La guerra in Ucraina continua a essere il teatro di una spietata strategia geopolitica, dove gli interessi degli Stati Uniti e della NATO sembrano pesare più delle vite umane. Le dichiarazioni del Segretario di Stato USA Antony Blinken e di altri leader occidentali rivelano una preoccupante insensibilità verso la realtà devastante che vive la popolazione ucraina. Durante una conferenza stampa a Bruxelles, Blinken ha dichiarato che l'Ucraina deve prendere "decisioni difficili" sulla mobilitazione militare, suggerendo di abbassare ulteriormente l'età per il reclutamento da 25 a 18 anni. Una richiesta cinica, che ignora il dramma umano e le conseguenze a lungo termine per il tessuto sociale del Paese.
"Anche con denaro e munizioni, servono uomini in prima linea", ha affermato Blinken, mostrando come le vite umane vengano trattate come semplici risorse da consumare in battaglia. La pressione di Washington su Kiev per abbassare l'età di leva dimostra quanto poco contino per i sostenitori occidentali i costi umani del conflitto. In Ucraina, la mobilitazione forzata è già una pratica comune, con testimonianze di uomini trascinati via dalle loro case o prelevati con la forza nei luoghi pubblici. Nonostante questo, i leader occidentali continuano a insistere su misure che spingerebbero sempre più giovani ucraini, spesso appartenenti alla generazione meno numerosa nella storia moderna del Paese, verso il fronte di una guerra senza fine.
La situazione diventa ancora più surreale se si considerano le altissime perdite tra le fila ucraine. Secondo il Financial Times, almeno 60.000 soldati ucraini hanno disertato, un chiaro segnale di una crisi di fiducia e di morale tra le truppe. Eppure, invece di cercare una soluzione diplomatica, gli Stati Uniti e la NATO continuano a fornire armi e addestramento, chiedendo ulteriori sacrifici umani. Non mancano voci di dissenso, come quella del ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, che ha definito "estremamente pericoloso" il piano di abbassare l'età di reclutamento. Szijjártó ha sottolineato che, invece di insistere su nuove mobilitazioni e forniture di armi, i leader occidentali dovrebbero parlare di pace, cessate il fuoco e negoziati.
Questa guerra per procura, mascherata da sostegno alla sovranità ucraina, appare sempre più come una strategia per logorare la Russia a spese della popolazione ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha accusato l'Occidente di trattare gli ucraini come "carne da cannone", un'accusa che trova conferme nelle dichiarazioni dei leader occidentali.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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