Perché quelli di #apriteiporti vogliono la guerra in Africa?

13733
Perché quelli di #apriteiporti vogliono la guerra in Africa?



di Daniel Wedi Korbaria
 

Parecchi non digeriscono la pace nel Corno d’Africa. In Etiopia si tratta dei TPLF da poco spodestati dal potere per mano della popolazione. Il 23 giugno il nuovo Primo Ministro Abiy Ahmed, un’ora dopo l’attentato dinamitardo di Mesqel Square ad Addis Abeba dove 5 milioni di etiopici erano scesi in piazza per incoraggiarlo a proseguire con le riforme e la pace con l’Eritrea, ha soprannominato i membri dei TPLF “iene diurne”.


In Italia, invece, le iene diurne sono quei giornalisti immigrazionisti che negli ultimi 16 anni hanno propagandato l’accoglienza facendo il gioco dei TPLF, i veri artefici della situazione di no pace no guerra che mirava a svuotare l’Eritrea dei suoi giovani. Gli stessi scribacchini di allora sono oggi ospitati nei talkshow per parlare di pace. Proprio loro che hanno scritto centinaia di articoli per impedirne la nascita anzi, contribuendo con le loro menzogne, a disseminare odio. Infatti, questi guerrafondai, invece di applaudire alla pace agognata da due popoli per così troppo tempo, fanno i presenzialisti in tutti i mainstream media iniziando i loro discorsi da avvoltoi con: “Sì, però, andiamoci cauti”, “Va bene la pace ma…” Lo stesso “ma” usato dallo xenofobo “non sono razzista ma…”


Perché hanno così paura della pace? Non voglio sembrare retorico ma credo che sia tutto legato al fenomeno dell’immigrazione.


Questi sono giornalisti immigrazionisti, gente che da decenni campa sulla pelle dei “rifugiati” e che vede nella pace una minaccia alla loro sopravvivenza.


Il giornalista immigrazionista sa che la pace porterà meno eritrei ed etiopici in Europa e sa quindi che la sua attività ha i giorni contati. L’unica sua speranza di sopravvivere è che divampi un nuovo conflitto, il massimo sarebbe una guerra interetnica, alla ruandese, così che si possa ripetere quel famoso esodo di milioni di persone in fuga, stavolta verso il mare nostrum.


È perciò assiomatico: il giornalista immigrazionista è contro la pace.


Per anni hanno falsificato la realtà, fomentato l’odio perché dovevano fare regime change in Eritrea. E ora invece che il regime change c’è stato in Etiopia e i TPLF sono caduti per volontà del popolo, quegli stessi giornalisti faticano ad accettare di aver perso anche la loro guerra.


Per me la pacificazione nel Corno d’Africa non è altro che la celebrazione del funerale del giornalismo immigrazionista.

 

Faccio nomi e cognomi di questi giornalisti immigrazionisti all’arrembaggio. Per esempio, ieri a Radio anch’io1 per parlare della pace tra Etiopia ed Eritrea c’erano: Massimo Alberizzi2, Paolo Lambruschi3 e Vittorio Longhi4 invitati a parlare senza nessun contraddittorio. Visto che ai cittadini eritrei ed etiopici non viene data la possibilità di esprimersi sulla pace nel Corno d’Africa allora chiediamoci chi siano questi esperti a distanza.


Massimo Alberizzi è famoso per le sue fake news. Una fra tutte l’annuncio della morte del presidente eritreo. La sua faziosità si misura andando sul suo sito5 e cercando le parole Eritrea ed Etiopia, scoprirete il suo accanimento contro il più piccolo dei due paesi. Amico intimo del fu Meles Zenawi, ex Primo Ministro etiopico e leader dei TPLF, si occupa delle disgrazie africane ma, nonostante i miei numerosi Tweet per ricordarglielo, non ha mai scritto una riga sugli Oromo uccisi in Etiopia dal Governo. A Radio anch’io dice: “se l’Eritrea non avvia il processo democratico…” Ma da quale pulpito arriva la predica! Iniziasse lui il processo democratico del suo sito dove qualche anno fa mi ha persino negato di commentare i suoi articoli maligni sul mio paese, cancellandoli addirittura e bloccandomi.


Anche il secondo ospite di Radio anch’io Vittorio Longhi mi ha bloccato su Twitter perché non vuole che un vero eritreo dica cose contrarie alle sue. Per parlare di pace si presenta dicendo: “Io mi sento di portare la voce degli eritrei… le persone con le quali sono in contatto in questi giorni confermano le loro preoccupazioni…”


Falso. Nessun cittadino eritreo può essere preoccupato per la pace se non i suoi amici che gestiscono le ONG. Il buon Vittorio, nipote di un colonialista, a 40 anni ha scoperto di avere sangue eritreo nelle vene e l’unico atto d’amore verso il paese natale di sua nonna è stato quello di promuovere ben due petizioni per fermare i soldi che l’UE destinava allo sviluppo dell’Eritrea. Il tutto assieme alla sua ex Laura Boldrini e al suo amico Don Mussie Zerai, indagato dalla procura di Catania per favoreggiamento del traffico di esseri umani.


