di Eugenio Cipolla
Raccontano che l’altra sera, durante una riunione del Consiglio nazionale delle Riforme, proprio davanti al presidente Poroshenko in persona, ad un certo punto sia scoppiata una lite furibonda tra
Arsen Avakov, ministro dell’Interno di Kiev, e
Mikheil Saakashvili, ex presidente georgiano e attuale governatore della regione di Odessa. “Via dal mio paese!”, ha gridato Avakov a Saakashvili, lanciandogli successivamente un bicchiere d’acqua, peraltro pieno fino all’orlo, diretto addosso. La scena surreale è stata immortala da un video postato stamani sulla pagina
Facebook di Avakov e testimonia il nervosismo che si respira in queste ore nei palazzi del potere di Kiev.
La discussione è nata da un’accusa lanciata da Avakov secondo il quale l’ex presidente georgiano è in contatto con un oligarca russo per la privatizzazione di un importante impianto chimico a Odessa. E’ a quel punto che Saakashvili ha contrattaccato, affermando che Avakov finanzia gruppi paramilitari illegali. Così la situazione è degenerata, sfociando in una rissa che ha costretto un Poroshenko sbigottito a chiudere la seduta.
Per il presidente ucraino i prossimi sette giorni saranno cruciali. Sul tavolo non c’è solo la questione legata al debito di tre miliardi nei confronti della Russia, che Kiev non pare intenzionata a restituire, andando incontro al default (si saprà tutto il 20 dicembre), ma pure la questione di un cambio della guardia al governo del paese. Oggi una nota congiunta firmata proprio da Poroshenko, Yatsenyuk e Groisman (lo speaker della Rada) ha smentito tale ipotesi, anche se molti fattori fanno pensare che il leader del Fronte Popolare ha i giorni contati.
Giusto ieri uno degli uomini più vicini al presidente Poroshenko, proprio quel Mikhail Saakashvili tanto odiato da Avakov (Yatsenyuk ha preso le parti di quest’ultimo), ha detto che all’attuale governo in carica è rimasto poco tempo per lavoro e che in Parlamento sono già in corso le trattative per la sua sostituzione. A suffragare questa tesi sono arrivate anche le parole di
Yulia Tymoshenko.
La leader di Patria, secondo quanto riportato da Interfax, ritiene che «Yatsenyuk d vrebbe immediatamente dimettersi dal governo. Prima il paese cambierà esecutivo, prima l’Ucraina inizierà a risalire». L’eroina
della rivoluzione arancione ha aggiunto che domani, nella sessione straordinaria della Verkhovna Rada, interverrà nuovamente sull’argomento, sollecitando ancora una volta la propria richiesta.
A pesare sull’operato di Yatsenyuk c’è il totale asservimento alle dure richieste economiche del Fondo Monetario Internazionale, una politica eccessivamente filo-occidentale e un partito, il suo, che nei sondaggi non viene nemmeno più rilevato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata la decisione assunta qualche giorno fa di aumentarsi lo stipendio del 25% (a 8300 grivne, all’incirca 350$), motivandolo come un adeguamento al costo della vita. Cosa che ha fatto andare su tutte le furie molti colleghi di governo, oltre che gran parte della popolazione. Secondo gli ultimi dati forniti dall’istituto nazionale di statistica ucraino, nel mese di ottobre il salario media è stato di 4062 grivne, qualcosa come170$. Una miseria se consideriamo che il potere di acquisto nel paese è diminuito del 20% negli ultimi mesi. E di adeguamenti nemmeno a parlarne.