Cinque variabili che definiscono il nostro futuro
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di Pepe Escobar – Sputnik
[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]
"Per la Germania si trattava di 'organizzare l'Europa'. Gli Stati Uniti devono 'organizzare' il mondo. La storia sta mettendo l'umanità di fronte all'eruzione vulcanica dell'imperialismo americano... Con un pretesto o un altro, gli Stati Uniti interverranno nel tremendo scontro per mantenere il loro dominio mondiale."
Sappiamo tutti cosa è successo dopo. Ora ci troviamo sotto un nuovo vulcano che nemmeno Trotsky avrebbe potuto identificare: un declino degli Stati Uniti di fronte alla "minaccia" Russia-Cina. E ancora una volta l'intero pianeta è interessato da importanti mosse nello scacchiere geopolitico.
I neocons straussiani a capo della politica estera degli Stati Uniti non potrebbero mai accettare che la Russia e la Cina aprano la strada a un mondo multipolare. Per ora abbiamo l'espansionismo perpetuo della NATO come strategia per debilitare la Russia… e Taiwan come strategia per debilitare la Cina.
Eppure, negli ultimi due anni, la feroce guerra per procura in Ucraina ha solo accelerato la transizione verso un ordine mondiale multipolare, guidato dall'Eurasia.
Con l'aiuto indispensabile del Prof. Michael Hudson, riassumiamo brevemente le 5 variabili chiave che stanno condizionando l'attuale transizione.
I perdenti non dettano le condizioni
Mosca, però, on si scompone. Il Cremlino ha fissato le condizioni molto tempo fa: resa totale e niente Ucraina come parte della NATO. "Negoziare", dal punto di vista della Russia, significa accettare queste condizioni.
E se le potenze decise a Washington optano per mettere il turbo all'armamento di Kiev, o per scatenare "le più atroci provocazioni per cambiare il corso degli eventi", come ha affermato questa settimana il capo dell'SVR, Sergey Naryshkin, bene.
La strada da percorrere sarà sanguinosa. Nel caso in cui i soliti sospetti mettano da parte il popolare Zaluzhny e installino Budanov a capo delle Forze Armate dell'Ucraina, l'AFU sarà sotto il totale controllo della CIA – e non dei generali della NATO, come avviene tuttora.
Questo potrebbe impedire un colpo di stato militare contro il fantoccio in felpa sudata di Kiev. Ma le cose si faranno molto più brutte. L'Ucraina passerà alla Guerriglia Totale, con due soli obiettivi: attaccare i civili russi e le infrastrutture civili. Mosca, ovviamente, è pienamente consapevole dei pericoli.
Nel frattempo, i ciancioni iperattivi a diverse latitudini suggeriscono che la NATO potrebbe addirittura prepararsi a una spartizione dell'Ucraina. Qualunque sia la forma che potrebbe assumere, non sono i perdenti a dettare le condizioni: È la Russia che lo fa.
Per quanto riguarda i politici dell'UE, è prevedibile che siano in preda al panico più totale, convinti che, dopo aver fatto piazza pulita dell'Ucraina, la Russia diventerà ancora di più una "minaccia" per l'Europa. Fesserie. Non solo Mosca se ne frega di quello che "pensa" l'Europa; l'ultima cosa che la Russia vuole o di cui ha bisogno è annettere isterismi baltici o dell'Europa orientale. Inoltre, persino Jens Stoltenberg ha ammesso che "la NATO non vede alcuna minaccia da parte della Russia verso nessuno dei suoi territori".
Come afferma il Prof. Michael Hudson, siamo nel bel mezzo della "spaccatura del mondo e della svolta verso la Cina, la Russia, l'Iran, i BRICS", uniti nel "tentativo di invertire, annullare e far retrocedere l'intera espansione coloniale che si è verificata negli ultimi cinque secoli."
Oppure, come ha definito il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, questo processo dei BRICS che si lasciano alle spalle i prepotenti occidentali, il cambiamento dell'ordine mondiale è come "una rissa in un parco giochi – che l'Occidente sta perdendo".
Bye-Bye, Soft Power
Il motivo principale per cui l'Arabia Saudita, ora membro dei BRICS 10, è così mite sul genocidio a Gaza è che le sue ingenti riserve di dollari sono ostaggio dell'Egemone.
