Che cosa ha deciso l'Eurogruppo ieri?
di Thomas Fazi
LO SPIEGHINO: COSA HA DECISO IERI L’EUROGRUPPO?
Letteralmente nulla. Nel senso che si è limitato a ribadire che gli unici strumenti che la UE metterà in campo per sostenere gli Stati membri sono tutti strumenti che esistono già:
- il MES a “condizionalità limitate” (una bufala in quanto le condizioni possono essere riviste in qualunque momento dai creditori, come ho già spiegato qui:
- la Banca europea per gli investimenti (BEI), che aprirà delle linee di credito per le imprese, non per gli Stati, nulla che faccia la differenza nel breve;
- il cosiddetto fondo “anti-disoccupazione” SURE della Commissione europea per aiutare i paesi europei a sostenere (attraverso dei prestiti) i costi della cassa integrazione, che in teoria dovrebbe avere una dotazione «fino a 100 miliardi» ma nei fatti dipende dall’ammontare delle garanzie che gli Stati metteranno a disposizione, su base totalmente volontaria, e che dunque si rivelerà probabilmente l’ennesimo pistolotto ad acqua travestito da bazooka;
- e un Fondo che dovrebbe mobilitare – rullo di tamburi – 2,7 (due virgola sette) miliardi euro del budget europeo (lo 0,03 per cento del PIL europeo), talmente ridicolo da non meritare alcun commento.
Nessuna menzione nel documento finale dell’Eurogruppo (consultabile qui) di euro-corona-bond o altre amenità simili, come era facilmente prevedibile (che comunque non sarebbero assolutamente risolutivi, anzi, vedasi qui).
In breve, sulla stampa di regime leggerete che l’Europa ha messo sul tavolo 500 miliardi. Non è così: ci sono i 400 miliardi del MES più quello che riuscirà a racimolare il SURE. Punto.
Come avevo previsto nell’articolo sul MES di cui sopra, insomma, è passata in toto la linea franco-tedesca già decisa dai due paesi diversi giorni fa (come si può evincere da questo articolo del 3 aprile).
Come scrivevo: «Siamo di fronte a uno scontro tutto interno alle élite europee, che con ogni probabilità, comunque, si risolverà ancora una volta a favore della diarchia franco-tedesca, nella misura in cui le borghesie “vendidore” dei paesi del sud, per quanto vacillanti nel loro fervore europeista, non paiono ancora pronte a contemplare una fuoriuscita dalla moneta unica. E dunque finiranno per capitolare».
Certo, il documento dell’Eurogruppo oggi deve essere sottoscritto dal Consiglio europeo e dunque dai singoli capi di Stato, e Conte in teoria potrebbe far saltare l’accordo, ma è estremamente improbabile, non solo perché non servirebbe a nulla ma perché rappresenterebbe uno strappo enorme nei confronti di Gualtieri che non potrebbe che risolversi con le dimissioni di uno dei due, aprendo una possibile crisi di governo.
Certo, la decisione di ieri non vuol dire che l’Italia sia costretta a sottoscrivere un prestito del MES. Ma l’unico veicolo da cui nel breve potrà arrivare qualche spicciolo dall’Europa è quello. Dunque all’Italia per trovare le risorse di cui ha disperatamente bisogno l’economia non rimane altra opzione che finanziarsi sui mercati confidando nella copertura temporanea della BCE. Ma che l’unica opzione realistica per reperire le risorse necessarie fosse quella era chiaro fin dall’inizio anche a mia figlia di due anni.
E allora perché, in una situazione in cui ogni giorno che passa può fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di cittadini e di aziende, il governo ha sprecato ben due settimane mandando ridicole letterine ed ultimatum all’Europa elemosinando misure oltre che non risolutive assolutamente irrealistiche?