I 7 "strabilianti successi" di un anno di governo Meloni

di Edoardo Laudisi

Il governo di Giorgia Meloni sta per compiere un anno. Qualcuno potrebbe pensare erroneamente che un governo eterodiretto, come è questo, abbia solo da starsene con le mani in mano a godersi i vantaggi del potere come un Di Maio qualsiasi, ma sbaglierebbe. Perché il governo Meloni è stato superattivo ed efficiente oltre ogni misura. Ecco un breve elenco degli obiettivi principali raggiunti in questo quasi anno.

  • Abolizione del Superbonus 110%, secondo Meloni la più grande truffa ai danni dello Stato. Vale la pena ricordare che dietro all’idea del Superbonus introdotto dal governo Conte, ci fosse il concetto di valuta fiscale. In sostanza la cessione dei crediti d’imposta a terzi, e quindi il loro utilizzo anche come strumento di pagamento, era un modo di intervento pubblico in economia che non intaccava il rapporto debito / pil. Lo Stato incassava meno tasse ma l’economia riceveva un impulso in un settore, quello edile, trainante dove il ritorno sugli investimenti era e rimane molto elevato. A detta di molti economisti nel medio / lungo periodo l’aumento del reddito provocato dall’impulso del Superbonus avrebbe generato un gettito fiscale tale da compensare le perdite dei crediti concessi.

  • Abolizione reddito di cittadinanza. Era la prima volta che l’Italia introduceva uno strumento a sostegno dei disoccupati di lungo corso. La legge era fatta male, come quasi tutte le leggi fatte dai 5 stelle, ma in un paese che aveva abolito l’articolo 18 e flessibilizzato il mercato del lavoro a livelli da terzo mondo, una misura di quel tipo era un fatto innanzitutto di civiltà.

  • Nessun contrasto all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Talvolta fare niente significa fare moltissimo e in questo caso il governo Meloni si è dato parecchio da fare. Perché anche l’ultimo dei despoti si preoccupa quando i beni di prima necessità aumentano oltre misura e magari qualcosina prova a farla. Meloni no. Nulla. Meloni ma non batte ciglio. Eppure, lo Stato avrebbe degli strumenti efficaci per contenere queste spinte come, ad esempio, il calmieramento dei prezzi.

  • Nessun contrasto vero agli aumenti dei prezzi di energia (gas, elettricità, benzina). Idem come sopra. Mentre questi aumenti stanno scorticando gli ultimi risparmi delle famiglie, lo Stato accumula un tesoretto da paura dal momento che è il principale azionista di Eni ed Enel, tanto che si può tranquillamente parlare di tassazione occultata per finanziare la guerra in Ucraina, ad esempio.

  • Nessun contrasto all’immigrazione clandestina. Parole parole parole soltanto parole. Qui siamo al grottesco visto che si è passati dai roboanti “blocco navale” e “rimpatrio forzoso” della campagna elettorale al silenzio radio più totale del governo davanti a oltre 125.000 arrivi nel 2023. Dove andranno? Cosa faranno? Come camperanno? Silenzio, hai visto mai che magari magari il popolo mio non si accorge di nulla, spera Giorgia.

  • Sostegno totale universale eterno a Slava Ukraïni. “Con voi fino alla fine” esclamò Meloni a Kiev lo scorso febbraio. Nessun tentennamento, nessuna riflessione intelligente, nessuna analisi geopolitica complessa, nessuna ipotesi alternativa da parte del primo ministro di uno dei paesi più ricchi di storia e cultura del pianeta. Solo un pensiero ottuso, stolto, rigido, ripetitivo, da coatti.

  • Con la faccia sotto ai piedi dell’amico Joe. Con lo Stivale gli Stati Uniti ci hanno sempre fatto quello che hanno voluto, del resto se lo sono calzati a forza con la lunga e sanguinosa campagna militare 1943-45. Però raramente si è assistito a una sudditanza così servile, alla geometra Calboni, il personaggio del leccaculo aziendale in Fantozzi. Per poi ottenere un pugno di mosche, perché il servo troppo servile sta sul cazzo perfino al padrone. La dimostrazione è il famoso memorandum Tunisia che secondo la dichiarazione congiunta UE - Tunisi avrebbe dovuto essere il primo passo per regolare l’immigrazione verso l’Italia e l’Europa ma che si è rivelato non essere altro che il cavallo di Troia per aprire le porte dal paese nordafricano al Fondo Monetario Internazionale. Porte che il presidente tunisino in passato ha sempre tenuto ben chiuse.

Grazie anche a questi brillanti risultati, sono caduti i pregiudizi e Giorgia Meloni è stata accettata nelle stanze del potere che conta. E questo, vale la pena notare, è stato fin dall’inizio il vero obbiettivo della Von der Leyen de noialtri.

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