quindi hanno fatto corretta informazione coloro che dicevano che si trattava di vaccini sperimentali non approvati ma solo autorizzati ad essere somministrati nella popolazione adulta a causa dello Stato di emergenza. Quindi hanno informando correttamente coloro che dicevano ai cittadini che non vi erano studi sugli effetti a lungo termine, sulla durata degli anticorpi specifici prodotti dalla proteina spike e sul rischio effettivo del fenomeno ADE.
Anzi, fu la stessa Pfizer che a febbraio 2022 ha ammesso, in documenti riservati, che la sua terapia vaccinale ad m-RNA contro il Covid-19 può causare un potenziamento anticorpale dell’infezione (ADE).
Dunque avevano ragione medici, giornalisti, attivisti per il diritto alla salute e per la libertà di scelta vaccinale sostenere come il linguaggio bellico isterico, polarizzato ed allarmante avesse impedito una comunicazione scientifica trasparente, costituita dalla piena pubblicazione dei dati, un elemento essenziale in una fase come quella per instaurare un sentimento di fiducia, in cui legittime domande avrebbero potuto trovare risposte, giustificate e dimostrate.
Aveva ragione quella parte del mondo accademico come la virologa e microbiologa Maria Rita Gismondo, l’oncologo Mariano Bizzarri, l’endocrinologo Giovanni Frajese, l’oncologa ed ematologa Patrizia Gentilini, il pediatra Eugenio Serravalle e molti altri che fin dall’inizio hanno sostenuto forti dubbi sui vaccini anti-Covid, venendo derisi e ridicolizzati con i nomignoli e le locuzioni più becere. Era il 16 giugno 2021 quando il dottor Frajese (noto revisore di peer review), riportando dati pubblicati su tutte le riviste internazionali disse che nei trial vaccinali non si era controllato se essi bloccavano la trasmissione del virus oppure no e che gli studi depositati erano fortemente incompleti. Il Dottori Bizzarri spiegò fin da subito che un vaccino è efficace se blocca la trasmissione di un agente infettivo e sollecita una risposta immunitaria preventiva e che senza tali proprietà non si può parlare di “vaccino”. Inoltre, anche la tesi che vaccinandosi si evitano gli effetti gravi è stata ampliamente smentita dal momento che molti sono i casi di ri-vaccinati il cui decorso della malattia è stato lento e sofferto. Per non parlare di chi, come la Commissione Medico Scientifica Indipendente e la Dottoressa Gentilini, ha messo in guardi fin da subito sull’obbligatorietà vaccinale e sulle vaccinazioni pediatriche anti-Covid riportando dati della letteratura medica, ovvero che vaccinare persone sane e i giovani sarebbe stato controproducente correndo rischi inutili e compromettendo una più duratura immunità naturale.
Il Dottor Peter Doshi, tra i più grandi esperti mondiali di trial clinici, fu tra i primi a dichiarare che gli studi sulla sicurezza dei vaccini era sostanzialmente inesistente e ad esprimere dei seri dubbi sono stati scienziati ed endocrinologi a partire dai rischi assoluti e dai rischi relativi, arricchiti da dati forniti con scientificità.
Il 4 gennaio 2021, Doshi pubblicava sul British Medical Journal, un articolo dal titolo “Pfizer e Moderna “95% di efficacia” – abbiamo bisogno di dettagli e dati grezzi” in cui arrivava a stimare che l’efficacia del vaccino era in realtà del 29%. Ma anche in questo caso gli furono dati tutti gli appellativi possibili ed immaginabili, soprattutto dopo che fu contattato come esperto per alcune inchieste del programma di giornalismo d’inchiesta Report.
Anche questa volta Big Pharma sembra aver fatto il bello e il cattivo tempo attraverso gruppi di pressioni nelle istituzioni pubbliche, scavalcando quelle che dovrebbero essere i presupposti del diritto all’informazione dei cittadini-consumatori. In tutto ciò il PNRR ha dato 400 milioni a Pfizer per la ricerca nonostante ancora oggi non abbia pubblicato i dati sugli effetti avversi dei vaccini.
1 Pathophysiological Basis and Rationale for Early Outpatient Treatment of SARS-CoV-2 (COVID-19) Infection
https://www.amjmed.com/action/showPdf?pii=S0002-9343%2820%2930673-2
2 Will SARS Cov-2 Become Resistant to Current Vaccines – Implications | Penny Moore, PhD
https://www.youtube.com/watch?v=5Od2bmr-grw
3 http://www.castelvecchieditore.com/2021/04/29/intervista-a-teresa-forcades-su-pandemia-e-vaccini/
6 http://www.blog-lavoroesalute.org/covid-vaccini-top-secret/
7 Fenomeno ADE è il potenziamento anticorpale dell’infezione
8 Peter Doshi: Pfizer and Moderna’s “95% effective” vaccines—we need more details and the raw data
https://blogs.bmj.com/bmj/2021/01/04/peter-doshi-pfizer-and-modernas-95-effective-vaccines-we-need-more-
details-and-the-raw-data/
*Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
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