La terza iena diurna è Paolo Lambruschi che continua a ripetere: “Questa pace non sa da fare!” A Radio anch’io dice: “Con lo scoppio della guerra il presidente Afewerki ha sospeso la costituzione, ha proclamato l’emergenza, il paese è stato militarizzato.” E di grazia, cosa avrebbe fatto l’Italia se avesse subito una dichiarazione di guerra, per esempio, dalla Francia e se di conseguenza fossero morte oltre 100.000 persone da ambo le parti?


La trasmissione RAI di Radio anch’io si chiude con il conduttore che legge il messaggio WhatsApp di un altro giornalista Gennaro Carotenuto: “Ma come facciamo a fare un piano Marshall quando c’è una dittatura terribile. Che fai procuri un regime change come tentarono di fare gli Stati Uniti in Iraq? È molto difficile. Sarebbe un’idea ma chi lo conduce questo governo?”


Se a Radio anch’io, senza vergognarsene neanche un po’, Alberizzi dice dell’Eritrea: “Il regime più duro del mondo assieme a quello Nord Coreano… non lo dico io ma le classifiche internazionali!” su Il Corriere della Sera Michele Farina6 parla di “danza del disgelo” del Presidente eritreo che avrebbe copiato le mosse di Kim in Nord Corea. Un modo elegante di continuare a chiamare l’Eritrea “la Corea del Nord africana”. L’esperto Farina, usando i soliti cliché dei mainstream media, dimostra poca dimestichezza di geopolitica, un vizio questo molto diffuso nel giornalismo italiano dove si scrive senza verificare le fonti ma soprattutto senza nemmeno avere mai visitato l’Eritrea.


C’è chi dice che la pace non durerà a lungo, chi si preoccupa del ritorno a casa dei rifugiati e chi, come San Tommaso, non vuole credere nemmeno alle immagini di EriTv e Etv, rispettivamente emittenti televisive dell’Eritrea e dell’Etiopia, che al meglio delle loro possibilità hanno alternato ai servizi nelle sedi governative le interviste alla gente comune in tigrigna ed amarico. Peccato che gli occidentali per la loro lacuna linguistica non possano riconoscere le sfumature, gli umori ed i sentimenti delle due popolazioni. Per i miscredenti era tutta una recita, una farsa, una messinscena del Governo eritreo che ha costretto la gente ad uscire per strada a festeggiare.


“Qualunque cosa fai ti tirano le pietre” cantava Antoine molto tempo fa. Oggi qualsiasi cosa facciamo noi eritrei non va mai bene, siamo i cattivi della situazione. Se chiediamo giustizia e pace siamo cattivi e se dopo vent’anni la otteniamo e festeggiamo, lo stesso siamo cattivi.

 

Ma voi giornalisti immigrazionisti arrendetevi e lasciateci da soli ad assaporare la pace. Per noi è una cosa nuova, una bellissima sensazione, una gioia immensa e contagiosa. È un dono prezioso.


Guardate piuttosto le immagini delle migliaia di persone gioiose uscite per strada ad Asmara e ad Addis Abeba e abbiate rispetto dei loro sentimenti e delle loro speranze. Fate silenzio e non guastateci la festa! 


Scrittore eritreo, ha pubblicato diversi articoli in italiano poi tradotti in inglese, francese, tedesco e norvegese.



1 Incendi in Grecia. Migranti, piano Ue. Pace Eritrea-Etiopia https://www.raiplayradio.it/audio/2018/07/RADIO-ANCHaposIO-47e59d4e-9348-4318-976f-82643feae709.html

2 Africa: il Colonialismo dei Social Media. Il caso Eritrea http://www.eritreaeritrea.com/attualitagrave/africa-il-colonialismo-dei-social-media-il-caso-eritrea

3 Il cristianissimo l’Avvenire contro la Pace nel Corno d’Africa https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_cristianissimo_lavvenire_contro_la_pace_nel_corno_dafrica/82_24692/

4 Quell’erede del Colonialismo italico http://www.mediacomunitaeritrea.it/george-soros-e-la-sua-tangentopoli-mediatica-in-italia/

5 https://www.africa-express.info/archivio/

 

6 Etiopia-Eritrea, la strana coppia che ridà speranza al Corno d’Africa https://www.corriere.it/esteri/18_luglio_15/03-esteri-t1fdsfaswecorriere-web-sezioni-3c69b39c-87a7-11e8-bfdc-8bbc13b64da8.shtml

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La strategia del riccio di Trump di Giuseppe Masala La strategia del riccio di Trump

La strategia del riccio di Trump

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime di Geraldina Colotti Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti