Ma chi sono i “debunker” che la Boldrini si è presa per condurre la sua crociata contro “bufale” e l’”odio” su Internet? Per capirlo, diamo un’occhiata ad alcuni loro post. Intanto quelli di David Puente. Tra i tanti che si occupano di “smentire” inverosimili “notizie” degne dei tabloid inglesi, qualcuno merita attenzione. Ad esempio quello dedicato alla decapitazione di un bambino di dieci anni ad opera dei “ribelli siriani”. Un bambino di dieci anni? Naaaa...
Per David Puente si trattava di un “soldato siriano di 19 anni, secondo quanto riportato dai suoi parenti, affetto da Talassemia, la quale presenta un rallentamento della crescita e un ritardo della pubertà.” E per attestare questa bufala David Puente riporta una caterva di presunti “documenti” e tweet (che qualcuno, miracolosamente, gli ha fatto pervenire “dalla Siria” o che, improbabilmente, si è andato a cercare in Rete), un evidentissimo fotomontaggio con la testa del bambino apposta sul corpo di un tizio che spara con la mitragliatrice e uno “striscione con la bandiera governativa” che commemora la morte del bambino, quale “prova” della sua appartenenza all’esercito siriano . Ovviamente, sull’articolo di Puente, nessuna traccia del video della decapitazione dal quale chiunque può rendersi conto della sorte riservata a questo bambino trattato dai “ribelli” come una “spia”.
Ancora peggio per l’altro “esperto” scelto dalla Boldrini: Paolo Attivissimo, già celebre per additare come “complottista” chiunque si permetta di dubitare della “versione ufficiale” dell’11 settembre. E per stemperare l’orrore sulla sorte del bambino decapitato dai “ribelli” in Siria, soffermiamoci su un post di Attivissimo che tratta un argomento oramai frivolo: l’ennesima infamia di Kim Jong Un, leader della Corea del Nord, che – questa volta - avrebbe condannato a morte una famigliola nord coreana colpevole di essersi fotografata con lui senza il sorriso di circostanza. E per capire come operino i debunker à la page vale la pena di leggersi tutto il tortuoso ragionamento di Paolo Attivissimo che, pur prendendo per buona la “notizia”, pretende poi di ergersi ad “esperto”: “La foto non è un falso, ma è interpretata erroneamente.” Cioè? “È probabile che le persone mostrate nella foto stiano posando (per prepararsi) con l’espressione che il regime si aspetta da loro” (in quanto, nella Corea del Nord) “la pena per un entusiasmo inadeguato è la deportazione o l’esecuzione.”
E intanto - preludio all’Inquisizione - è cominciato l’invito all’autocensura su internet. Già qualche giorno fa, con l’apparire su Facebook di un davvero inquietante messaggio ai tanti amministratori di gruppi che devono decidere su cosa pubblicare: “Questo post è stato segnalato, vuoi accettarlo o rifiutarne la pubblicazione?”
Ma “segnalato” da chi?
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