Argentina: sciopero generale contro il fanatismo economico di Milei

Dai licenziamenti di massa alla crisi sanitaria: il disastro neoliberista

1022
Argentina: sciopero generale contro il fanatismo economico di Milei

Mentre l'Argentina affonda nella crisi sociale più profonda degli ultimi decenni, il governo di Javier Milei persiste nel suo dogmatismo economico, applicando ricette neoliberiste che non fanno che aggravare le disuguaglianze e impoverire milioni di persone. Lo sciopero generale di questo giovedì, promosso dalle principali centrali sindacali, è solo l'ultimo segnale di un paese stremato, che non sopporta più un modello basato sul neoliberismo più crudo e selvaggio, la repressione e il saccheggio dei diritti dei lavoratori.

Contro i più deboli

La Confederación General del Trabajo (CGT) ha denunciato con chiarezza quanto il governo cerca di nascondere: il costo delle politiche di Milei è ricaduto interamente sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati e dei settori popolari, mentre il settore finanziario e le grandi imprese moltiplicano i loro profitti in modo "osceno". Le richieste dei sindacati – aumento delle pensioni, stop ai licenziamenti, maggiori investimenti in salute e istruzione – sono la risposta a un modello che ha già dimostrato il suo fallimento storico.

Eppure, Milei e i suoi seguaci continuano a insistere con lo stesso copione: privatizzazioni, deregolamentazione, tagli allo Stato e repressione del dissenso. Un copione già visto negli anni '90 con Carlos Menem, che lasciò dietro di sé disoccupazione, povertà e una crisi istituzionale senza precedenti. Oggi, come allora, c'è chi paga il prezzo più alto: i pensionati come Ricardo, che con la sua maschera da 'Eternauta' simboleggia non solo la resistenza, ma anche la disperazione di chi sopravvive con una pensione da fame (appena 350.000 pesos, meno di 350 dollari).

I pensionati in prima linea

Quello che colpisce, nelle mobilitazioni di questi mesi, è la presenza massiccia degli anziani, una generazione che ha già vissuto le atrocità della dittatura e le crisi economiche più dure. "Abbiamo la pelle dura", dice Raúl, 72 anni, mentre Julia, 78 anni, aggiunge: "Ormai non abbiamo più paura". Sono loro, i pensionati, a essere diventati il simbolo della resistenza popolare, organizzando marce settimanali e sfidando la repressione.

Le loro storie sono un pugno nello stomaco: c'è chi, come Marta, 80 anni, ha ripreso a lottare per "non sentirsi sola di fronte all'orrore", e chi, come Betty, trova persino una forma di rivincita nello "scappare dalla polizia" durante le proteste. Sono persone che hanno visto crollare il proprio paese due volte – con la dittatura e con il neoliberismo degli anni '90 – e che oggi si ritrovano a dover combattere di nuovo contro lo stesso modello, riproposto con ancora più ferocia.

Governo senza pietà, popolo senza paura

Mentre Milei e il suo ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, continuano a minacciare repressione, le piazze dimostrano che la paura sta iniziando ad albergare tra le fila governative. Le mobilitazioni di massa, l'unità tra sindacati, movimenti sociali e semplici cittadini, stanno mettendo in difficoltà un governo che basa la sua forza solo sulla violenza e sul terrore economico.

La domanda è: fino a quando il fanatismo neoliberista di Milei potrà resistere di fronte a un paese che gli si ribella? La risposta la danno i fatti: ogni manovra di austerità, ogni licenziamento, ogni taglio alla spesa sociale non fa che alimentare la rabbia popolare. E come dimostra la storia, quando la gente smette di avere paura, neppure la repressione più brutale può fermarla.

L'Argentina è di nuovo in piazza, e questa volta non intende arrendersi. Il neoliberismo ha fallito. Milei e i suoi sostenitori farebbero bene a prenderne atto.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Redazione de l'AntiDiplomatico

L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa. Per ogni informazione, richiesta, consiglio e critica: info@lantidiplomatico.it

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

Il dito e la luna del riarmo europeo di Marco Bonsanto Il dito e la luna del riarmo europeo

Il dito e la luna del riarmo europeo

Netflix? No è Wall Street, bellezza! di Loretta Napoleoni Netflix? No è Wall Street, bellezza!

Netflix? No è Wall Street, bellezza!

L'Opzione Sansone di Donald Trump di Giuseppe Masala L'Opzione Sansone di Donald Trump

L'Opzione Sansone di Donald Trump

Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio   Una finestra aperta Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio

Missione spaziale: cooperazione e apertura cinese nello spazio

Basta che se ne parli di Francesco Erspamer  Basta che se ne parli

Basta che se ne parli

Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti di Geraldina Colotti Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti

Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Cosa è andato a fare il secondogenito di re Carlo in Ucraina? di Marinella Mondaini Cosa è andato a fare il secondogenito di re Carlo in Ucraina?

Cosa è andato a fare il secondogenito di re Carlo in Ucraina?

I dazi e il capitalismo deglobalizzato di Giuseppe Giannini I dazi e il capitalismo deglobalizzato

I dazi e il capitalismo deglobalizzato

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti