Colombia, incredibile autocensura di Repubblica nel giorno della libertà di stampa

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Colombia, incredibile autocensura di Repubblica nel giorno della libertà di stampa

La Colombia arde da giorni. Sindacati, partiti, lavoratori, cittadini comuni si sono riversate nelle piazza delle pirncipali città del paese per fermare un progetto di riforma tributaria avanzato dal presidente Duque volto a colpire classe media e ceti meno abbienti. 

La risposta del regime è stata brutale: repressione, arresti di massa, violenza indiscriminata contro i manifestanti. Gli squadroni anti-sommossa hanno compiuto numerosi attacchi contro la popolazione in protesta. I morti sarebbero almeno 14 mentre i feriti diverse decine. Ma le informazioni non sono ancora aggiornate. 

In risposta alle proteste popolari, il regime spaventato ha decretato la militarizzazione del paese. In strada per spegnere e continuare a reprimere le proteste ci saranno anche le forze armate. Duque ha deciso di invocare la cosiddetta ‘assistenza militare’. Il presidente ha anche fatto un passo indietro annunciando cambiamenti nel progetto di riforma che possano andare incontro alle richieste provenienti dai settori popolari in agitazione. 

Ci si sarebbe quindi aspettati una particolare attenzione dei media mainstream italici sulla situazione esplosiva in Colombia. Alla luce anche della copertura data agli accadimenti nel vicino Venezuela. Ma la Colombia è uno stretto alleato di Stati Uniti e NATO quindi tutte le nefandezze vengono coperte. 

I media mainstream avrebbero potuto indagare le motivazioni profonde che hanno portato all’ennesimo scoppio di rabbia popolare in Colombia, raccontare all’opinione pubblica italiana che la Colombia è uno dei paesi più diseguali del mondo. Lacerato da decenni da un conflitto armato. Un paese dove ci sono sacche di povertà incredibili. Un paese dove ogni anno perdono la vita a centinaia per il solo fatto di essere militanti per la difesa dei diritti umani. 

La Colombia è il primo paese al mondo per produzione di cocaina, strettamente collegato al maggior consumatore al mondo di tale sostanza stupefacente: gli Stati Uniti. 

Proprio oggi il quotidiano ‘la Repubblica’ si occupa di Colombia con un’intervista a Claudia Blum, ministro degli Esteri di Bogotà. 

L’intervista si apre con questa dichiarazione: «La comunità internazionale aumenti la pressione diplomatica per ottenere che finisca la dittatura e si faccia giustizia di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani attribuite al regime di Maduro». 

Sembra incredibile ma è proprio così. L’intervento della dirigente colombiana è tutto incentrato sul Venezuela. Mentre la Colombia è sconvolta dall’ennesima ondata di proteste, repressa con inaudita violenza dal regime neoliberista di Duque, a Repubblica decidono di parlare di Venezuela e della questione migranti. 

Trattando anche male l’argomento perché affrontare il tema della migrazione dal Venezuela senza nemmeno citare il blocco economico deciso dagli Stati Uniti contro Caracas, per strangolare la sua economia e far collassare il paese, l’analisi della situazione risulta quantomeno monca e fallace. Senza le sanzioni e l’economia ridotta ai minimi termini non ci sarebbe nessuna migrazione di venezuelani. Come accadeva in passato, sarebbe Caracas ad accogliere persone in fuga dalle miserie del neoliberismo reale. 

Per rendere l’idea dell’impatto delle sanzioni sul Venezuela, è utile ricordare le parole di Maduro al giornalista Ramonet il 1 gennaio di quest’anno: «Siamo nel mezzo di un’economia di resistenza, un’economia di guerra. Siamo passati da un reddito di 56 miliardi di dollari nel 2013 a meno di 500 milioni di dollari nel 2020. Che ognuno tragga le proprie conclusioni. Eppure abbiamo mantenuto lo Stato sociale come dettato dalla nostra Costituzione».

E’ poi giornalisticamente incomprensibile il fatto che in giornate segnate da forti scontri, morti e repressione in Colombia, Repubblica non avanzi nemmeno una domanda in merito alla ministra Blum. Eppure il quotidiano si è sempre dichiarato dalla parte dei diritti umani, lì dove sono calpestati. In paesi come la Russia, il Venezuela, la Cina, la Corea del Nord, l’Iran, Cuba. E la lista potrebbe continuare. Insomma, Repubblica si preoccupa dei diritti umani solo in determinati paesi, che guarda caso sono quelli che si oppongono all’imperialismo statunitense. Così facendo, nella giornata internazionale per la libertà di stampa, ci ricorda che per Repubblica e i media mainstream occidentali non esiste. Essi sono dei meri strumenti nella guerra unilaterale dichiarata dagli Stati Uniti al nuovo ordine multipolare.  

Quindi l’obiettivo è proprio questo: creare l’ennesima cortina fumogena. Mentre il regime di Duque annaspa e la protesta popolare non accenna a fermarsi, bisogna parlare di Venezuela. Un tema dove l’opinione pubblica ha un’idea distorta della situazione sul campo perché la disinformazione è martellante e a reti unificate.  

 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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