Eppure la carovana che si allontana dal dollaro USA continuerà a crescere nel 2024: ciò dipenderà dalle cruciali deliberazioni incrociate all'interno dell'Unione Economica Eurasiatica (UEEA) e dei BRICS 10.
Torniamo così alla sindrome "del giardino e della giungla", coniata per la prima volta dall'orientalista della Gran Bretagna imperiale Rudyard Kipling. Sia il concetto britannico di "fardello dell'uomo bianco" che quello americano di "Destino manifesto" derivano dalla metafora "del giardino e della giungla".
Il NATOstan, e mica tutto, dovrebbe essere il giardino. Il Sud Globale è la giungla. Ancora Michael Hudson: allo stato attuale, la giungla sta crescendo, ma il giardino non sta crescendo "perché la sua filosofia non è l'industrializzazione. La sua filosofia è quella di fare rendite di monopolio, cioè rendite che si fanno nel sonno senza produrre valore. Si ha solo il privilegio di avere il diritto di incassare denaro su una tecnologia di monopolio che si possiede".
La differenza oggi, rispetto ai decenni passati del "pranzo gratis" imperiale, è "un immenso spostamento del progresso tecnologico", dal Nord America e dagli Stati Uniti verso la Cina, la Russia e alcuni nodi selezionati dell'Asia.
Guerre Eterne. E Nessun Piano B..
Se combiniamo tutte queste varianti – lo stallo, i BRICS, l'Imperatore Solitario, de-dollarizzazione, giardino e giungla – alla ricerca dello scenario più probabile, è facile vedere che l'unica "via d'uscita" per un Impero messo all'angolo è, che altro, il modus operandi predefinito: Guerre Eterne.
E questo ci porta all'attuale portaerei americana in Asia occidentale, totalmente fuori controllo ma sempre sostenuta dall'Egemone, che punta a una guerra su più fronti contro l'intero Asse della Resistenza: Palestina, Hezbollah, Siria, milizie irachene, Ansarullah nello Yemen e Iran.
In un certo senso siamo tornati all'immediato post-11 settembre, quando ciò che i neocon volevano veramente non era l'Afghanistan, ma l'invasione dell'Iraq: non solo per controllare il petrolio (cosa che alla fine non è avvenuta) ma, secondo l'analisi di Michael Hudson, "per creare essenzialmente la legione straniera dell'America sotto forma di ISIS e al– Qaeda in Iraq". Ora, "l'America ha due eserciti che usa per combattere nel Vicino Oriente, la legione straniera ISIS/al-Qaeda (legione straniera di lingua araba) e gli israeliani."
L'intuizione di Hudson sull'ISIS e Israele come eserciti paralleli è impagabile: entrambi combattono l'Asse della Resistenza, e mai (corsivo mio) si combattono tra loro. Il piano neocon straussiano, per quanto squallido, è essenzialmente una variante della "lotta all'ultimo ucraino": "combattere fino all'ultimo israeliano" sulla via del Santo Graal, che è: bombardare, bombardare, bombardare l'Iran (copyright John McCain) e provocare un cambio di regime.
Così come il "piano" non ha funzionato in Iraq o in Ucraina, non funzionerà contro l'Asse della Resistenza.
Ciò che Putin, Xi e Raisi hanno spiegato al Sud Globale – in modo sia esplicito sia piuttosto sottile – è che ci troviamo proprio nel punto cruciale di una guerra di civiltà.
Michael Hudson ha fatto molto per ridurre in termini pratici questa lotta epica. Ci stiamo dirigendo verso quello che ho descritto io come techno-feudalesimo – che è il formato AI del turbo-neoliberismo a caccia di rendite? O ci stiamo dirigendo verso qualcosa di simile alle origini del capitalismo industriale?
Michael Hudson definisce un orizzonte di buon auspicio come "aumentare gli standard di vita invece di imporre l'austerità finanziaria del FMI sul blocco del dollaro": ideare un sistema che Big Finance, Big Bank, Big Pharma e quello che Ray McGovern ha memorabilmente coniato come il MICIMATT (complesso militare-industriale-congressuale-intelligence-mediatico-universitario-tank tank) non possano controllare. Alea Jacta Est.
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