di Fabrizio Poggi
Il 26 giugno, nel corso della visita a Vilnius per le manovre NATO “Griffin Storm 2023”, il Ministro della guerra tedesco Boris Pistorius ha annunciato l'intenzione di dislocare in Lituania, su base permanente, ulteriori quattromila uomini – oltre gli 800 presenti dal 2017 - per rafforzare il fianco est della NATO. Il presidente lituano Gitanas Nauseda ha assicurato che Vilnius, entro il 2026, appronterà tutto il necessario (caserme, logistica e altro) per la permanenza della brigata tedesca. Pochi giorni prima, il Ministro della guerra lituano, Arvydas Anusauskas aveva espresso a una delegazione del Senato USA, l'interesse lituano a rendere permanente anche la presenza dei 500 soldati yankee che dal 2019 si alternano nel paese.
Persino alcuni osservatori occidentali considerano il passo tedesco come «una lenta marcia verso un potenziale futuro scontro diretto della NATO con la Russia». La Polonia accresce il dispiegamento di mezzi e uomini attorno a Kaliningrad, scrive Evgenij Umerenkov su Komsomol'skaja Pravda, e ora si rafforza la presenza NATO nei Paesi baltici, attuata sinora a rotazione coi “Battaglioni plurinazionali”, cui partecipa anche l'Italia, dispiegati a partire dal 2017.
A parere dell'esperto militare Aleksandr Nosovic, la decisione tedesca fa il paio con la dislocazione di sistemi HIMARS nell'area di Danzica: tali passi, uno dopo l'altro, dovranno prima o poi portare a un punto, oltre il quale o si dà il via al processo inverso, oppure allo scontro armato diretto. Per ora, Polonia e Lituania stanno continuando sulla strada dell'accerchiamento di Kaliningrad: ci sono «americani, tedeschi, francesi. Con una tale concentrazione di forze su entrambi i lati delle frontiere della regione, tutto questo non può che concludersi molto male».
Anche se l'iniziativa, di solito, proviene formalmente da Vilnius e Varsavia, il fatto che la NATO la sostenga rientra nei piani USA, che vanno avanti da «venti anni, di posizionarsi alle nostre frontiere».
Quando, nel 2004, con l'ennesimo allargamento della NATO, i Paesi baltici entrarono nell'Alleanza atlantica, era già chiaro l'obiettivo di trasformarli in un avamposto NATO: non a caso, ancor prima del 24 febbraio 2022, Washington e Bruxelles strepitavano sulla “necessità di difendere i Baltici”, perché la terza guerra mondiale “comincerà con l'aggressione russa alle democrazie baltiche”. Ora poi, che i reparti della “Wagner” sono acquartierati in Bielorussia, si sarebbero accresciuti i pericoli per “la libertà di Polonia e Lituania”.
Tra l'altro, nella questione Bielorussia-Polonia-Lituania, non è fuori luogo ricordare quello che la NATO considera il punto debole del proprio fianco orientale, il cosiddetto “Suwalki gap", l'ipotetico corridoio terrestre lungo circa 100 km, in grado di collegare il territorio bielorusso alla regione di Kaliningrad. Se questo "corridoio" finisse sotto pieno controllo russo e bielorusso, l'intera regione baltica si troverebbe in una "sacca". Dunque, dice Nosovic, non sarebbe male che i tedeschi, prima di dislocare reparti della Bundeswehr in Lituania, riflettessero sulla faccenda; «d'altra parte, se la NATO sta lentamente muovendo verso una guerra diretta con la Russia, nemmeno questa considerazione la fermerà».
La russa RT ricorda che il 26 giugno, oltre a Pistorius, era presente a Vilnius anche Jens Stoltenberg, il quale avrebbe detto che al prossimo vertice della NATO, in programma proprio a Vilnius tra un paio di settimane, si discuterà del passaggio dal solo pattugliamento aereo sui Paesi baltici – attuato a rotazione: dallo scorso marzo sono di scena caccia tedeschi e britannici - al sistema di difesa antiaerea e antimissilistica su rotazione, con la dislocazione, anche in Estonia e Lettonia, di sistemi tedeschi IRIS-T SLM.
Ma, si sa, è la Russia che si sta muovendo verso ovest.
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