Ma perché nessuno protesta contro l’attacco missilistico alla Siria e il conseguente abbattimento, intenzionalmente indotto dagli israeliani, di un aereo russo?
Di certo, non c’era da sperare in chissà quali manifestazioni oceaniche o in qualche comunicato della Farnesina, ma appare davvero scandaloso che (quasi) nessuno “a sinistra” si sia sentito in dovere di condannare il nuovo raid contro la Siria, condotto DOPO che si era arrivati ad un accordo per scongiurare un bagno di sangue per la liberazione di Idlib. Un attacco finalizzato a ridimensionare gli indubbi successi diplomatici di Putin, a ridare fiducia ai jihadisti ancora in Siria, a sostenere quel processo di balcanizzazione della Siria così voluto dalla Francia e, soprattutto, da Israele.
Già, ma perché, neanche su Facebook, i tanti esponenti del movimento filopalestinese o – poniamo - Potere al Popolo, che fieramente si dichiarano contro Israele, non hanno speso una sola parola di condanna contro il raid? Sostanzialmente perché, a partire dai tempi della guerra alla Libia, l’informazione non è più veicolata da sempre più screditati mas media, ma da blasonate ONG, luce degli occhi di tanti attivisti della “sinistra antagonista”. Passa così la narrazione non già di una guerra di liberazione condotta da un popolo, quello siriano, che, per non fare la fine di quello libico, chiama chi vuole in suo soccorso, ma di un “conflitto tra superpotenze” con un Putin messo sullo stesso piano di Macron, Erdogan, Netanyahu o Trump.
Di riflesso, c’è un'altra parte della sinistra antagonista (anche se, sciaguratamente, etichettata come “rosso-bruna”) che pretenderebbe una immediata rappresaglia dalla Russia e un conseguente, probabile, conflitto nucleare. Ad essa consigliamo queste considerazioni di Sun Tzu, riportate dal ricercatore e giornalista Tony Cartalucci, qui sintetizzate:
“Anche nel 2015, quando la Turchia abbatté un aereo russo furono in molti a chiedere una immediata rappresaglia accusando, infine, di codardia la Russia che, si astenne dal farla. (…). Bisogna, tuttavia, tenere presente che la vendetta non è utile per la strategia orientata alla vittoria. L’antico signore della guerra cinese e stratega Sun Tzu nel suo trattato senza tempo, “L’arte della guerra”, metteva in guardia i generali contemporanei e futuri sui pericoli delle emozioni a scapito della strategia, dicendo: “non muoverti se non vedi un vantaggio; non usare le tue truppe a meno che non ci sia qualcosa da guadagnare; non combattere a meno che la posizione sia critica. Nessun sovrano dovrebbe mettere le truppe in campo solo per gratificare le proprie viscere; nessun generale dovrebbe combattere una battaglia semplicemente per dispetto. Se è a tuo vantaggio, fai una mossa in avanti; se no, rimani dove sei. La rabbia può cambiare in gioia; la rabbia può essere sostituita dal contenimento.”
Citare Sun Tzu in un sito antimilitarista? Forse non abbiamo tutti i torti.
Francesco Santoianni
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