La "ridistribuzione dei migranti": una politica criminale made in UE

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La  "ridistribuzione dei migranti": una politica criminale made in UE

 

Il dibattito europeo sulla migrazione dall’Africa si è incagliato in questi giorni sulla questione della “Ridistribuzione”, ma questa è solo una delle tante stazioni del gioco dell’oca, quella forma inconcludente di dibattito europeo che dopo aver prodotto bile tra i suoi cittadini lascia le cose immutate e il gioco continua all’infinito.

Dibattito inconcludente perché condotto su concetti falsi, fiabeschi e slegati dalla realtà. Fumo negli occhi per non uscire dal modello e perpetuarlo all’infinito.

Come raccontato dai migranti-schiavi nel film e nel libro “L’Urlo”, si chiama “Ridistribuzione” ma si tratta di “Selezione naturale”.

Quest’anno sono arrivati dalla Libia 40 mila persone via mare (la stragrande maggioranza delle quali prima che la Meloni diventasse premier, quindi con i porti regolarmente aperti e la questione completamente ignorata dai radar dei media).

In Libia sono stimati esserci 700.000 migranti (praticamente tutti in Tripolitania).

Significa che 1/17 di loro ha raggiunto le coste italiane.

Gli altri 16 su 17, ovvero gli altri 660 mila, sono rimasti in Libia.

Questa si chiama “Selezione naturale”.

La politica criminale della “Ridistribuzione” è stata varata durante ill vertice di Malta nel settembre 2019 e vigorosamente sostenuta dalla Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson (nella foto), appoggiata convintamente in quest’azione dalla Ursula von der Leyen.

Ed è una politica studiata a pennello sul lavoro delle Ong di salvataggio, perché ne tutela e glorifica l’operato.

E’ tutta la stessa mafia atlantista finto umanitaria.

Il meccanismo funziona così: i porti italiani devono restare aperti, l’Unione Europea garantisce (?) la ridistribuzione dei migranti sbarcati, la selezione naturale può avere corso, l’illusione di poter arrivare in Europa illegalmente viene usata dalle mafie africane per far cadere in trappola i ragazzini africani, le milizie libiche si arricchiscono su questo patrimonio umano in schiavitù che si ritrovano a disposizione, le buone finanze delle milizie di Tripoli garantiscono all’Unione Europea il controllo indiretto della capitale Tripoli e il conseguente saccheggio del petrolio libico e così il cerchio si chiude con l’Unione Europea a beneficiare di questa tragedia.

E’ tutto spiegato, raccontato, mostrato, dai diretti protagonisti, all’interno del film e del libro “L’Urlo”.



Pertanto mi ascoltino bene i cittadini europei che in questi giorni stanno lanciando accuse di moralità al governo italiano: la politica di “Ridistribuzione” è una politica di selezione naturale.

L’unica ridistribuzione sensata è quella a monte, direttamente da Tripoli in volo verso le capitali europee. Ci sono 44 mila rifugiati censiti in Libia. Che volino subito da Tripoli verso le capitali europee, già ridistribuiti.

Che si impedisca alle navi delle Ong di essere in mare e sponsorizzare la loro attività, azione che spinge questi ragazzini a rischiare la vita.

Si smantellino le milizie di Tripoli terminali di una sofisticata rete di tratta di esseri umani ramificata in tutta l’Africa, come raccontato nel film e nel libro “L’Urlo”.

Si consenta alle legittime autorità libiche di governare in tutto il paese, inclusa la capitale libica Tripoli in mano alle milizie e dove vige una giunta militare finanziata dall’Occidente.

Questi sono i fatti. Il gioco finisce qui.

Ascolta il punto di vista dei migranti-schiavi in Libia in questo video.

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Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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