Alcune domande a Grossi (Aiea) sul nucleare iraniano
Con le ultime dichiarazioni rilasciate nel corso di un'intervista a 'Repubblica' da Rafeal Grossi, Direttore dell'AIEA - l'agenzia per l'energia atomica Onu - siamo letteralmente al paradosso.
Non è il caso di riportarvi tutte le affermazioni, vi basti la sintesi estrema: il Grossi non solo sostiene che l'Iran prosegue "segretamente" la sua attività nucleare, ma allo stesso tempo, per questa ragione si è persa la fiducia in Teheran.
Le dichiarazioni di Grossi sulle attività nucleari segrete dell'Iran non sono una novità, già lo scorso marzo, la diplomazia iraniana protestò contro il diplomatico argentino invitandolo a non "politicizzare" con accuse infondate il dossier nucleare.
In merito alla fiducia, bisognerebbe fare una domanda a Grossi: Perché è l'Iran a dover dimostrare la fiducia quando sono gli Usa ad essere usciti dall'accordo sul nucleare iraniano del 2015, tra l'altro inasprendo le sanzioni e causando gravi problematiche per l'economia iraniana soprattutto in epoca di pandemia da Covid-19? Inoltre, Paesi come Francia e Germania che facevano parte del 5+1 dell'accordo sul nucleare, solo a parole lo hanno rispettato, infatti, temendo ripercussioni con Washington, non hanno dato seguito agli accordi economici frutto dell'intesa del 2015.
Il punto dolente è anche un altro. Perché si parla o meglio dire si denunciano le attività "segrete" dell'Iran, paese che tra l'altro ha sottoscritto il trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, ma si tace su quelle di Israele?
Quando Grossi darà disposizione di un'ispezione nel siti nucleari israeliani?
Non chiediamo nessuno sforzo particolare, solo un minimo di onestà ai media ed ai rappresentanti politici e di governo. Alla fine si tratterebbe solo di confermare un segreto di Pulcinella.
Comunque, l'intervista a Grossi resta emblematica per lo schema propagandistico dei media mainstream, non si tratta solo di omettere e di occultare fatti, ma di porre domande normali.
Ormai, quello che conta, è solo assecondare la narrativa per colpire il nemico di turno di Washington per giustificare le sue guerre mediatiche, economiche e militari.